Terrorismo: qual è il ruolo degli 007 privati?
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Terrorismo: qual è il ruolo degli 007 privati?

Ecco come e quando gli investigatori privati possono essere importanti nella lotta al terrorismo. L'intervista a Vittorio Di Santo

I carabinieri del Ros di Padova sono sulle tracce di uno slavo. Secondo gli investigatori sarebbe sospettato di essere uno degli addestratori che si trovano in Italia per nuovi adepti votati a sostenere la causa dell'Isis. Lo straniero avrebbe vissuto nella provincia di Belluno fino ad un anno e mezzo fa e avrebbe istruito il bosniaco Ismar Mesinovic e il macedone Munifer Kalamaresky, rispettivamente residenti a Longarone e a Chies d'Alpago ed entrambi morti in Siria per l'Isis.

L'attenzione degli investigatori è concentrata a cercare altri possibili reclutatori che risiedono sul nostro territorio. Tra i vari nominati spunta anche quello di una musulmana di origini balcaniche e altri soggetti legati allo slavo Bilal Bosnic, 41 anni, il predicatore islamico indagato dalla procura di Venezia per reclutamento di combattenti jihadisti, arrestato con altre 14 persone in Bosnia lo scorso settembre.

Ma nel controllo capillare del territorio quanto possono essere importanti gli 007 privati? Negli ultimi anni c’è stata un’evoluzione del ruolo degli investigatori privati che da affari di cuore e ‘infedeltà’ sono passati ad occuparsi di aziende, assenteismo, spionaggio industriale. E negli accertamenti su soggetti partecipano alle gare di appalto con importanti multinazionali, alcune agenzie di investigazione si sono imbattute anche in soggetti vicini ai terroristi ovvero sospettati di finanziare le cellule di al Qaeda.

L’allerta terrorismo, oggi, non è solo rivolto ai monumenti, luoghi di culto e di aggregazione ma anche le grandi multinazionali italiane.

Vittorio Di Santo, Presidente dell’agenzia investigativa Eurodetective, molti 007 privati si occupano della sicurezza di importanti multinazionali. In che modo un investigatore privato può proteggere un’azienda da eventuali attacchi terroristici?
Deve effettuare un lavoro di prevenzione. Deve individuare i potenziali pericoli presenti sul territorio e segnalarli immediatamente alla forze di polizia.

In sostanza si tratta di un lavoro di intelligence…
Sì, di monitoraggio di situazioni o soggetti che potrebbero in qualche modo avvicinarsi all’azienda per conoscerne le vie di accesso, ad esempio, o comunque intenzionati ad accedere a dati o informazioni considerate ‘sensibili’. Se l’investigatore privato nello svolgere il suo compito viene a conoscenza diretta di situazioni di pericolo è obbligato, come polizia sussidiaria, ad informare carabinieri o polizia.

Ma, ad oggi, esiste una forma di collaborazione diretta tra investigatori privati e forze di polizia impegnate nei servizi antiterrorismo?
Beh, non vi è attualmente un’attività di contatto ufficiale perché affinché questo possa accadere occorre attendere che il Ministero dell’Interno attivi una serie di corsi di formazione e ufficializzi questo tipo di rapporto. Resta fermo il fatto che vi sono molte agenzie investigative che collaborano con l’autorità giudiziaria e comunicano dati o informazioni che reputano essere utili ai fini di indagini antiterrorismo

Quindi, quanto può risultare importante il ruolo degli 007 privati nella lotta al terrorismo?
Credo moltissimo perché siamo presenti in modo capillare sul territorio e talvolta anche svolgendo attività di investigazioni che nulla hanno a che vedere con il terrorismo possiamo imbatterci in dati o informazioni o anche soggetti che possono essere un vero pericolo per la sicurezza nazionale.

Secondo lei le intercettazioni di telefoni, tablet e pc, possono essere utili per una corretta attività di prevenzione del terrorismo?
Sì, sono fondamentali come lo sono lo studio e l’analisi delle fonti aperte. Ma credo che sia altrettanto importante potenziare le fonti presenti sul territorio e infiltrare uomini all’interno di organizzazioni. Ma per fare questo l’Italia dovrebbe aumentare la tutela delle proprie fonti. Invece, in questi ultimi anni, si è assistito proprio ad una diminuzione di queste garanzie e tutele nei confronti di chi rischia la vita per dare informazioni a salvaguardia della sicurezza del nostro Stato.

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Nadia Francalacci