Il blocco stipendi e il caos nelle forze dell'ordine
Getty Images
News

Il blocco stipendi e il caos nelle forze dell'ordine

Colonnelli a 1000 euro al mese e straordinari mai pagati. Il Cocer: "A rischio la sicurezza dei cittadini"

Colonnelli al comando di complicate operazioni militari che guadagnano poco più di 1000 euro al mese. Allievi in servizio da 10 anni – a rischiare la vita fuori da confini – che ora potrebbero perdere il posto di lavoro come dei precari qualsiasi. E’ il caos in cui sono finite negli ultimi anni le forze dell'ordine italiane che minacciano lo sciopero dopo la decisione del governo di prolungare il blocco gli stipendi della pubblica amministrazione, attivo ormai dal 2010. “A dire il vero non possiamo nemmeno scioperare – sbotta Leonardo Mangiulli, delegato nazionale del Cocer, l’organo che rappresenta congiuntamente Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Finanza – perché per i membri della PA lo sciopero non previsto dalla Costituzione”.

Aperto il vaso di Pandora ecco che si scopre come da tempo i militari lamentassero condizioni ai limiti del praticabile: “Dobbiamo tagliare su tutto. Non ci sono soldi per le esercitazioni e anche i mezzi sono sempre più scarsi, eppure – assicura Mangiulli – non abbiamo mai penalizzato la sicurezza dei cittadini. Come? Per anni abbiamo lavorato fuori orario, con straordinari non pagati, ma ora la situazione rischia di diventare pericolosa per chi dobbiamo tutelare oltre che ingiusta per le nostre famiglie”. Le forze dell'ordine vorrebbero solo quello che gli spetta e tornare a essere trattati – dal punto di vista salariale – come "normali cittadini", e lavoratori. 

Il blocco degli stipendi degli ultimi anni infatti ha fatto sì che agli avanzamenti di ruolo non corrispondessero altrettanti scatti di stipendio, creando situazioni assurde. Come quella dei colonnelli dell'esercito, pagati come militari di tre o quattro gradi inferiori con stipendi che vanno dagli 800 ai 1200 euro al mese. “Un colonello ha responsabilità amministrative e penali, soprattutto rispetto all'incolumità dei suoi sottoposti, infinitamente superiori a quelle ad esempio di un Caporale Maggiore. Non si possono non considerare certi fattori di un mestiere che racchiude al suo interno un così alto tasso di rischio”.

“Ci sono zone di guerra – continua Mangiulli, che è anche fuciliere dell'esercito – in cui la probabilità di contrarre malattie è altissimo. In alcuni casi le epidemie scoppiano non appena arriviamo sul posto. Eppure siamo sempre rimasti fedeli alle nostre responsabilità di difendere i cittadini e la Costituzione. Adesso però siamo bel oltre il limite dell'esasperazione”. 

Il rischio è che per protestare i militari siano costretti a violare quella proprio quella Costituzione che loro stessi hanno sempre fatto rispettare: “Faremo tutto ciò che è legalmente possibile per manifestare contro la decisione del governo, il quale ora ci deve dare delle risposte. – conclude il delegato del Cocer  – Prima di tutto con le dimissioni del Ministro Madia e di tutti i vertici del Ministero, che sono quelli che non hanno mantenuto la promessa di sbloccare gli stipendi entro l’inizio del 2015”. Promessa che sarebbe anche prevista dalla legge. La stessa che ora l’esercito chiede a Renzi di rispettare. 

I più letti

avatar-icon

Teobaldo Semoli