Strage di Tunisi, Touil: "Sono sempre rimasto in Italia"
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Strage di Tunisi, Touil: "Sono sempre rimasto in Italia"

SI è conclusa la prima udienza per l'eventuale estradizione del 22enne marocchino accusato di terrorismo internazionale

"Da febbraio, quando sono arrivato, sono sempre rimasto in Italia". Lo ha spiegato, stando a quanto riferito dal suo legale Silvia Fiorentino, il marocchino Abdelmajid Touil, arrestato per la strage di Tunisi, nell'udienza del procedimento per l'estradizione. Ha detto di essere arrivato in Italia dalla Libia per ricongiungersi con la sua famiglia.

Il legale, uscendo dal carcere di San Vittore, ha spiegato che l'udienza di oggi "è andata bene", ma che era soltanto un'udienza tecnica in cui è stata effettuata l'identificazione e nella quale è stato chiesto al giovane se volesse dare il consenso alla sua consegna alle autorità tunisine, "consenso che ovviamente non è stato dato". Il legale ha chiarito inoltre che non era un'udienza per la convalida del mandato d'arresto "che è già stato convalidato de plano due giorni fa". L'avvocato ha riferito che Touil "sta bene compatibilmente con la sua situazione, bene come starei io se fossi portata in carcere e accusata di terrorismo internazionale". Il difensore, inoltre, ha spiegato che per la prima volta oggi è riuscita a parlare compiutamente con il suo assistito grazie alla presenza dell' interprete e che poi Touil "ha dato tutti i chiarimenti" al giudice, professandosi innocente. "Respinge ogni addebito - ha aggiunto il legale - e la sua versione è coerente con quella dei suoi familiari, è sempre stato in Italia e non si è mai allontanato". Touil ha raccontato di essere arrivato in Italia su un barcone partito dalla Libia "per ricongiungersi alla sua famiglia" che abita a Gaggiano, nel Milanese. Rispondendo alle domande dei cronisti, inoltre, il legale ha chiarito che allo stato "non è emersa" una possibile ipotesi di scambio di persona.

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La foto del 17 febbraio 2015 in cui si vede Abdelmajid Touil (a destra) prima di sbarcare a Porto Empedocle. Il ragazzo marocchino, uno dei presunti autori materiali dell'attentato al museo del Bardo a Tunisi, Ë stato arrestato oggi a Gaggiano (Milano). ANSA/PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO

 

L'inchiesta
Il 18 marzo scorso, giorno della strage dove trovarono la morte 24 persone, Touil secondo gli inquirenti tunisini non solo era a Tunisi ma avrebbe incontrato quel giorno in place Pasteur  i due terroristi poi uccisi dalle forze speciali al museo ovvero Yassine Laabidi e Jabeur Khachnaoui, e con loro si sarebbe poi diretto verso il Bardo. Insieme ai due terroristi, secondo i media, c'era un tale Othmane. Sempre secondo indiscrezioni riportate dai media tunisini Touil Abdelmajid avrebbe preso parte alla seconda riunione della cellula terroristica responsabile dell'attacco, avvenuta l'11 marzo, nella quale è stato deciso di incaricare Med Amine Guebli e Elyes Kachroudi di fornire i kalashnikov agli assalitori.

I vicini
"Non ci posso credere, pensa che quando mi salutava portava la mano al cuore. Non avrei mai pensato che potesse essere un terrorista". Al circolo Novella 73, a Gaggiano (Milano), ci sono una decina di persone, per lo più anziani che giocano a carte. Qualcuno ricorda quel ragazzo marocchino silenzioso, che a stento riusciva a pronunciare una frase in italiano. Era Abdelmajid Touil. Il circolo è a poche centinaia di metri da via Pitagora 14, dalla palazzina bordeaux di quattro piani dove il presunto terrorista viveva con madre, fratelli e nipotino. Dicono che è arrivato a Porto Empedocle il 17 febbraio scorso su un barcone con altri 90 disperati, seguendo il percorso di tanti migranti. Prima avrebbe preso un volo dal Marocco per raggiungere la Tunisia, avrebbe trascorso tre giorni in albergo per poi partire per la Libia. Dopo 15 giorni in cerca di lavoro si sarebbe imbarcato per l'Italia. "Sicuramente la polizia ha sbagliato persona", commenta all'Ansa una vicina che giura di ricordarlo a Gaggiano nei giorni della strage. "Restava spesso a casa, a volte andava a mangiare alla Caritas, è un bravo ragazzo, era in Italia per trovare lavoro".

La scuola e la famiglia
Abdel Majid frequentava due volte a settimana una scuola per imparare l'italiano a Trezzano sul Naviglio, il centro provinciale per l'istruzione degli adulti "Maestro A. Manzi". "Ho sentito che una professoressa ricorda di averlo visto in classe il giorno dell'attentato - racconta un vicino - È tutto così assurdo: un terrorista che vive a Gaggiano, in casa con madre, fratelli e nipotino, che va a scuola e mangia alla Caritas". È strano parlare di terrorismo internazionale in una strada come via Pitagora, una piccola via circondata dal verde dove tutti conoscono tutti e dove nulla passa inosservato. Attorno alle 14.40 il fratello di Touil ritorna a casa in bici dal supermercato, ci sono solo un paio di giornalisti ad attenderlo.

"Mio fratello è innocente, non ha fatto nulla. È arrivato sul barcone a febbraio come tanti altri africani e non è più partito. Non ha ucciso nessuno". Parcheggia nel cortile e sale al terzo piano, dove poco dopo arriva anche la madre Fatma. Indossa occhiali neri, ha un velo rosso sulla testa e stringe alcuni fogli di carta. "Il giorno dell'attentato - racconta al capannello di cronisti che intanto hanno raggiunto l'abitazione - mio figlio era con me davanti alla televisione. Non gli interessa la jihad". Le giornate di Abdel Majid, a detta della madre, trascorrevano lente nel paesino alle porte di Milano. Casa, in giro a bighellonare, scuola il lunedi' e giovedi' e di nuovo casa. Niente internet, neppure sul cellulare che non è uno smartphone: "È un errore di persona. La giustizia verrà fuori".

Che succede adesso
Touil dovrebbe essere interrogato da Pietro Calaccialanza, giudice della stessa sezione, deputata ad occuparsi di estradizioni. Sempre il giorno dell'interrogatorio, nel quale si prevede che il marocchino negherà il consenso ad essere estradato in Tunisia, dovrebbe arrivare dal Ministero di Grazia e Giustizia la richiesta di mantenimento dell'arresto in carcere per il 22enne. Dopo di che dovrebbe essere inoltrata dalle autorità tunisine la richiesta formale di estradizione con la descrizione dei fatti e le norme che sarebbero state violate dall'arrestato. Entro 3 mesi, poi, il sostituto procuratore generale dovrà presentare la sua requisitoria ed infine la corte d'appello in composizione collegiale dichiarera' l'esistenza o meno delle condizioni per procedere all'estradizione.

Ansa
Uomini delle forze speciali tunisine fuori dal Museo Bardo, vicino al Parlamento tunisino

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