Quando le discriminazioni sono "di Stato"
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Quando le discriminazioni sono "di Stato"

Ecco cosa succede quando chi dovrebbe eliminare le differenze, le alimenta. Come nel caso dei disabili. Se ne parla su #Truenumbers, la web serie di PanoramaTv

Forse dovremmo farcene una ragione e ammettere che gli italiani, un po’ razzisti lo sono. Il 74% di tutte le denunce arrivate all’Unar. L’ufficio nazionale anti discriminazioni razziali, riguardano, infatti, episodi legati alla discriminazione razziale, 8,2% delle segnalazioni riguardano atti contro i portatori di handicap e il 7,4% contro le persone per il loro orientamento sessuale. Sono i numeri al centro della seconda puntata di #Truenumbers, la web serie di informazione giornalistica di PanoramaTv visibile qui sopra.

Se tutte le discriminazioni sono odiose, quando è lo Stato il colpevole di realizzarle, allora si passa all'indignazione. Il caso delle persone portatrici di handicap è davvero emblematico. Il governo ha, infatti, inserito l’assegno che viene erogato mensilmente alle famiglie con persone disabili a carico, nel reddito. Significa che quell’assegno viene considerato non un doveroso aiuto a famiglie in difficoltà, ma una sorta di stipendio o pensione che, come tale, va tassato. E, con un umorismo nero, si può dire che le famiglie che ricevono quell'assegno non possono lamentarsi: secondo la Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap) su 3,1 milioni di italiani con handicap gravi e accertati, l'Inps eroga il sostegno solo a 1,9. In pratica ci sono 1,1 milioni di persone che non ricevono nulla pur avendono diritto.

Ma non basta: all’interno dell’operazione di spending review, il governo avrebbe intenzione di eliminare molte detrazioni e agevolazioni fiscali a diverse categorie di italiani, tra queste anche le detrazioni a favore delle famiglie con minori portatori di hadicap con il risultato che i pochi “fortunati” che ricevono l’aiuto, lo vedranno da una parte eroso dalle tasse e dall’altra falcidiato dall’abolizione delle detrazioni.

Ma forse le discriminazioni più odiose riguardano il mondo scolastico. L’anno scorso il tar della Sardegna ha condannato il ministero della Pubblica istruzione a pagare mille euro al mese a 15 famiglie con ragazzi disabili, per non aver garantito loro gli insegnati di sostegno. Siccome al suono della campanella, quest’anno, mancavano ancora 30mila insegnanti di sostegno, è chiaro che ciò a cui potremo assistere nei prossimi mesi è una raffica di condanne del ministero per denunce dei genitori.

Ma le discriminazioni di Stato non sono finite. Secondo Giovanni Merlo, direttore della Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, il peggio sta avvenendo con l’abolizione delle province e la creazione delle città metropolitane perché si è creato un caos istituzionale sul tema del trasporto dei disabili: se prima era una competenza della provincia, oggi non si sa più bene chi se ne debba occupare. Spesso le Regioni ribaltano la responsabilità sui Comuni che, in assenza di fondi, non riescono a garantire il servizio. 

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Redazione