World Press Freedom Day, la giornata mondiale per la libertà di stampa
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World Press Freedom Day, la giornata mondiale per la libertà di stampa

La 23esima edizione si celebra nel 250esimo anniversario della prima legge sulla libertà di informazione nel mondo

Il World Press Freedom Day, è stato proclamato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993, in seguito alla raccomandazione della Conferenza Generale dell'Unesco.

Da allora, l'anniversario della Dichiarazione è celebrato in tutto il mondo il 3 maggio e rappresenta l'occasione per celebrare i principi fondamentali della libertà di stampa; valutare lo stato della libertà di stampa in tutto il mondo; difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza; rendere omaggio ai giornalisti che hanno perso la vita nell'esercizio del loro dovere.

Nel 2016, World Press Freedom Day coincide con tre tappe importanti:

  • Il 250esimo anniversario della prima legge sulla libertà di informazione del mondo
  • Il 25esimo anniversario dell'adozione della Dichiarazione di Windhoek dei principi della libertà di stampa
  • Il primo anno dei 15 anni del ciclo di vita dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS)


Quest'anno, la giornata si concentra su tre diversi aspetti della libertà di stampa:

  • Libertà di informazione come un libertà fondamentale e come diritto umano
  • Proteggere la libertà di stampa dalla censura
  • Garantire la sicurezza per il giornalismo online e offline

In occasione delle celebrazioni, il segretario generale del Consiglio d'Europa Thorbjørn Jagland ha invitato i 47 Stati membri a fare in modo che le rispettive normative nazionali in materia di diffamazione non portino all'autocensura dei mezzi di comunicazione e non indeboliscano il dibattito pubblico.

"Stiamo assistendo a preoccupanti tendenze di alcuni governi, che abusano delle cause di diffamazione per perseguire fini politici, e all'applicazione arbitraria di leggi in materia che portano alla detenzione di giornalisti", ha detto il segretario generale. Che ha poi aggiunto: "E' essenziale per la democrazia che i media svolgano il loro lavoro di controllo e di critica nei confronti di chi è al potere. Al fine di poter svolgere questa funzione di watchdog, devono poter beneficiare appieno delle garanzie della Convenzione europea dei diritti dell'uomo nei limiti da essa stabiliti. Le leggi sulla diffamazione e la loro attuazione non devono avere un effetto deterrente sulla libertà di espressione".

Nonostante nella maggior parte dei Paesi europei, la diffamazione sia stata progressivamente depenalizzata e laddove sia ancora considerata un crimine le sanzioni vengono raramente applicate, negli ultimi anni c'è stato un forte aumento del numero di cause e resarcimenti di danni eccessivi, spesso addirittura superiori a quelli delle ammende inflitte nell'ambito del diritto penale.

"Nell'elaborazione o della modifica normativa - ha spiegato ancora Jagland - i governi dovrebbero tener conto del fatto che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha sottolineato che le pene detentive debbano essere applicate in casi eccezionali, in particolare quando altri diritti fondamentali sono stati violati, per esempio nel caso dell'incitamento all'odio o alla violenza. È inoltre fondamentale che le sanzioni per la diffamazione previste nel diritto civile siano proporzionate e che non diventino oggetto di abusi al fine di mettere a tacere i media".

In una serie di linee-guida elaborate all'inizio di quest'anno per proteggere il giornalismo e garantire la sicurezza dei giornalisti e delle altre figure che operano nei vari comparti dei media, il Consiglio dei Ministri del Consiglio d'Europa ha chiesto agli Stati membri di rivedere le legislazioni e le prassi nazionali in materia di libertà dei media, tra cui il modo in cui la diffamazione è indirizzata, al fine di garantire la conformità con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

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