Dolce e Gabbana, il match tra supporter e avversari
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Dolce e Gabbana, il match tra supporter e avversari

Gay , gay friendly e opinion maker sono divisi. Ma in tanti sottolineano come il divieto di parola imposto agli stilisti da Elton John sia "una vergogna"

Dolce e Gabbana sono "omosessuali con la testa sulle spalle e consapevoli dei limiti della natura" o, al contrario, "irriconoscenti venditori di mutande". Elton John è "un cretino" (cit. Vittorio Sgarbi) un estremista, o, al contrario "un padre gay offeso" che ha tutte le ragioni di lanciare la fatwa #BoycottDolceGabbana.

Gay, gay friendly e personaggi della cultura, della tv e della moda sono divisi su Domenico Dolce e Stefano Gabbana e sulla loro intervista a Panoramacontro paternità gay e relativi "bambini sintetici".

Lo scrittore Aldo Busi, gay illustre (ma con incursioni etero, a un certo punto dichiarò la sua passione per la giornalista del Tg1 Laura Chimenti) chiarisce: "Me ne sbatto di Dolce e Gabbana come pure di Elton John, questa è una lite puramente commerciale e io non ho mai comprato neanche un paio di mutande firmate da loro" precisa. "Però ho il senso del limite, non ho mai desiderato essere padre e credo che i gay decisi a tutto pur di avere figli siano affetti da un pervertito narcisismo". Busi è contrario soprattutto perché, spiega, la pratica dell’utero in affitto "è ignobile, non tiene conto delle donne che si prestano. Se i gay desiderano davvero una famiglia, allora dovrebbero prendersi anche la madre in casa. Secondo me, però, non cercano solo una discendenza, ma degli eredi a cui lasciare patrimoni che non vogliono dare in beneficenza".

Contrarissimo ai figli per i gay come pure al matrimonio è anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Totalmente: "Per qualche gay oggi dotarsi di un bambino è un po’ come andare a prendersi un cagnolino. Trovo tutto contro natura. Dolce e Gabbana hanno avuto il coraggio di schierarsi contro l’apparato familista attraverso il quale la lobby gay vuole incasellare il mondo omosessuale. Quello di Elton John and Co. è un ricatto morale che, sono sicuro, non avrebbe mai trovato l’appoggio di un Pier Paolo Pasolini".

Sulla stessa linea c’è anche il filosofo Stefano Zecchi: "Quella di Elton John è una vicenda tragica, visto che i suoi figli sono nati dal mix degli spermatozoi dell’artista e del suo compagno e quindi sono stati iniettati in un utero e poi spostati in un altro utero ancora. Il cantante sbaglia a boicottare Dolce e Gabbana perchè anche un gay famoso ha diritto ad avere le sue opinioni, seppur controcorrente. Non dimentichiamoci poi che i “bambini sintetici” delle varie star gay sono figli di acquisti molto ma molto costosi".

Tra i sostenitori di Elton John si schiera invece un gay militante come Alessandro Cecchi Paone: "Anche i grandi come Dolce e Gabbana purtroppo possono invecchiare male. E senza rispetto per la loro storia" sintetizza il giornalista e conduttore tv: "Sono due stilisti che devono tutto al mercato gay: lo hanno conquistato strizzando l’occhio al mondo omosessuale e adesso, senza pensarci su due volte, assestano uno schiaffo in faccia a chi li ha resi famosi". Cecchi Paone, che da quando ha fatto il suo coming out si batte in prima persona per i diritti dei gay, non trova neanche eccessiva perfino la campagna di boicottaggio lanciata su Twitter da Elton John. "Frasi così crudeli dirette a chi non può avere figli meritano la bocciatura del mercato che li ha finora premiati".

Alessandra Mussolini invece, è convinta che con la sua fatwa Elton John si stia dimostrando "un estremista" e si dichiara assolutamente contraria ai figli a tutti i costi e agli uteri in affitto: "Ho letto recentemente di una mamma di un gay che gli ha offerto il suo utero. In questo modo è mamma e nonna del bambino mentre suo figlio ne è padre e fratello. Roba da laboratorio...".

All’utero in affitto qualche anno fa aveva pensato, quando era in cerca del suo terzo figlio, anche la conduttrice Paola Ferrari: "Poi mi ammalai e lasciai stare, ma la trovo una scelta rispettabile, sia per gli etero come per i gay, perché quando si ha il desiderio di un figlio tutto è lecito", spiega. "Sono rimasta molto stupita dall’intervista di Dolce e Gabbana perché credevo che fossero molto più aperti e moderni. Un figlio può crescere molto bene anche in una famiglia gay".  

Un altro stilista, Renato Balestra sostiene che sui temi etici i gay debbano agire secondo coscienza: "Se Domenico Dolce non se la sente di avere un figlio è liberissimo di non farlo, ma deve avere rispetto per chi non la pensa come lui.  Capisco che Elton John si sia risentito quando i suoi figli sono stati  definiti in modo tranchant 'bambini sintetici'". Balestra racconta quindi di conoscere, negli Stati Uniti, parecchie famiglie omosessuali con bambini "felici come e più di quelli nati da nuclei tradizionali".

Come finirà adesso con la questione del boicottaggio? Enrico Lucherini, press-agent cinematografico smagato è coinvinto che "Dolce e Gabbana abbiano sbagliato anche dal punto di vista del marketing visto che il loro marchio è molto gay oriented". Ma è anche sicuro però, che la fatwa lanciata da Elton John non li danneggerà. Una campagna che  non è piaciuta per niente allo scrittore Federico Moccia: "Il divieto di parola imposto di fatto dalla popstar è una vergogna" chiarisce. "Incredibile che venga dai gay, che hanno fatto della libertà la loro bandiera". Moccia sostiene quindi che una una coppia genitoriale composta, secondo tradizione, da una madre un padre, sia l’ideale per la crescita di un bambino, ma "visto che l’amore è il primo “ingrediente”, non è detto che non possa essere garantito da due persone dello stesso sesso". Se però lo stilista Dolce non se la sente, conclude "deve essere libero di dichiararlo e di sostenerlo".


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Antonella Piperno