Brindisi: nella testa dell'assassino
(Ansa)
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Brindisi: nella testa dell'assassino

Per Massimo Picozzi l'attentatore di Brindisi è un malato paranoico, ma lucido

La vera domanda è "Come mai non ci siamo accorti prima che stava male". Secondo il criminologo Massimo Picozzi il contorno psicologico di Giovanni Vantaggiato, reo confesso attentatore della scuola Morvillo Falcone a Brindisi, è quello di un uomo malato. "Se è stato lui e se ha messo la bomba per vendetta siamo di fronte ad una personalità paranoide con tratti persecutori, non ci sono dubbi" .

Cosa scatta nella mente di un uomo qualunque, di un pensionato che all'improvviso si trasforma in killer?

"Prima di tutto è sbagliata la premessa. Di certo la molla non è scattata all'improvviso, ma è frutto di un odio e di un risentimento che magari covava dentro da anni. E poi siamo sicuri di essere di fronte al ritratto psicologico di una persona 'normale'?  La prima cosa che emerge in tutta la vicenda è la grande discrepanza tra la motivazione addotta e l'azione criminale messa in atto.

Come si spiega questa discrepanza?

"Si spiega analizzando il profilo psicologico del paranoico. In gergo medico non mi stupirei se dopo la perizia psichiatrica la sua personalità venisse identificata come quella di un querulomane. Si tratta di quelle persone vendicative, che si lamentano sempre, che fanno decine di denunce per qualsiasi cosa, che si sentono perseguitati, truffati, presi in giro dal mondo e che per questo covano rabbia e risentimento.

Da qui a mettere una bomba in una scuola ce ne passa...anche perchè da quanto risulterebbe gli studenti non erano certo il suo obiettivo

Il concetto da mettere a fuoco è quello di vittima sostitutiva. La sua idea potrebbe essere stata qualla di fare casino a prescindere, di farsi notare colpendo un luogo simbolico. Qualsiasi obiettivo sarebbe andato bene, l'importante era 'farsi giustizia'.

Ci sono dei segnali che avrebbero permesso di identificare una tendenza di questo tipo?

Di sicuro, ma bisogna saperli cogliere. Forse è sempre stato preso sotto gamba e nessuno lo ha mai considerato come un 'paranoico' potenzialmente pericoloso. C'è da dire che le personalità con tratti simili alla sua sono a centinaia. Basti pensare al proprio ambiente di lavoro. In qualunque situazione c'è sempre quello che si lamenta, che litiga con tutti, che sembra in guerra col mondo. La rabbia patologica raramente si traduce in azione delinquenziale, ma accade. Siamo di fronte ad un gesto eccezionale che si sviluppa in una mente malata.

Verrà chiesta una perizia psichiatrica?

Qualunque difensore la richiederebbe. Bisogna capire tutto quello che c'è nella sua testa. Però non bisogna confondersi. Raramente quando vengono eseguite perizie psichiatriche l'esito in qualche modo influisce sulla pena perchè il discrimine è se l'eventuale vizio di mente ha in qualche modo tolto la libertà di scegliere. Si può essere malati ma responsabili e in questo caso non ci sono scontri. Il più delle volte accade questo.

Progettare e mettere in atto un simile attentato fa pensare ad un uomo lucido?

Sicuramente non ci è arrivato dall'oggi al domani. Avrà avuto una ruminazione ossessiva per mesi. Se di 'clic' si può parlare non è stato di certo quando ha messo la bomba, ma forse il giorno della prima denucia, del primo abuso che l'uomo pensava di avere subito. Quello che resta in questa storia è la disperzione per la morte di una ragazza di 16 anni e il conforto nel sapere che l'assassino era solo un pirla.

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Barbara Massaro