Terremoto: il dramma dei malati di Alzheimer
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Terremoto: il dramma dei malati di Alzheimer

Le case e i ricordi privati alle persone affette dal morbo. L'emergenza del Centro Italia raccontata da uno psicologo

Per chi soffre di demenza tutto si amplifica e si complica: la memoria non ha più coordinate e la devastazione del terremoto spazza via anche le ultime cose nelle quali ci si può riconoscere.

IlCentro Italia, ormai da quasi un anno, vive un'emergenza nell'emergenza: quella dei malati di Alzheimer che, con la distruzione delle proprie abitazioni, hanno smarrito anche quel poco di identità e di memoria delle cose che gli restava.

I malati di demenza senile
Solo nella provincia di Macerata, colpita dal sisma del 24 agosto e poi flagellata da quello del 26 e 30 ottobre 2016, sono oltre 400 i malati interessati che erano residenti nei dodici comuni più colpiti e dove ben un terzo dei 15 mila abitanti ha oltre 65 anni.

Ma quali possono essere i riflessi post terremoto su questi soggetti già fragili?
“I malati di Alzheimer come del resto tutte le persone che si trovano in situazione di fragilità, subiscono enormemente l'impatto derivante dal trauma del terremoto - spiega a Panorama.it, lo psicologo Roberto Ferri, Presidente Nazionale SIPEM SoS Federazione (Società Italiana di psicologia dell'emergenza) e Presidente della Sezione Regionale Marche della Sipem - i malati di Alzheimer conservano pochissimi punti di riferimento: uno di questi è la casa nella quale vivono e le persone che si prendono cura di loro.

La perdita della casa, quindi, toglie uno dei pochi, se non l'unico punto di riferimento per il malato; la perdita dell'abitazione viene vista come una perdita emotiva non rimarginabile.

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Roberto Ferri è uno psicologo volontario intervenuto per il supporto psicologico in occasione del terremoto nelle Marche e Umbria del 1998, del sisma 2009 dell'Aquila e quello del 2012 in Emilia, dell'alluvione del 2014 a Senigallia e, ovviamente anche negli ultimi terremoti che hanno colpito il Centro Italia.

“Gli anziani fanno sempre più fatica ad abbandonare le loro case e i loro territori: il loro desiderio è quello di morire in casa là dove hanno vissuto per tanti anni. Anche per questo motivo, possono aumentare in questi casi sintomi quali agitazione psicomotoria, depressione, deliri eccetera - prosegue Ferri - se poi si aggiunge anche il fatto che molte badanti che accudivano l'anziano, a causa delle scosse, sono fuggite allontanandosi dal territorio colpito, è chiaro che per l'anziano affetto da Alzehimer non esistono più coordinate in cui riconoscersi”.

Come possono essere aiutati
Come, se è possibile, aiutare questi malati e più in generale i soggetti affetti da demenze?
E' chiaro che nell'immediatezza dell'evento sismico la priorità è la messa in sicurezza della popolazione colpita dall'evento per cui, esclusi i casi di soggetti che abbiano bisogno di una ospedalizzazione o di cure specifiche, l'anziano viene portato in strutture di prima accoglienza (tende e poi, eventualmente, alberghi). Successivamente l'aiuto concreto che si può dare a questi malati consiste principalmente nell'aiutare la comunità nei quali sono inseriti e, nello specifico, i familiari degli stessi.

Poi conclude: “Attualmente grazie anche all'attività di numerose associazioni che si occupano della problematica in oggetto, sono operative alcune strutture, i cosiddetti hotel per Alzheimer che altro non sono che strutture che accudiscono gli anziani anche con lieve demenza senile e dove non sono richiesti standard di assistenza quali quelli erogati dalle RSA e che forniscono un concreto aiuto a tutti gli anziani con problematiche di questo tipo e che sono state sfollate nelle strutture alberghiere senza specifico controllo e assistenza”.

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Le testimonianze
Il problema sarà affrontato il prossimo 15 e 16 giugno a Pistoia al Convegno nazionale sui Centri Diurni. In particolare, attraverso le esperienze dirette di esperti, saranno ripercorsi attimi drammatici e solitudini disperate di famiglie terremotate angosciate dalla precarietà, già quando nella normalità avevano difficoltà a gestire i propri infermi.

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Nadia Francalacci