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Terrorismo: l'allarme di Bankitalia sui conti sospetti

I vertici della banca centrale hanno rilevato anomali trasferimenti su deposti in istituti italiani. Così si finanzia il terrorismo in Europa

Bankitalia lancia l'allarme. A quasi quattro anni dall’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo, i vertici della nostra banca centrale richiamano l’attenzione sui conti correnti e depositi presso gli istituti di credito italiani che poterebbero essere utilizzati per finanziare il terrorismo.

"Massima attenzione - spiega Bankitalia in una comunicazione di quest'anno – dovrà essere rivolta all'operatività di soggetti collegati a persone coinvolte in procedimenti o indagini per fatti di terrorismo da vincoli di parentela, affinità, convivenza o da altre connessioni note... Specifico rilievo può assumere l'improvvisa riattivazione da parte del cliente di rapporti finanziari a lungo mantenuti inattivi - prosegue - soprattutto se realizzata tramite operatività in contante, in particolare in dollari o altra valuta estera, o mediante trasferimenti di fondi, anche con modalità "online", oppure in presenza di elementi che possano ricollegare tali trasferimenti a paesi o aree a rischio geografico".

Monitoraggio dei prelievi bancomat

I vertici della Banca di Italia e della Uif, l’Unità di informazione finanziaria, si riferiscono in particolare al pericolo della riattivazione di carte di pagamento o della richiesta di nuove carte, specie se utilizzate per prelevamenti di contante presso sportelli automatici.

Ma se si temono operazioni “ponte” tra il nostro Paese e la Siria e l’Iraq (e viceversa) vuol dire che vi sono stati, negli anni passati, dei depositi “sospetti” di denaro ovviamente preoccupanti, in quanto non è certo una novità che i gruppi terroristici posizionino denaro in conti correnti in aere geografiche “strategiche”, ovvero, in luoghi vicini agli obiettivi di attentati, di guerre oppure di radicalizzazione.

Come non suscita sorpresa che attraverso il controllo del flusso di denaro sia possibile ricostruire non solo i finanziamenti al terrorismo ma anche l’ubicazione di cellule estremistiche. E viceversa.

Com'è avvenuto il finanziamento al terrorismo in Europa

Così è accaduto negli Anni ‘90 per la guerra nei Balcani, luogo che oggi è considerato il maggior bacino di “terroristi”, pronti a colpire gli "infedeli" occidentali.

Furono, infatti, le modalità di finanziamento del fondamentalismo islamico nei Balcani attuate durante la guerra a determinare l’attuale stato di pericolosità dell’area e il suo ruolo strategico sia nell’addestramento dei foreing fighters che nel transito di quest’ultimi da e verso l’Europa.

Nel 1993, fu effettuato un ingente deposito di denaro presso una banca di Vienna, sul conto di un’associazione internazionale a sostegno dei musulmani bosniaci, da parte di Ayma al- Zawahiri, numero due di al-Qaeda. Quest’ultimo, utilizzò il nome falso di Muhammad Ibrahim e si qualificò come operatore umanitario.

Al-Zawahiri, nella veste di operatore umanitario, utilizzando i soldi depositati in Austria, controllava il flusso degli aiuti finanziari ai mujaheddin, verificava la diffusione dell’islamismo radicale, cercava di favorire i trasferimenti dei volontari islamici dal Pakistan, dall’Afghanistan e dai Paesi Arabi e di garantire i viaggi dei cittadini bosniaci per i corsi di addestramento terroristico in Pakistan, Afghanistan e Iran. 

Sicuramente, anche per gli attentati in Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna sono stati utilizzati soldi già presenti in depositi bancari europei.      

Ad esempio, tra il 2010 e il  2012, un imprenditore siriano operativo nel settore immobiliare e finanziario, ha depositato presso una finanziaria di un Paese europeo, oltre 150 milioni di dollari. L’uomo era conosciuto per appoggiare il terrorismo islamico di al Qaeda.

E se questo fondo, in questi anni, fosse stato “frammentato” e spalmato in altre finanziarie o banche anche italiane?

Cosa chiede Bankitalia

La comunicazione da parte di Bankitalia datata 2017 chiede di monitorare le “causali del tutto generiche o poco chiare collegate a versamenti o prelevamenti di contante che presentano elementi soggettivi di rischio. Vanno inoltre approfondite - conclude la comunicazione - le operazioni ricorrenti di ricarica di carte prepagate ricevute o eseguite con trasferimenti effettuati da o verso Siria e Iraq, soprattutto se seguite da prelievi in contante. Più in generale si rilevano contestuali e intense operazioni di accredito e addebito effettuate con carte di pagamento e non adeguatamente giustificate".

Speriamo che la comunicazione, possa essere efficace ai fini di un blocco di flusso di denaro a favore dei terroristi.

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Nadia Francalacci