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ANGELOS TZORTZINIS/AFP/Getty Images
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Ong via dal Mediterraneo: la resa

È rimasta solo la nave Acquarius di Sos Méditerranée. Troppi timori per le minacce militari dalla Libia sotto accusa insieme all'Europa

È rimasta da sola la nave Acquarius di Sos Méditerranée. È rimasta da sola a prestare soccorso nelle acque del Mediterraneo prossime al confine marino con la Libia.

Prima la Iuventa (nave della Ong Jugend Retted) messa sotto sequestro dalla Procura di Trapani, poi le imbarcazioni di Proactiva Open Arms, Seawatch e Moas ferme in porto a La Valletta, infine in meno di una giornata, Medici Senza Frontiere, Sea Eye e Save the Children che hanno deciso di fermare le loro navi e i soccorsi.

Perché il ritiro

Il motivo: sono venute meno le condizioni di sicurezza in mare per i loro equipaggi da quando la Libia ha deciso unilateralmente di ampliare la zona di ricerca e soccorso (Sar) fino a 91 miglia dalla costa, molto più in là rispetto al confine delle acque territoriali (12 miglia). Un'area la Sar in cui poter entrare solo con l'autorizzazione libica pena l'attacco militare già più volte minacciato contro le navi delle Ong.

Dunque la Aquarius è sola. Si trova davanti a Tripoli con accanto la C-Star, la nave anti migranti di Defend Europe. "Oltre a salvare vite, la nostra priorità è garantire la massima sicurezza del nostro equipaggio - dice la Ong - Fino a che questa continua ad essere garantita, rimarremo in zona, salvando imbarcazioni in pericolo e prevenendo il ritorno forzato delle persone soccorse in Libia". In ogni caso "limitare l'accesso e le attività delle Ong causerà, ancora una volta, un incremento di morti e sofferenza nel Mediterraneo". 

Difficile che potrà fare quanto fatto dalle altre tre ong che hanno deciso di abbandonare e che, come riporta l'ANSA, nel 2016 hanno salvato 46.796 persone, il 38% del totale di quelle sbarcate e nel 2017 (fino al mese di aprile) altre 12.646, vale a dire il 35% del totale.

Di chi sono le responsabilità

Oltre a puntare il dito contro la Libia, le Ong accusano anche l'Italia e l'Europa definite "corresponsabili" e "complici" del blocco e delle sorti di migliaia di persone: Medici senza Frontiere e poi Save the Children hanno sottolineato come l'assenza delle navi umanitarie produrrà nuove morti nel Mediterraneo e riportare i migranti in Libia significa consegnarli a chi non rispetta i diritti umani.

"Questo è quello che vuole l'Europa" ha scritto il fondatore di Proactiva, Oscar Campos.

I primi ad annunciare la decisione di fermarsi, sono stati quelli di Sea Eye. "Cari amici - ha scritto il direttore della Ong Michael Busch Heuer - in queste condizioni non è possibile proseguire il nostro lavoro di salvataggio, sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi".

Poi è stata la volta di Save the Children. "Siamo rammaricati ma dobbiamo fermarci - dice l'organizzazione - Siamo di fronte ad una situazione molto preoccupante per lo staff e per la reale capacità della nave di mettere in atto la propria missione di soccorso".

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Redazione