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Ansa/Claudio Longo
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Asilo ultima carta per evitare il rimpatrio

Dopo l'uccisione di tre persone a Milano da parte di Mada Kabobo sono sempre di più i dubbi sulla concessione dell'asilo

Ventiquattro milioni di abitanti, 100 gruppi etnici, il Ghana è un piccolo stato africano, famoso per la produzione di cacao, incuneato nel Golfo di Guinea. Nelle statistiche del Viminale questo staterello figura al quarto posto tra i paesi da cui sono arrivati nel 2011 i richiedenti asilo: 3.128 ghanesi hanno chiesto di essere riconosciuti come rifugiati. Soltanto in 12 ce l’hanno fatta. Altri 1.310 si sono visti respingere la richiesta. Era uno di loro Mada Kabobo, 31 anni, lo stralunato ragazzone che, all’alba di sabato 11 maggio, a Milano, ha impugnato prima una spranga, poi un piccone, e ha colpito alla cieca chiunque incontrasse, assassinando tre persone. Una storia di miseria e di follia che ha riacceso di colpo l’attenzione sui meccanismi dell’asilo politico in Italia.

Sbarcato a Bari, arrestato prima per una rivolta di immigrati in un centro d’accoglienza, poi per una rapina, Kabobo era rimasto in Italia in attesa che la magistratura si pronunciasse sul suo ricorso contro il rifiuto dell’asilo politico. Per legge, fino alla pronuncia del giudice, non poteva essere espulso. Ma non aveva più alcun diritto all’accoglienza. Per sbarcare il lunario era andato a Milano, dove viveva di elemosina, dormendo sui treni insosta o in nascondigli di fortuna.

Sesto paese della Ue per numero di rifugiati, l’Italia ha visto impennarsi nel 2011 le richieste d’asilo per effetto del crollo del regime di Muammar Gheddafi in Libia: ne sono state presentate 34.117, contro le 10.052 del 2010. La procedura prevede che le domande siano esaminate da una delle 10 commissioni territoriali insediate dal Nord al Sud. In attesa della risposta, il richiedente asilo è ospitato nei Cara (Centri d’accoglienza per richiedenti asilo) o accolto nella rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Per sei mesi i richiedenti non possono lavorare. Scaduto quel termine, anche se la loro domanda non ha ancora avuto risposta, hanno il permesso di cercarsi un’occupazione. Per legge la pratica andrebbe esaurita in 30 giorni: è un termine che alcune commissioni riescono a rispettare; per altre, l’attesa può arrivare a un anno.

Nel caso di un rigetto, si può presentare ricorso alla magistratura (e a quel punto i tempi si allungano indefinitamente). Nel 2011, le domande accolte sono state il 7,4 per cento, quelle respinte il 70 per cento. Nel 22,2 per cento dei casi sono state accordate o la protezione sussidiaria (permesso di soggiorno di tre anni, rinnovabili) o la protezione umanitaria (permesso di un anno, rinnovabile). Ai rifugiati, invece, viene consegnato un permesso di cinque anni, rinnovabile. «Ma, ottenuto quel documento, si ritrovano senza assistenza alcuna, a navigare da sé, come se fossero appena arrivati» osserva Gianfranco Schiavone dell’Asgi (Associazione di studi giuridici sull’immigrazione). «È questa la vera anomalia italiana, che ha attirato sul nostro Paese critiche e condanne in sede europea».Anche all’estero, nel caso in cui lo status di rifugiato venga negato, è possibile fare ricorso a organismi diversi. Con tempi che variano da paese a paese.

In Germania, che secondo l’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati) accoglie 571 mila rifugiati, nel 2012 sono state presentate 64.539 nuove richieste di asilo. Le domande accettate sono circa 10 mila. Ogni anno il 20 per cento viene respinto perché non è stata presentata nel paese di primo ingresso nell’Ue (tra questi Italia, Polonia, Ungheria). Per ottenere risposta alla domanda ci vuole almeno un anno, se l’esito della procedura è positivo il profugo ottiene lo status di rifugiatom per tre anni. I richiedenti asilo vivono in centri di accoglienza, in Baviera sono obbligati a restarci, maa Berlino possono trasferirsi in appartamenti. Durante l’attesa non possono lavorare e ricevono sostegno sotto forma di piccole somme di denaro, alimenti, vestiario, assistenza medica, ma solo per le urgenze, nonostante la legge preveda una copertura sanitaria completa.

In Francianel 2012 hanno richiesto asilo politico 55.255 persone. All’incirca 10 mila domande vengono accolte ogni anno, e danno diritto a un permesso di soggiorno di 10 anni. Le procedure di esame della richiesta sono due: quella ordinaria può durare anche 18 mesi, quella prioritaria deve concludersi entro 15 giorni con una decisione senza appello dell’Ufficio per la protezione dei rifugiati e apolidi. Quest’ultima strada è prevista solo in casi specifici, ma le associazioni di tutela dei migranti, come France terre d’asile, denunciano abusi nell’utilizzo delle procedure prioritarie che riguardanocirca il 30 per cento delle domande e sono valse una condanna della Francia da parte della Corte europea dei diritti umani. Nell’attesa i rifugiati non possono lavorare, ma è possibile richiedere un’autorizzazione se l’esame della pratica si prolunga oltre l’anno. I richiedenti asilo hanno il diritto di essere ospitati in centri d’accoglienza, ma i posti sono largamente insufficienti.

In Gran Bretagnal’anno scorso sono arrivati circa 27.500 richiedenti asilo. L’esame della domanda può durare pochi giorni o molti mesi, tra il 65 e il 74 per cento delle richieste vengono respinte. Lo status di rifugiato viene concesso per 5 anni e se i richiedenti non hanno mezzi di sussistenza possono chiederealloggio (ma non decidere dove vivere) e sostegnoeconomico, ma in forme ridotte rispetto agli inglesi in difficoltà.

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