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La storia di Atsuko perseguitata dall'ex: ecco come si è salvata

Molestia maniacale e prolungata per anni. Ma lei è stata più fortunata di Tiziana Cantone, l'aguzzino è stato condannato

A differenza di Tiziana, Atsuko si è salvata.

Più che l’esito giudiziario, persino scontato, nella storia che vi raccontiamo conta il moto della passione che talvolta sfocia nell’assassinio crudele della donna che ti rifiuta; più spesso invece dà luogo a strategie persecutorie, ai limiti della ossessione maniacale, che proseguono nel tempo.

In questi casi la gogna mediatica, dovuta alla pubblicazione online di filmati osé, è la pena preventiva da espiare.

Atsuko, giapponese e giramondo, è stata più fortunata di Tiziana Cantone, prigioniera del pregiudizio provinciale, senza via d’uscita.

Giorgio la perseguita
Nel 2002 Atsuko, sostenuta dalla famiglia, si reca in procura a Roma per denunciare l’uomo che da quattro anni la perseguita.

Nel ’96 la giovane conosce Giorgio a Londra, lei ha 23 anni e frequenta il corso di Business Studies presso l’Università di Londra. In un pub s’infatua del ragazzo romano, i due cominciano a frequentarsi e la loro relazione dura all’incirca otto mesi, da gennaio ad agosto.

È lei a chiudere la storia, lui sembra accettare la separazione. Ma è solo apparenza.

C’è un lungo silenzio fino all’ottobre del 1998 quando Giorgio telefona alla famiglia di Atsuko in Giappone, la madre della ragazza risponde al telefono, non capisce bene l’inglese, crede che sia un amico della figlia e gli dà il numero di telefono del nuovo appartamento londinese.

Poco dopo la ragazza riceve la prima telefonata del molestatore: "Io di solito rimango amico delle mie ex fidanzate – recrimina lui – tu invece mostri per me totale disinteresse".

Atsuko capisce che c’è qualcosa che non va in quella improvvisa reazione. Cerca di calmarlo, gli spiega che è troppo presto per diventare amici e che è meglio evitare di riprendere i contatti.

La famiglia
Giorgio sprofonda di nuovo nel silenzio fin quando nell’aprile del 2000 i genitori di Atsuko, in Giappone, ricevono una lettera anonima indirizzata alla figlia (e vergata in stampatello): "QUESTO NON È UNO SCHERZO. PREPARA SOLDI CHE SIANO SUFFICIENTI PER COMPRARE UNA PORSCHE O ALMENO UNA FORD".

Il papà della ragazza è un noto businessman giapponese, la richiesta non è puramente estorsiva, perché da quel momento in poi i messaggi di Giorgio, indirizzati principalmente alla famiglia di lei (perché nel frattempo Atsuko studia, viaggia e cambia più volte domicilio), sono tutti finalizzati a ottenere un incontro con lei.

In ogni istante lui ribadisce il proposito di incontrarla. Nell’agosto dello stesso anno c’è una novità: l’uomo riferisce al padre di essere in possesso di foto e filmati pornografici, e di essere pronto a immetterli sul mercato se la figlia non accetta di incontrarlo.

"Da quel momento lui non ha praticamente più dato tregua né a me né alla mia famiglia, mettendo in atto una vera e propria strategia persecutoria e ricattatoria che ha avuto il suo culmine negli ultimi mesi e ha assunto ormai una gravità tale da non poter sfociare altro che in una denuncia di carattere penale’, riferisce lei ai carabinieri.

"Ho fatto del mio meglio per trasformarti in un’opera d’arte. Ti manderò il dvd del tuo film, ma dove?", è uno dei bigliettini che lui le fa recapitare.

Lei intanto viaggia per raccogliere materiale utile alla tesi di dottorato, si trova nelle Filippine e la famiglia dal Giappone cerca di filtrare i messaggi e la gravità delle richieste. Fin quando il padre chiede alla figlia di tornare per qualche giorno a casa, la situazione è allarmante.

Giorgio si è rivolto a una donna di lingua giapponese affinché interloquisse con la madre per ottenere da lei l’indirizzo della figlia.

"L’AVETE VOLUTO VOI. IL MERCATO AMA ATSUKO E ALTRI FILM STANNO PER ARRIVARE. ABBIATE SOLO PAZIENZA. PROBABILMENTE PENSERETE CHE SI TRATTI DI UNO SCHERZO. VI SBAGLIATE", questa cartolina viene recapitata alla famiglia nel maggio del 2001.

La denuncia
Prima di sporgere denuncia, Atsuko decide di scrivere una lettera alla madre di Giorgio, l’ha conosciuta ai tempi della loro relazione.

La donna le assicura che parlerà della questione al figlio chiedendogli di lasciarla in pace. Il tentativo non ha alcun risultato, i biglietti minatori continuano, così come le richieste pressanti di un incontro "FACCIA A FACCIA", precisa lui.

Intanto l’aguzzino ha saputo della lettera alla madre: "Le hai detto che ti sto perseguitando. È vero, ma è anche più di questo. Sto trasformando un incubo personale in un capolavoro artistico. Dovresti vedere cosa hanno fatto su Penthouse", seguono gli indirizzi web pornografici.

L’ha fatto davvero: alcune foto di Atsuko nuda e certi video sessualmente espliciti, che lui ha girato durante la loro relazione, sono finiti online su siti a luci rosse in cui lei è qualificata come "attrice porno".

A quel punto Atsuko, con l’aiuto del padre, nomina un avvocato del Foro di Roma e denuncia Giorgio per tentata estorsione, diffamazione aggravata, trattamento illecito di dati personali e tentata violenza sessuale.

Infatti, come stabilito dalla Cassazione, il tentativo di violenza carnale si configura anche quando, minacciando di inviare ai parenti di una donna foto compromettenti scattate in occasione di incontri amorosi, si tenti di costringerla ad ulteriori rapporti sessuali, e "a nulla rileva l’assenza di qualsivoglia approccio fisico".

Il giudice ha condannato Giorgio, per ogni capo d’imputazione.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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