Dal Scampia a Bali, ecco i super latitanti arrestati nel 2012
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Dal Scampia a Bali, ecco i super latitanti arrestati nel 2012

Dieci blitz per arrestare 13 super latitanti tra cui il boss di Secondigliano Antonio Leonardi, ritenuto uno dei più importanti narcotrafficanti italiani

L'ultimo è stato Antonio Leonardi, 52 anni, ritenuto tra i più importanti narcotrafficanti di Italia, con  base operativa a Secondigliano, uomo di Marco di Lauro, figlio del superboss Paolo soprannominato Ciruzzo 'o milionario.  Ma nel 2012, gli investigatori italiani hanno catturato in Italia e all’estero, con 10 blitz, tredici grandi boss inseriti nell’elenco del Ministero degli Interni dei ricercati di massima pericolosità.
 
Il 9 marzo scorso è stata la volta in Spagna (mentre camminava tranquillamente per le strade di Jerez de la Frontera) del boss napoletano Giuseppe Polverino, considerato tra i latitanti più pericolosi d’Italia. Capace di gestire dal suo “covo” nella penisola Iberica un impero economico di oltre un miliardo di euro, Polverino, 53 anni, era il capo dell’omonimo clan camorristico. Gli investigatori hanno trovato a suo nome oltre 100 appezzamenti di terreni, 175 appartamenti, 19 ville, 141 tra box auto, negozi e magazzini. E ancora, 43 società tra cui alberghi, gioiellerie e aziende agricole oltre a 117 autovetture, 62 autocarri, 23 motocicli.

La cosca Polverino infatti spadroneggia  nelle città di Marano di Napoli,Villaricca, Quarto, Qualiano, Pozzuoli e nel quartiere Camaldoli di Napoli gestendo in regime pressoché monopolistico, la produzione e distribuzione di prodotti alimentari come farine, pane, carni, pollame, bovini, uova, caffè oltre ad  importanti attività nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo.

Quest’anno è finito in carcere anche l’ultimo della lista dei latitanti del clan dei Casalesi:Massimo Di Caterino. Soprannominato "pistuolo", Di Caterino era ricercato dal 31 marzo 2010 per associazione mafiosa, estorsione, favoreggiamento personale e reati aggravati dall'avere agito al fine di agevolare il gruppo Zagaria del clan dei Casalesi. Di Caterino, infatti, era ritenuto uno dei più fidati luogotenenti di Michele Zagaria, il boss arrestato dalla Polizia di Stato a Casapesenna il 7 dicembre 2011, dopo 16 anni di latitanza.
Di Caterino è stato rintracciato e bloccato dai poliziotti di Casal di Principe in un'abitazione della frazione Sant' Andrea del Pizzone di Francolise, nel casertano, all'interno della quale era stato realizzato un bunker ricavato all’interno del box doccia. Addosso, al momento dell’arresto, il boss aveva una pistola calibro 7,65 e 10 mila euro in contanti.

Nel 2012 è naufragato in carcere anche il sogno del boss scrittore Mario Savio. Autore di "La mala vita", Savio detto anche “o bellillo” era andato in tv da Costanzo per dichiarare pubblicamente il suo pentimento e dal palco aveva lanciato persino un appello al figlio: “Smetti di delinquere”. Ma lo scorso 29 settembre sono scattate le manette per entrambi con l'accusa di estorsione. E il boss scrittore è ritornato in carcere.

Tre in un unico blitz. Accusati di estorsioni aggravate dal metodo mafioso, il 20 novembre scorso, sono stati arrestati dalla squadra mobile i tre fratelli del boss del Michele Zagaria, rinchiuso al 41 bis dal 7 dicembre 2011. Carmine, Pasquale e Antonio Zagaria di 52, 48 e 50 anni sono finiti in carcere nell’ambito delle indagini su una serie di estorsioni commesse ai danni dell’imprenditore Roberto Battaglia, titolare di un’azienda bufalina a Capua che aveva denunciato pressioni e richieste di pizzo da parte dei Casalesi.

Meno di 10 giorni fa le porte del carcere si sono spalancate anche per il latitante Raffaele Notturno, 38 anni, considerato l’attuale reggente dell'omonimo clan camorristico. Notturno era alleato con il gruppo Abete-Abbinante, uno dei cartelli criminali in lotta nella faida per il controllo delle piazze di spaccio nel quartiere di Scampia. Il boss era ricercato da gennaio.

Ma solo un mese prima dell’arresto di Notturno è  finito in manette un altro boss di Scampia: Mariano Abete. Abete era considerato uno dei quattro latitanti tra i più pericolosi proprio della faida di Scampia. Il boss, infatti, era ricercato per associazione mafiosa e associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Abete e' stato scovato in un nascondiglio ricavato tra due pareti al quale si accedeva tramite una parete mobile con apertura azionata a telecomando nella casa della madre.

Latitanza finita anche per Francesco Matrone, boss della Camorra meglio noto come “la belva”. Sessantacinque anni, era nascosto in un’abitazione ad Acerno, al confine tra Salerno e Avellino dove è stato scovato dai carabinieri in un’operazione congiunta del Ros e del Comando provinciale dei carabinieri di Salerno. Era il numero nove della lista dei dieci latitanti più pericolosi d’Italia. Matrone deve scontare due ergastoli per duplice omicidio. Era ricercato dal 2007.

Finita in un lussuoso residence della località indonesiana di Bali, la latitanza di Antonino Vitale Messicati, capo del clan palermitano di Villabate.  Vitale, 40 anni, era sfuggito nell’aprile scorso ad un blitz delle forze dell’ordine che aveva smantellato i vertici del mandamento mafioso di Misilmeri. A favorire l’arresto del pericoloso latitante, su quale gravano accuse per i reati di associazione mafiosa ed estorsione aggravata, le intercettazioni ambientali e telefoniche e le operazioni di pedinamento di familiari e fiancheggiatori. Il blitz è avvenuto in piena notte nel residence mentre Messicati dormiva.

Dall’Indonesia  al Venezuela. Ricercato dal 2007, il boss latitante Salvatore Bonomolo è stato "beccato" il 28 agosto scorso in un centro commerciale di Porlamar, nell'isola di Margarita, Venezuela, dagli uomini della sezione Catturandi di Palermo.

Bonomolo aveva  precedenti per detenzione di armi e spaccio di stupefacenti ma dal 2000, si occupava di estorsioni. Per gli inquirenti, negli ultimi anni, Bonomolo sarebbe diventato uno degli ambasciatori dei boss siciliani in America Latina, probabilmente per nuovi affari di droga.

Anche il nome di Ettore Lanzino compariva fino al 17 novembre scorso, nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità stilata dal Ministero dell’Interno. Capo indiscusso dell’omonima cosca della ‘ndrangheta cosentina, è stato arrestato dopo oltre quattro anni di latitanza nel corso di una vasta operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza e dal Ros.
Il boss è stato "scovato" in un appartamento di un quartiere residenziale di Rende, alle porte di Cosenza, dove si era nascosto insieme al suo luogotenente Umberto Di Puppo e al proprietario dell’appartamento. Da lì, gestiva gli affari della cosca.
Ettore Lanzino, 57 anni, accusato di associazione mafiosa e omicidio, era già stato condannato all’ergastolo lo scorso aprile dalla Corte d’Assise di Cosenza, per esser stato riconosciuto come mandante di due omicidi compiuti nel 1999, quello di Vittorio Marchio e di Marcello Calvano.

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Nadia Francalacci