Diciotti
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Nave Diciotti, così il Papa diede l'ordine: prendiamoli noi

L'intervento per dare ospitalità ai 150 immigrati rifiutati dall'Europa traccia il nuovo modello d’accoglienza voluto da Bergoglio. Nonostante precedenti resistenze

Pontefice di Santa Romana Chiesa, ma anche "presidente" in pectore del Pontificio Consiglio dei migranti, l'organismo confluito nel mega Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ma che Papa Francesco ha voluto farsene ugualmente carico per seguire da vicino le vicende del popolo degli immigrati nel mondo.

Il nuovo modello di accoglienza di Papa Francesco

Ed è proprio in questa doppia veste che Bergoglio è intervenuto la scorsa settimana, alla vigilia del viaggio in Irlanda, per far scendere a terra i 150 migranti che per ordine del ministro degli Interni Matteo Salvini erano bloccati sulla nave Diciotti, in Sicilia.

Un gesto umano, ma anche politico, che - filtra tra l'entourage papale - suona come monito per le indecisioni italiane ed europee sulle drammatiche peripezie dei migranti del mare e, nello stesso tempo, indica la strada che la Chiesa, con la sua rete di comunità (parrocchie, diocesi, conventi, monasteri...), dovrà intervenire per dare ospitalità a rifugiati in pericolo di vita. Sul caso della nave Diciotti Francesco ha centrato l'obiettivo, nel senso che le sue indicazioni sono state subito accolte dalla Cei (la Conferenza episcopale italiana) tramite il cardinale-presidente Gualtiero Bassetti, che ha informanto le autorità italiane della disponibilità della Chiesa ad accogliere i 150 migranti.

I precedenti appelli meno fortunati

Analoghi appelli papali in precedenza non hanno avuto la stessa sorte. Anzi, quando due anni fa Bergoglio chiese "alle parrocchie e alle diocesi" di aprire le porte agli immigrati la risposta fu piuttosto scarsa. Per esempio, a Roma, la diocesi del Papa, tra le 332 parrocchie solo una quarantina accettarono. Peggio ancora a livello nazionale, dove - secondo la Caritas italiana - sulle 26 mila parrocchie italiane solo 600 hanno accolto l'appello del Papa. Percentuali ancora più basse a livello europeo, anche in paesi a forte tradizione cattolica come la Spagna, la Francia, il Portogallo.

Ma Francesco non si è scoraggiato e di fronte alla preoccupante situazione di stallo per i 150 della nave Diciotti è sceso nuovamente in campo anche nella sua veste di "ministro" del dicastero dei migranti, ordinando alla Cei di muoversi "subito", pur mandando in avanscoperta il suo cardinale-segretario di Stato Pietro Parolin. Ne è nata così una sorta di task force ecclesiale che ha avuto i suoi bracci operativi - stando a quanto lo stesso Bergoglio ha rivelato - "in don Aldo Buonaiuto della Comunità di don Oreste Benzi che, insieme al presidente della Cei, ha portato avanti i contatti col ministro degli Interni e al sottosegretario Cei don Ivan Maffeis che ha negoziato col sottosegretario degli Interni, sbloccando la situazione e permettendo ai 150 migranti di essere ospitati alla Comunità Mondo migliore di Rocca di Papa".

L'impegno verso poveri e bisognosi

Un modello di intervento che, su volontà di Bergoglio, dovrà essere applicato da tutta la Chiesa cattolica per sanare le ferite dei migranti. Ma guai a parlare di "schiaffo alla politica" o di "falle statali tappate dalla Chiesa". "Il Santo Padre" spiega infatti il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio consiglio peri testi legislativi, sorta di ministro della Giustizia vaticana, stretto collaboratore di Bergoglio "mettendo in pratica il Vangelo da sempre fa dell'aiuto a poveri e bisognosi e a quanti fuggono da guerre e calamità, come i migranti del mare, il suo impegno prioritario. Non è di mia competenza parlare di scelte politiche o di moniti. È certo che il cuore di Francesco freme per chi chiede aiuto e lui lo ha fatto invitando le istituzioni ecclesiali italiane a farsene carico. È così è stato, con una risposta corale ed immediata. E questa è la cosa più importante".

"Il Papa con la sua iniziativa ha efficacemente raccolto e messo in pratica le attese dei tanti cattolici impegnati nel volontariato accanto a migranti e bisognosi" fa eco Marco Impagliazzo, storico, e presidente della Comunità di S.Egidio, che oltre ad aiutare poveri e bisognosi di Roma, da anni in collaborazione con la Cei e le Chiese evangeliche ha attivato corridoi umanitari dai paesi in guerra portando in salvo in Italia migliaia di profughi. "Grazie ai corridoi umanitari" spiega Impagliazzo "diamo una mano a quanti, colpiti da guerre e oppressioni, hanno diritto a essere presi in carico, salvati e integrati. Come stiamo facendo in Siria e in Africa. Ma ora l'invito del Papa, da "presidente" del dicastero dei migranti, ad aprire le porte delle parrocchie e delle diocesi è un altro valore in più con cui dare speranza specialmente ai tanti migranti del mare che chiedono aiuto". Un modello di intervento destinato a essere messo in pratica da tutta la Chiesa soprattutto di fronte allo stallo dell'Europa, come conferma il cardinale Coccopalmerio. "Il Papa interviene sempre quando c'è da salvare vite umane, e sta facendo della Chiesa un ospedale da campo dopo una battaglia. Non so cosa succederà in futuro, ma non credo proprio che il Santo Padre possa restare a guardare di fronte ad altre eventuali emergenze. La Chiesa di Francesco farà sempre la sua parte senza guardare a nazionalità, colori politici, fedi religiose. Ci auguriamo che anche le istituzioni socio-politiche facciano la stessa cosa".


(Articolo pubblicato sul n° 37 di Panorama in edicola dal 30 agosto 2018 con il titolo "Così il Papa ha dato l'ordine: prendiamoli noi")

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Orazio La Rocca