L'Italia, l'invasione dei profughi ed i rischi
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L'Italia, l'invasione dei profughi ed i rischi

Un'informativa parla di un milione di disperati pronti a partire diretti verso le nostre coste. E scatta l'allarme terrorismo e sanitario

L’anarchia che regna in Libia potrebbe essere alla base di attentati terroristici in Italia? Sui barconi, tra le migliaia di immigrati in attesa di partire per l’Italia, ci sono anche decine di terroristi islamici. Secondo gli analisti dei servizi segreti in Italia ci sarebbe un altissimo il rischio di attentati di matrice internazionale. A preoccupare, in particolare, sarebbe la relativamente nuova matrice jihadista che, secondo l’intelligence, ha una dimensione ‘domestica’ ovvero della “jihad individuale”. In sostanza, questi terroristi non appartengono a vere e proprie organizzazioni ma possono e riescono ad attivarsi autonomamente seguendo la propaganda qaidista on lineo affiliandosi a microgruppi motivati a colpire la società occidentale ‘dall’interno’.

Praticamente l’Italia mentre soccorre con l’operazione Mare Nostrum migliaia di migranti alla fame, aiuterebbe e agevolerebbe l’ingresso nel Belpaese dei terroristi potenzialmente intenzionati ad “impiantare” filiere radicali o a condurre progetti di attacchi in Europa. Ma in quale Paese europeo starebbero pianificando nuovi attentati? Quali potrebbero essere gli obiettivi “sensibili” nel mirino dei terroristi “fai da te”? C’è davvero questo pericolo imminente ed elevato di attentati anche nel nostro Paese come sostengono alcuni analisti dei Servizi?

Panorama.itha chiesto ad un agente dell’intelligence italiana che si occupa di terrorismo internazionale, secondo lei, l’Italia è a rischio attentati?
A mio avviso è poco probabile che l’Italia possa essere un obiettivo sensibile per gli attentati terroristici di matrice islamica. L’Italia, invece, svolge ormai da anni il ruolo importantissimo di “covo” per cellule terroristiche e proprio per questo motivo è davvero difficile che possa trasformarsi in un obiettivo da colpire. Il nostro Paese, nel momento in cui ha “aperto” le proprie frontiere, è diventato il territorio dove approdare ma anche dove poter progettare e ideare attentati. L’italia, però, ad oggi rimane solamente un terreno di “passaggio”, un canale di transito verso quegli obiettivi che i terroristi hanno individuato e che vogliono colpire. Al momento, nonostante alcuni articoli che sostengono l’elevatissimo rischio attentati, non c’è un livello di allarme così importante sul nostro territorio.    

Che cosa è cambiato rispetto al passato? Come si è modificato il dialogo politico tra in nostro Paese e quelli del Nord Africa?
Il dialogo con i Paesi del Nord Africa, oggi, è inesistente. Non c’é. E ovviamente questo crea non pochi problemi ma più che in ordine al rischio attentati, direi sul piano economico e sociale. Mi spiego meglio. Escluderei, l’aspetto attentati per i motivi che ho appena spiegato ovvero non si colpisce il territorio sul quale ti sei creato le basi, mentre il vero contraccolpo che sta subendo il nostro Paese è di tipo sociale ed economico. Multinazionali importanti, ad esempio l’Eni, non riescono più a lavorare in territorio libico come accadeva in passato perché non ci sono esponenti politici con i quali poter instaurare un dialogo. A mio avviso è stato un grave errore eliminare Gheddafi nelle modalità utilizzate, quelle che tutti noi conosciamo. Questa eliminazione, in quel modo e in quel momento storico, ha distrutto un dialogo e ha contribuito a far saltare tutti quegli equilibri che benché precari permettevano comunque un scambio politico- economico importante per il nostro Paese. Quest’ultimo poteva essere condivisibile o meno ma era pur sempre un dialogo che si traduceva in sicurezza anche per i nostri operatori, i nostri cittadini in territorio libico.      

Quali potrebbero essere gli obiettivi sensibili?
L’allerta è sempre per gli obiettivi americani e israeliani. E in questi ultimi mesi, direi anche per quelli francesi, in considerazione delle scelte adottate dal governo in materia economica e di politica internazionale.  

Quali le città, eventualmente, sono da considerarsi più a rischio?
Sul territorio italiano vale quanto detto prima. Ma se volessimo individuare delle città in base alle presenze di eventuali obiettivi sensibili americani e israeliani, potremmo dire Roma, Milano e Napoli. Non includerei Livorno, nonostante la base militare di Camp Darby perché non è mai stato considerato anche in passato un obiettivo sensibile. Sul resto del territorio europeo, invece, le città di Londra e ultimamente Parigi. Fino a pochi mesi fa, invece, il territorio nel mirino delle cellule terroristiche islamiche era la Germania ma dopo l’atteggiamento di “chiusura” verso gli Stati Uniti, l’attenzione dei terroristi verso obiettivi in territorio tedesco è scesa notevolmente spostandosi su quello francese.    

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Nadia Francalacci