Processo Ruby: tutte le tappe
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Processo Ruby: tutte le tappe

L'inzio del processo, gli scontri con i magistrati fino all'epilogo di questi giorni

L’accusa è concussione e prostituzione minorile. La vicenda inizia il 27 maggio del 2010. E’ sera e in corso Buenos Aires a Milano, una ballerina, Caterina Pasquino, denuncia una ragazza marocchina per un furto di tremila euro. Si chiama Karima El Mahrooung, meglio nota come Ruby ex coinquilina della stessa Pasquino.

Da quella sera il nome di questa ragazza marocchina s’intreccia con la vita e la politica di quello che all’epoca è il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi e che passerà alle cronache giudiziarie per quel nomignolo “bunga-bunga” che per gli inquirenti non è altro che una forma di prostituzione. Inizia la vicenda Ruby.

Denunciata per furto, Ruby, viene condotta in questura. Data la sua età (è minorenne) il sostituto dei minori, Annamaria Fiorillo, ne dispone la sua assegnazione a una comunità per minori. Ma quella stessa sera, alle 23,49 Silvio Berlusconi (informato del fermo di Ruby) chiama da Parigi, dove si trova in missione estera, al capo di gabinetto della Questura, Pietro Ostuni.

E’ lo stesso Berlusconi a informare che poche ore prima una ragazza di origine nordafricane sarebbe stata fermata. Nel corso della telefonata il premier dichiara a Ostuni che la ragazza sarebbe una parente del presidente egiziano Hosni Mubarak. La ragazza va affidata a una persona di fiducia  (si premura lo stesso Berlusconi a dire) del premier - sarà la consigliera regionale lombarda Nicole Minetti - per evitare un incidente diplomatico.

Passano pochi mesi e le circostanze che hanno portato al rilascio di Ruby vengono passate sotto esame dalla procura di Milano dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dal sostituto Antonio Sangermano. Viene interrogata Ruby, ed è la stessa ragazza a parlare di riti sessuali avvenuti nella villa del premier, di case in cui soggiornano alcune ragazze, sempre pagate da Berlusconi

L’indagine trapela il 26 ottobre sui media. Il procuratore capo di Milano affida le indagini al procuratore aggiunto dell’antimafia, Ilda Boccassini. Da alcune intercettazioni Ruby afferma che le sarebbe stato promesso del denaro per tacere e ritrattare quanto dichiarato precedentemente da parte di Berlusconi e di volere uscire da questa vicenda con un lauto compenso.

La stessa Ruby ritratterà le proprie dichiarazioni rivelando di non aver mai parlato di “bunga-bunga” di “non avere mai fatto sesso con il premier, mai chiesti 5 milioni di euro, mai fatto la prostituta”.

A sconfessare tuttavia Ruby è una delle testimoni chiave del processo Michelle Conceicao (tra le donne che avrebbero avuto accesso nella villa di Arcore) che interrogata dalla Boccassini dichiara di aver visto Ruby avere un rapporto sessuale con il premier il 25 aprile 2010.

Il 15 febbraio 2011, Berlusconi viene rinviato a giudizio con l’accusa di prostituzione e concussione dal gip Cristina Di Censo.

Inizia un braccio di ferro che si gioca anche in parlamento. Il governo solleva un conflitto di attribuzione di poteri tra procura e Parlamento. La camera approva il conflitto e  a dirimere la controversia è chiamata la Corte Costituzionale.

Ma il 14 febbraio 2012, la Corte rigetta il conflitto. Il processo riprende il suo iter e mantiene la sua sede a Milano. In attesa del verdetto che deve arrivare il 18 marzo, Berlusconi non si presenta in aula per un uveite tanto da essere ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano.

La procura (in realtà la corte di appello dove si svolge un altro processo, quello per i diritti Mediaset, anch’esso a pochi giorni dalla sentenza) dispone la visita fiscale. I medici respingono il legittimo impedimento a presentarsi dato che “l’infiammazione non costituisce un impedimento assoluto”.

Oggi l’ennesima visita fiscale e l’appello poi rientrato di mobilitare la piazza contro i giudici di Milano definiti un “cancro”.

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