Bugie e antiterrorismo. A scuola per scoprire i kamikaze
A. Luce
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Bugie e antiterrorismo. A scuola per scoprire i kamikaze

Gli agenti seguono corsi sul linguaggio della menzogna, per la prevenzione del terrorismo. Lo psicologo Antonio Luce spiega come si fa

Riconoscere un kamikaze dallo sguardo? Capire se un uomo o una donna sono pronti a farsi esplodere oppure semplicemente stanno mentendo durante un interrogatorio? Teoricamente è possibile. Basta capire se ci sono delle incongruenze tra il linguaggio verbale e quello del corpo.

“Certamente non è semplice- spiega a Panorama.it lo psicologo Antonio Luce - ma inconsciamente gli esseri umani trasmettono tanti piccoli dettagli, atteggiamenti che “letti” assieme alle parole possono svelare una realtà completamente diversa rispetto a quella che ci viene descritta”.

Sembra quasi impossibile eppure capire se un soggetto sia intento a compiere un attentato terroristico o un delitto efferato è davvero possibile. Così come è possibile “decifrare” audio di interrogatori e intercettazioni telefoniche, facendo emergere le reali intenzioni della persona.

Antonio Luce è anche docente del corso “Il linguaggio della menzogna nell’Antiterrorismo” svolto in 24 questure d’Italia e autore del libro Il linguaggio del corpo svela tutto, sta cercando di insegnare alle forze dell’ordine come riconoscere quegli atteggiamenti “pericolosi” che spesso i terroristi o assassini celano dietro a delle bugie.

L'allerta terrorismo è a livelli altissimi in tutta Europa e ovviamente anche nel nostro Paese. Che cosa insegna lei agli agenti della Polizia di Stato?
“Innanzitutto come riconoscere le false dichiarazioni che vengono rese durante un interrogatorio oppure durante l’acquisizione di informazioni su un reato appena commesso ma anche durante una richiesta di soggiorno. Una buona parte del mio corso è focalizzato proprio sulla mole di informazioni che deve essere elaborata dagli Uffici immigrazione delle questure”.

Ma quali sono gli atteggiamenti che indicano se il soggetto sta mentendo?
Nell’uso più comune, il toccarsi il naso. Ma questo movimento di per sé è soggetto a molte interpretazioni. Ci sono almeno tre scuole di pensiero che danno di questo movimento una interpretazione differente. C’è quella che indica che il soggetto è un bugiardo, quella che sostiene che il soggetto non stia raccontando tutta la verità e la scuola di pensiero che invece riconosce quel gesto come la manifestazione di un disagio o addirittura l’esatto opposto rispetto alla domanda che gli è stata posta. Dobbiamo però dire, che lo studio della corpo e della gestualità ha fatto notevoli passi in avanti negli ultimi anni e l’interpretazione di un gesto data una decina di anni fa è davvero distante dalla realtà attuale. Non possiamo non considerare il cambiamento che ha generato sui soggetti, la forte interazione con le nuove tecnologie.

Ci spieghi meglio…
Le persone sono abituate a posare davanti agli obiettivi delle telecamere, dei telefonini quindi le dichiarazioni che vengono rilasciate, ad esempio, a seguito di un delitto ad un giornalista televisivo sono molto più difficili da decifrare. Saranno pochissimi gli attimi in cui il soggetto intervistato, sarà spontaneo e quindi lascerà ‘trapelare’ qualche incongruenza. Forse la prima intervista è quella più ‘naturale’ poi già da quella successiva, il soggetto modifica completamente il proprio atteggiamento. Durante i miei corsi sono oggetto di studio, ad esempio, le dichiarazioni televisive di Michele Misseri o di Freddy Sorgato. Con attenzione si possono notare moltissime incongruenze tra il verbale e il linguaggio del corpo. Stessa analisi può essere fatta su una ripresa di un interrogatorio effettuato in caserma o in questura.

Dunque non basta toccarsi il naso per stabilire se il soggetto sta mentendo. E allora come si fa a "scovare" il bugiardo ?
Occorre analizzare e riscontrare “più segnali positivi” nella direzione della bugia. Ovvero. Se il soggetto a seguito di una domanda si tocca il naso, il solo gesto non può darci una certezza ma se alla ripetizione di quella stessa domanda anche formulata in modo differente si ha la ripetizione di una gestualità che indica che il soggetto non desidera affrontare quell’argomento, si capisce perfettamente che sta mentendo. Ad esempio. Se dopo essersi toccato il naso, si spazzola la forfora sulla giacca oppure tende a spazzolare il tavolo come se ci fossero delle briciole, indica chiaramente che quel soggetto sta allontanando mentalmente quel pensiero e tende a farlo attraverso un gesto fisico che lui manifesta eliminando un qualcosa.

Questo studio può essere importante anche nella lotta al terrorismo?
Certamente. È molto importante decifrare i segnali di false dichiarazioni tanto quanto capire da una intercettazione telefonica le reali intenzioni del soggetto. Poi non meno importante è lo studio dell’espressione del viso di soggetti che sono intenti a compiere un reato e capire se si tratta di un istinto autoaggressivo o aggressivo. In sostanza se si tratta di un kamikaze oppure no.

Quali possono essere, ad esempio, tre atteggiamenti che possono far trapelare l’istinto omicida?
Sopracciglia aggrottate, innalzamento della palpebra, tensione sotto gli occhi. Sono questi i tre elementi distintivi sul volto di un uomo che sta premeditando un atto di violenza.

Il suo corso viene utilizzato anche per scovare le vittime del bullismo e per individuare l'amante tra un gruppo di donne o di uomini. Come è possibile?

Anche qui è il corpo che parla. Ad esempio per individuare l'amante di una persona basta sorprendere il soggetto, al quale è rivolta la domanda, a mordersi il labbro superiore. Se un soggetto morde istintivamente il labbro superiore, dimostra di essere attratto sessualmente da quella persona mentre se dovesse mordicchiare quello inferiore, vuol dire che è un tipo affettivo e non ha nessun legame sessuale con il soggetto. Ma questo, ovviamente, è solo uno dei tanti 'segreti' che il corpo può svelare.   

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Nadia Francalacci