Yara Gambirasio
ANSA / GIAMPAOLO MAGNI
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Yara, quattro anni dopo si cerca ancora la verità

Era il 26 novembre 2010 quando la tredicenne di Brembate scomparve

Quattro anni di dolore vissuto nel riserbo, bel lontano dai riflettori. Maura e Fulvio Gambirasio, con i loro figli, da quel 26 novembre del 2010, quando la figlia tredicenne Yara scomparve dalla palestra di Brembate di Sopra hanno vissuto per tre mesi l'angoscia di non sapere nulla di lei, fino a tre mesi dopo, quando per loro venne meno anche la speranza e Yara fu trovata uccisa, in un campo di Chignolo d'Isola, a pochi chilometri di distanza.


"Il rancore, l'odio sono sentimenti sconosciuti alla famiglia Gambirasio - spiega il loro legale, Enrico Pelillo - vivono nel silenzio il loro dolore e sperano che prima o poi si arrivi alla verità". Tre anni e mezzo vissuti senza novità sul fronte delle indagini, dopo l'arresto, alcuni giorni dopo la scomparsa di Yara, del marocchino Mohamed Fikri, poi risultato estraneo.

Fino al 16 giugno scorso, quando gli investigatori, dopo mesi di prelievi di campioni di Dna e di analisi, hanno raggiunto la convinzione che il Dna di Ignoto 1, figlio illegittimo dell'autista di autobus Giuseppe Guerinoni, era lo stesso di Massimo Bossetti: 44 anni, muratore, sposato, padre di tre figli, residente a Mapello, paese vicino a Brembate.

Da quel giorno, anche la sua famiglia è sprofondata nell'incubo. Sua moglie, Marita, lo ha difeso a spada tratta: "Non può essere stato lui". A lei si aggiungono la madre e i due fratelli di Bossetti "Sin da subito hanno espresso una totale vicinanza al dolore della famiglia Gambirasio - spiega il loro avvocato, Benedetto Maria Bonomo -, colpita da questo dramma". Al contempo, "sperano che la giustizia dimostri che non è stato Massimo, perché sono convinti che sia impossibile che un delitto così crudele possa essere stato commesso da lui che è stato per tutta la vita di una assoluta mitezza".

E la convinzione dei famigliari, a questo proposito, "è granitica e non ha mai avuto tentennamenti", spiega l'avvocato. Nel paese diYara oggi di Bossetti colpevole o innocente si parla a fatica: "È Yara che vogliamo ricordare oggi. E ci pensiamo tutti i giorni". Accade nella chiesa parrocchiale che i genitori di Yara, profondamente religiosi, continuano a frequentare, nella palestra da cui la ragazzina scomparve dopo aver portato un registratore, per conto della sorella. Più che a Bossetti, sul quale il giudizio rimane sospeso, a Brembate si pensa ai suoi figli e a sua moglie: "Soffrono anche loro, Allo stesso modo dei Gambirasio. Speriamo solo che la verità arrivi, prima o poi".

Yara, quattro anni di misteri

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