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Violenza sulle donne: i numeri di un fenomeno senza fine

Gessica e Ylenia sono le prime vittime del 2017. Ecco cifre, dati e fondi stanziati dal Governo per combatterlo

Lo scenario è drammatico: dal 2006 al 2016 le donne uccise in Italia sono state 1.740 e di queste 1.251 (il 71,9%) in famiglia, 846 (il 67,6%) all'interno della coppia, 224 (il 26,5%) per mano di un ex compagno, fidanzato o marito.

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Solamente nel 2016 sono state 120 le donne morte strangolate, accoltellate, bruciate. Nonostante il dati dell’Istat registrino un leggero calo del 3,3 per cento dei femminicidi, in Italia, il numero dei delitti nei confronti delle donne rimane sempre elevatissimo.

In questo dato sconcertante, infatti, non sono ricomprese le violenze, lo stalking o i tentativi di omicidio come nel caso di Ylenia, 22 anni di Messina, cosparsa solo il 9 gennaio scorso di benzina e data alle fiamme, viva solo grazie all’intervento di una vicina di casa. O casi come quello dell’ex miss Romagna, Gessica Notaro, 28 anni, sfregiata martedì scorso con l’acido dal suo ex compagno originario di Capo Verde.

Il movente nella maggior parte dei casi è passionale, solo nel 20% dei femminicidi è dettato da liti o dissapori.

Al Nord il triste primato di morte

Ma qualunque sia il movente, davanti a questa lunga ed impressionante scia di sangue, non ha molto importanza. Così come non sono rilevanti le modalità con le quali queste donne, madri, mogli a volte anche nonne, sono state barbaramente uccise. Lo scorso anno, il 53,4% dei femminicidi ovvero 62 donne uccise, si è registrato al Nord e di questi il 75,9% in ambito familiare. Il 26,7% dei casi si è registrato al Sud, al centro il 19,8%. L'età media delle vittime è di 50,8 anni.

Tra queste, come ci ha mostrato e continua a mostrarci la cronaca, la maggior parte sono giovani mamme.

Gli orfani: le vittime dimenticate
L’altro sconcertante dato che si lega indissolubilmente ai femminicidi, è quello degli orfani: bambini spesso ancora minorenni che si ritrovano senza madre e, a volte, con un padre in carcere.

Negli ultimi 15 anni il numero dei bambini che hanno perso la madre per colpa del padre (o del compagno) assassino, è salito fino a quota 1.628.

Sono loro, le "vittime secondarie" di cui poco si parla ma sulle quali ricade veramente tutta la violenza di questi uomini "malati".
Adesso finalmente c'è una proposta di legge per tutelarli. Proprio come per le altre vittime di reati gravi ad esempio la mafia o il terrorismo, anche per loro si è pensato all’istituzione di un fondo per le vittime di femminicidio.
Solo nel 2015 sono stati 118 in più rispetto all'anno prima.

Stanziati 5 milioni di euro
Intanto, alle donne vittime di violenza e ai loro figli saranno destinati 5 milioni annui nel triennio 2017-2019 in base ad un emendamento alla legge di bilancio approvato in Commissione alla Camera. Le risorse, infatti, andranno al piano antiviolenza, ai servizi territoriali, ai centri antiviolenza e ai servizi di assistenza alle donne.

Lo stalking: oltre 3 milioni di vittime
Nel 16,7% dei casi, il femminicidio è stato preceduto da "violenze note", tra cui anche lo stalking. E anche qui i dati sono sconvolgenti: 3 milioni e 466 mila in Italia, secondo l'Istat, sono le donne che nell'arco della propria vita hanno subito stalking, ovvero atti persecutori da parte di qualcuno.

Il 16% delle donne ha tra i 16 e i 70 anni e di queste, 2 milioni e 151 mila sono vittime di comportamenti persecutori dell'ex partner ma quasi 8 su 10 non si è rivolta ad alcuna istituzione, non ha cercato aiuto e non ha mai denunciato il partner.

Una violenza 'senza fine'
Rimangono fuori dal conteggio delle vittime tutte quelle donne che pur sopravvivendo alla violenza portano addosso i segni evidenti di essa, come Lucia Annibali sfregiata dall’acido.

Un centro per uomini violenti
Se da una parte si registra una leggera diminuzione dei femminicidi, dall’altra si segnala un dato (forse) incoraggiante: l'aumento delle richieste di aiuto da parte di uomini violenti. Presso il Cam di Firenze, Centro Ascolto Uomini Maltrattanti, si è avuto un incremento importantissimo di richieste di aiuto ovvero da 9 nel 2009 a 85 nel 2015. Nel 2016, solo nei primi nove mesi dell’anno, i casi erano 66.

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Nadia Francalacci