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ANSA/ANGELO CARCONI
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Whistleblowing: quando è il collega a denunciare i corrotti

In diversi paesi, fra cui l'Italia, ci sono procedure per proteggere chi segnala illeciti nel proprio ufficio. Ecco come funziona il servizio dell'Anac

"Whistleblowing" è il nome che nei paesi di lingua inglese si è dato a uno dei meccanismi potenzialmente più efficaci di lotta alla corruzione: la denuncia dei comportamenti illeciti da parte dei dipendenti di amministrazioni, pubbliche o private, che nella maggior parte dei casi sono i colleghi dei corrotti.

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La traduzione letterale italiana è "soffiare nel fischietto", nel senso di lanciare l’allarme su un comportamento potenzialmente illecito, cosa che richiede procedure specifiche sia per rendere la segnalazione efficace sia per mettere il suo autore, il "whistleblower", al riparo dal rischio di ritorsioni. In italiano non è stato coniato un termine di uguale significato e quindi si usa correntemente quello inglese.

Il whistleblowing è stato comunque previsto anche da noi con la legge anticorruzione del 6 novembre 2012. Da allora ogni amministrazione pubblica è tenuta a dotarsi di uno strumento che consenta tali segnalazioni da parte dei dipendenti e nel 2014 l’Autorità nazionale anticorruzione è divenuta destinataria potenziale anche delle segnalazioni dei dipendenti di altre amministrazioni. In altre parole, indipendentemente dal fatto che la sua amministrazione abbia istituito un ufficio per il whistleblowing (diverse non lo hanno fatto), qualunque dipendente pubblico (o qualunque soggetto provato in relazione con un ufficio pubblico) può inviare la sua denuncia all’apposito indirizzo emali dell’Anac. Al 31 maggio 2016 l’Autorità anticorruzione ne aveva ricevute in tutto 299, di cui meno del 10 per cento da privati e poco meno della metà dalle regioni del Sud.

"Uno dei punti cardine di tutta la procedura" spiega a Panorama Nicoletta Parisi, consigliere dell’Anac "è quello della protezione della riservatezza delle generalità del dipendente da cui parte la segnalazione, espressamente richiesta dalla legge Severino". Per tutelarla nel migliore dei modi dovrebbe entrare in funzione a luglio un sistema di crittografia in grado di dissociare la descrizione dei fatti segnalati dal nome dell’autore della segnalazione, in modo da renderlo inaccessibile anche ai funzionari che si occupano della pratica all’interno dell’Anac.

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Stefano Caviglia