Il fermo del pakistano a Brescia e il legame con i kosovari
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Il fermo del pakistano a Brescia e il legame con i kosovari

I Ros hanno fermato Ahmed Riaz, accusato di far parte di una rete dai pericolosi punti di contatto con esponenti dei balcani, da dove arrivano le armi

I carabinieri del Ros di Brescia guidati dal colonnello Michele Lorusso hanno fermato un cittadino pakistano di trent’anni, Ahmed Riaz. L’uomo era già destinatario di un provvedimento di espulsione emesso lo scorso febbraio dal ministro dell’interno Angelino Alfano. Ora viene accusato di far parte di una rete che agisce con finalità terroristiche di matrice confessionale.

La notizia non è priva di interesse investigativo. Perché stando a quanto trapela dagli investigatori, il fermo di oggi va inserito in un contesto che si sta sviluppando nell’area bresciana e in tutto il nordest e che potrebbe portare problemi seri per la sicurezza se non fermato per tempo.

Ahmed Riaz, noto come Humayun, era già emerso durante una precedente indagine su alcuni network sospettati di terrorismo che gravitano nella zona. Nel gennaio di quest’anno i riflettori degli investigatori erano stati puntati su un kosovaro di 23 anni, macellaio e disoccupato: Resim Kastrati, residente a Pozzaglio, in provincia di Cremona. L’uomo era stato espulso perché accusato di aver abbracciato l’ideologia jihadista, e perché ritenuto in grado di “reperire documenti contraffatti e armi da fuoco”.

Ecco il punto che desta maggiore preoccupazione sul versante investigativo. L’uomo fermato oggi, che verrà allontanato dall’Italia nella giornata di giovedì, fa parte di una comunità, quella pakistana, tra le più grosse d’Italia.

Negli ultimi tempi, come dimostra il legame tra Riaz e Kastrati, i punti di contatto tra gli elementi più a rischio nella comunità pakistana e di quella kosovara sono aumentati. Il rischio è che le teste calde possano accedere più facilmente ai canali che partono dai balcani e che sono un crescente mercato per il rifornimento di armi.


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Carmelo Abbate