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Dj Fabo è morto in Svizzera: le ultime ore prima della fine

Il deejay è stato sottoposto al fine vita grazie all'aiuto di Marco Cappato che ne ha annunciato la morte

Dalla strada che porta a Pfaffikon, in Svizzera, è possibile ammirare un lago nelle cui acque si specchiano alberi e case. Un paesaggio che Dj Fabo, cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale nell'estate del 2014, non poteva più vedere.

Provava solo un dolore insopportabile. E per questo Fabiano Antoniani, 40 anni compiuti da poco, ha deciso di morire.

Ha scelto il suicidio assistito nella piccola struttura della Dignitas, in Svizzera, un fabbricato rivestito di acciaio azzurro, coperto da una siepe e dall'anonimato, nascosto nella zona industriale di Pfaffikon, a circa 25 chilometri da Zurigo.

Cinque ore di macchina, poi la stanza della clinica.

La visita medica che avrebbe dovuto dare il via libera all'intervento, una colazione leggera. L'ultima richiesta dell'infermiera: "È sicuro di quello che sta per fare?".

Il suo corpo è ancora all'interno della Dignitas, per il suo rientro in Italia potrebbero servire fino a 48 ore per espletare le procedure amministrative previste dalla legge svizzera.

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Fabiano è morto alle 11,40 con accanto chi amava: la sua fidanzata Valeria, la madre e tre amici. E' stato lui stesso a schiacciare il pulsante che ha permesso al farmaco che ha fermato il suo cuore di arrivare in vena. Non riuscire a morderlo: era la sua sola preoccupazione prima della partenza. Tecnicamente si tratterebbe quindi di un suicidio assistito.

Ad aiutarlo è stata l'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato lo ha accompagnato in Svizzera, pronto ad autodenunciarsi domani stesso alle autorità italiane.

Lo stesso Cappato, da una stanza vicino a quella di Fabo, ha dato l'annuncio su Twitter: "Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo". "Fabo è libero, la politica ha perso, deve capire che il vuoto normativo porta all'illegalità".

"Lo Stato obbliga a emigrare" per poterci "liberare da una tortura insopportabile e infinita" ha detto Fabiano Antoniani, noto come DJ Fabo, cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente d'auto tre anni fa, nell'ultimo appello fatto due giorni fa, prima del suo viaggio di oggi in Svizzera per "poter morire".

Tutti messaggi per DJ Fabio, anche sul suo profilo social, di saluto, affetto, commozione, tristezza, "auguri di buon viaggio". Ma anche critiche allo "Stato sordo". A questi sono aggiunti però anche gli appelli come quelli di Dj Aniceto, "per favore vivi", e di Matteo Nassigh, 19 anni, disabile gravissimo dalla nascita, pubblicato stamani sull'Avvenire: "non chiedere di morire, noi non possiamo correre ma siamo pensiero, e il pensiero migliora il mondo".

In un video-appello del mese scorso "Fabo per vivere #LiberiFinoAllaFine", Antoniani, che si era rivolto all'Associazione Luca Coscioni per arrivare "al cuore della politica", spiegava di "non essere depresso e di mantenere tutt'ora il senso dell'ironia", ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: "immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni".

Non è noto in quale clinica svizzera si sia recato Dj Fabio, ma nella confederazione elvetica organizzazioni quali Exit et Dignitas forniscono un'assistenza al suicidio nel quadro previsto da un articolo del Codice penale in virtù del quale l'assistenza al suicidio non è punibile se non vi sono "motivi egoistici". Cappato in un video sul suo profilo Facebook ha spiegato di essere "in Svizzera con Fabiano Antoniani" per dargli assistenza. "Un tipo di aiuto e di assistenza - ha sottolineato - che dovrebbe essere riconosciuta a tutti i cittadini ovunque invece di condannare e costringere persone a questa sorta di esilio della morte che ritengo debba essere al più presto superato".

Anche Beppino Englaro, padre di Eluana e protagonista di una lunga battaglia per il diritto all'autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà, sostiene che "l'eutanasia è una questione che tutte le nazioni civili devono affrontare, con la quale prima o poi ogni paese deve fare i conti e anche il nostro Parlamento deve dare delle risposte". Alberto Gambino, giurista cattolico e presidente dell'associazione Scienza & Vita, vicina alla Cei, dal canto suo ha però invitato a distinguere tra la vicenda di DJ Fabo, "che merita pietà" e "lascia senza parole", e la proposta di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento: "è strumentale fare come i Radicali, che legano le due cose per chiedere l'approvazione veloce della legge in Italia".

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