Mense scolastiche: "Qui mangia anche chi non paga"
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Mense scolastiche: "Qui mangia anche chi non paga"

Negli istituti di Livorno non ci sono differenze o aule separate. Si sta tutti assieme, ai rimborsi ci pensa Equitalia

Il papà e mamma non pagano la mensa? Noi mandiamo Equitalia ma il bambino non si tocca”. I dirigenti  degli Uffici mense scolastiche dei comuni della provincia di Livorno non condividono la scelta di sospendere il servizio pasto ai bambini, di separarli dal resto dei compagni e meno che mai di “sospenderli” ovvero vietargli addirittura l’ingresso a scuola se i genitori non riescono a pagare la retta della mensa.

“Sono in servizio all’ufficio mensa dal 1987 e abbiamo sempre avuto famiglie disagiate che non erano in grado di pagare il pasto al proprio figlio - racconta Gloria Querci, Responsabile dell’Ufficio mensa scolastica del Comune di Cecina - ma non abbiamo mai sospeso un pasto”. A ruota anche la responsabile dell’ufficio del Comune di Rosignano Marittimo, Monica Pacchini: “Mai sospeso il servizio mensa ad un bambino. Non è mai successo nel nostro comune".

Crisi o non crisi nelle scuole della provincia labronica i bambini continueranno a mangiare tutti insieme e tutti le stesse pietanze. La proposta della scuola elementare di Cavenago, Brianza, di un locale separato dove l’alunno possa pranzare con il panino portato oppure l’ipotesi del Comune di Cremona di chiudere addirittura le porte d’ingresso ai 20 bambini “morosi”, per i livornesi sono inaccettabili.

“Il comune dopo il primo mancato pagamento sollecita la famiglia - continua a spiegare a Panorama.it, Gloria Querci - e dopo numerosi solleciti dell'ufficio Tributi, incarichiamo Equitalia oppure l’azienda di cui si avvale il comune per la riscossione, ma per nostra scelta il bambino non deve subire nessuna sofferenza”.

L’assessore alle Politiche educative del Comune di Livorno, Carla Roncaglia è ancor più ferma nel condannare queste iniziative. “Il Comune di Livorno ha una morosità che si aggira attorno al9-10% del totale degli utenti che sono quasi 7 mila tra asilo, materna e elementari- spiega l’assessore Roncaglia - ma la nostra politica è quella di rientrare nella morosità con rateizzazioni lunghe proprio per facilitare le famiglie e nei casi più gravi in cui ci rendiamo conto di situazioni estreme ci affidiamo ai servizi sociali”.

“Non ci è mai passato per la mente di far saltare il servizio mensa ad un bambino - continua - anche se non sempre è facile trattare con la famiglia”.

Ma secondo l’assessore toscano, le amministrazioni comunali devono “far cassa” con altri servizi o tagliando su altre spese.

“Sospendere la mensa oppure non far entrare un bimbo a scuola è una misura estrema, non giusta in questi tempi di grande crisi – conclude Carla Roncaglia - le famiglie purtroppo si troveranno in situazioni sempre più difficili e queste misure sulla scuola non raddrizzano certamente i conti comunali. Il rigore deve essere applicato ad altre attività o servizi comunali ma non certamente alla mensa scolastica o ai servizi sociali.”  

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Nadia Francalacci