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Parigi, intelligence incapace di analizzare i "segnali deboli"

Poco intuito, scarso coordinamento e organici inadeguati. L'analisi dell'esperto Gianluca Ansalone sull'operato dei servizi segreti

“Il punto debole dell’intelligence francese? È lo stesso della maggior parte dei servizi segreti mondiali: l’incapacità di leggere e analizzare i dati”.

È questa la considerazione dell’esperto di intelligence e strategie internazionali, Gianluca Ansalone, a meno di 24 ore dagli attentati terroristici che hanno insanguinato la capitale francese.

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Mancanza di intuito

“La falla principale dei servizi francesi è sicuramente riconducibile alla scarsa capacità di interpretare e decifrare i cosiddetti “segnali deboli” – spiega a Panorama.it, Ansalone- ovvero tutte quelle informazioni, dati, numeri che vengono raccolti e registrati. In sostanza mancano dei bravi analisti che sappiano ricollocare, come all’interno di un grande puzzle, tutte quelle informazioni di cui vengono in possesso. E per far questo è necessario non solo una buona tecnica ma anche un grandissimo intuito, dote che invece sembra, in questi ultimi anni, essere scomparsa specialmente tra gli analisti dell’intelligence”.

Falla organizzativa

Negli ultimi due anni, la Francia è stata colpita quattro volte in modo spettacolare e, secondo l’esperto, questo è stato possibile per una falla di tipo ‘organizzativo’ nei servizi di intelligence.

Oltre all’incapacità di lettura e analisi dei dati si registra anche una scarsa collaborazione tra le forze di polizia- prosegue l’esperto- questo sta a significare che a livello orizzontale è pressoché inesistente il passaggio di quelle informazioni che potrebbero rivelarsi fondamentali per identificare e bloccare potenziali terroristi. Questo è successo in Francia come negli Stati Uniti per l’11 Settembre.

“Dopo gli attacchi alle Torri Gemelle, si scoprì che l’intelligence statunitense aveva tantissime informazioni sugli attentatori che però non era stata in grado di decifrare”.

Carenza di personale

Oltre al fattore organizzativo, i servizi di intelligence sembrano essere inadeguati anche sotto il profilo quantitativo.
“Se da una parte assistiamo alla mancanza di intuito e analisi dei ‘segnali deboli’, dall’altra registriamo anche una carenza di personale tra gli agenti dei servizi, che non permette di svolgere a pieno il lavoro - continua Ansalone- ad esempio in Gran Bretagna sono 3 mila i soggetti “sotto controllo” e 5 mila, tra segretarie, agenti e analisti, i soggetti dell’intelligence che si occupano di terrorismo interno al Paese. Per capirsi, il nostro Aisi. Dunque scarseggiano le capacità ma anche il numero degli agenti. A questo dobbiamo poi sommare la scelta dei siti sensibili da monitorare, questi siano siti web oppure strutture quali monumenti, luoghi di culto o altro. Purtroppo sotto il profilo dei numeri, la situazione francese è molto simile a quella inglese”.

Poi Gianluca Ansalone conclude: “Adesso sarà interessante riuscire a capire se gli attacchi simultanei di venerdì siano frutto di soggetti singoli che si sono coordinati nelle ore precedenti gli attentati oppure di una cellula terroristica ben strutturata”.

La strage di Parigi

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EPA/JULIEN WARNAND
Alcune persone depongono fiori e candele in ricordo delle vittime degli attentati di Parigi in Place de la Republique a Parigi - 14 novembre 2015

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Nadia Francalacci