'Ho messo il volto di mia moglie sotto il relitto della Concordia'
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'Ho messo il volto di mia moglie sotto il relitto della Concordia'

Il gesto di un uomo che ha aspettato per un anno il cadavere della donna morta nel naufragio del 13 gennaio scorso

“Circonfuse per brevi istanti di luce solare si dissolsero nel crepuscolo del mare”. Non è solo emozionante, ma fa piangere vedere un uomo deporre a 500 metri dalla carcassa della Costa Concordia, a 25 metri di profondità una targa in memoria della moglie scomparsa, in “brevi istanti”, proprio come recita la poesia impressa sulla targa, la notte del 13 gennaio di un anno fa.

Non fa emozionare ma piangere vedere le immagini del filmato e sapere che quell’uomo, sessantacinquenne, scortato e preso sottobraccio da due sommozzatori della Guardia Costiera non indossava la muta da sub ormai da decenni e il suo fisico non era più addestrato a raggiungere quelle profondità.

E si trattengono con difficoltà le lacrime se si prova ad immaginare che cosa può aver vissuto Elio Vincenzi nel fissare ad uno scoglio l’immagine sorridente di sua moglie Maria Grazia Tricarichi, sapendo che il  suo corpo o quel che ne è rimasto, era ancora lì da qualche parte incastrato tra le lamiere accartocciate della nave. Eppure Elio Vincenzi ce l’ha fatta, ci è riuscito. La sua volontà ha superato ogni difficoltà e ostacolo.

Il suo unico desidero, dopo aver perso la speranza di riabbracciarla, era infatti quello di poter affidare alle profondità del mare un ricordo della sua Maria Grazia, moglie e madre di Stefania. E sei mesi dopo il naufragio, il 14 luglio, si è immerso.

Sono trascorsi 365 giorni e di Maria Grazia Tricarichi ancora nessuna notizia. E’ una dei due naufraghi ancora dispersi, una delle 32 vittime del naufragio della Costa Concordia.

Il suo corpo non è ancora stato trovato e neppure i suoi indumenti o qualcosa che le fosse appartenuto e indossato in quella tragica sera. “Aspetto. Io aspetto che mi riportino qualcosa su cui piangere, qualcosa per poter fare un funerale- racconta a Panorama.it, il marito - è trascorso un anno e sono sempre più convinto che il corpo di mia moglie sia rimasto schiacciato tra lo scoglio de Le Scole e la Costa Concordia. Me lo sento, mia moglie è stata sepolta dalla nave”

Elio Vincenzi è sereno ma spesso interrompe il suo racconto per l’emozione o per l’accavallarsi dei ricordi. “Mi sono raccomandato con gli operai che stanno lavorando alla rimozione e con la Costa Crociere affinché prestino la massima attenzione durante le fasi di recupero perché in quel momento il corpo di Maria Grazia tornerà a galla”.

Ma in questo anno come ha vissuto? Con rabbia, dolore? Come ha cambiato la sua vita il naufragio della Costa Concordia..

“Non ha cambiato solo la mia vita ma soprattutto quella di mia figlia Stefania che la notte del naufragio era in crociera con la madre e che si è salvata solo perché mia moglie l’ha spinta su una scialuppa. Dal 13 gennaio io mi sono ritrovato solo: senza moglie ma anche senza figlia. Stefania è stata mesi senza rientrare in questa casa. Non voleva tornare senza sua madre. E si è fermata a vivere a Palermo, nell’abitazione del fidanzato. Ho provato a convincerla a tornare da me ma è stato impossibile”.

Dopo quanto tempo sua figlia è tornata da lei?
“Dopo 4 lunghissimi mesi. Si è diplomata e poi è ritornata nella sua casa”
Che cosa le ha detto di quella notte e degli ultimi attimi di vita di Maria Grazia?
“Niente. Niente. Mia figlia non è riuscita ancora a parlare di quella notte e di sua madre. Ho provato a chiedere ma la psicologa che ce l’aveva in cura mi ha detto di non insistere. Dovrà essere Stefania a parlarne spontaneamente.”

E lei adesso come vive?
“Solo, in questa grande casa. A volte viene a farmi compagnia mia cognata. E poi penso tanto. E faccio anche tante ricerche”

Che cosa sta cercando?
“Mi sono procurato molti atti del processo e anche la trascrizione della scatola nera che mi sono ascoltato più volte. E c’è una cosa che però mi ha un po’ infastidito”

Quale cosa?
“La difesa del comandante Francesco Schettino. Il suo avvocato nella memoria difensiva ha scritto che il comandante è scivolato nella scialuppa e quindi non ha abbandonato la nave. Ma gli orari ai quali il legale fa riferimento vengono sconfessati dalla telefonata di De Falco, quello della Capitaneria di Porto di Livorno ma soprattutto dalla telefonata di mia moglie con il mio migliore amico. La conversazione di Maria Grazia si interrompe alle 24 e 12 minuti perché la nave si piega violentemente sul lato e mia moglie finisce in acqua. Ma la conversazione di Schettino con De Falco risale a molti minuti prima quindi non è possibile che lui sia stato sbalzato nella scialuppa nell’attimo in cui la nave ha perso stabilità. Insomma mi hanno dato fastidio tutte queste speculazioni. Non voglio puntare il dito verso Schettino o meglio non solo su di lui. Per l’idea che mi sono fatto ci sono molte corresponsabilità”.

In attesa che sua figlia riesca a parlare con lei degli ultimi attimi di Maria Grazia, come ha deciso di ricordarla?
“Tra me e mia moglie c’erano 14 anni di differenza e io ho sempre pensato che sarei morto prima io di lei e che forse non sarei riuscito a vedere dei nipoti. La vita, invece, ha capovolto i nostri destini. Così ho deciso che adesso il mio compito è quello di lasciare qualcosa a futura memoria, ai nipoti che Maria Grazia non vedrà più e forse neanche io: dal 13 gennaio 2012, sto raccogliendo immagini, filmati e articoli di giornali che parlano di mia moglie. E continuerò a farlo fino a quando questa vicenda non si sarà chiusa. Ho deciso che questo sarà il mio obiettivo”.      

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Nadia Francalacci