A Scampia si uccide per 'informare'
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A Scampia si uccide per 'informare'

La camorra ammazza in un asilo per dare un messaggio ed affermarsi socialmente

Ci si stupisce del nulla. Alle anime belle fa impressione che un uomo venga ucciso davanti agli occhi vergini dei bambini. Questo angolo d’Italia riempie però da anni le cronache di omicidi efferati. Solo che l’assuefazione ha vinto, i sessanta morti ammazzati a Napoli dall’inizio del 2012 sono diventati routine e la stampa nazionale si è addormentata. Ci voleva l’omicidio di Luigi Lucenti nel contesto di una scuola materna per farla risvegliare.

Sono le stesse anime candide che considerano Scampia altro da loro. Un luogo lontano e indistinto, che con la quieta esistenza di gran parte degli italiani nulla ha a che fare. E invece no.

C’è un messaggio “culturale” che la faida sta trasmettendo a Roma come Milano, nell’Italia intera: più cattivo sei, più potere ottieni. La camorra è così, è diversa dalla mafia che solitamente preferisce il silenzio: non si ferma davanti a nulla. I suoi delitti plateali servono a informare nemici e gente comune. La notizia da diffondere è: siamo noi quelli più malvagi di tutti, e teniamo a farvelo sapere. L’omicidio è insomma un mezzo per affermarsi socialmente.

Quelle anime pie, inoltre, si stupiscono quando a Roma, Milano, Torino, Duisburg le persone vengono freddate per strada, anche in pieno giorno. O finite dopo essere state torurate. O giustiziate in blocco.

È una violenza figlia di quella cultura, contro la quale si fa sempre troppo poco. Ancora non si è capito, e potrebbe esser già tardi, che contro la criminalità organizzata, a maggior ragione contro la camorra, è obbligatorio muovere una guerra, utilizzando anche armi non convenzionali. A Scampia anzitutto. Perché è questo il buco nero che sta inghiottendo l’Italia.

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Carlo Puca