Affitti a studenti? In nero e senza contratto
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Affitti a studenti? In nero e senza contratto

Abbiamo provato a cercare una stanza. Tante possibilità, una sola costante: contratto? No solo contanti

Una casa ad ogni costo. Si, ma a quale? A settembre, con l’inizio dell’anno accademico, per chi a Milano ha una casa o una stanza da affittare  è momento di affari. I giovanissimi si accontentano anche di un letto in camera doppia da condividere con un coinquilino (si spera simpatico).  Ma esiste la casa ideale? In che zona sarà meglio affittarla? C’è  una metro nelle vicinanze? Che locali ci sono nei dintorni (e si perché non c’è solo lo studio, ma anche un po’ di divertimento serale)? E che tipo di contratto scegliere? Annuale? Semestrale? Bacheche universitarie cariche di annunci, ma anche siti internet da consultare, tanto passaparola.  Di lavoro ce n’è. Penna e carta sempre pronti per segnare all’occorrenza numeri di telefono e indirizzi, la corsa all’appartamento migliore.

Dove? Si sceglie dove affittare una stanza in base alla comodità, alla vicinanza con l’università, ma soprattutto alla cifra a disposizione. A che prezzo? Un monolocale costa in media dalle 900 euro in su, un posto letto in doppia da un minimo di 370 euro ad un massimo di 450 euro, la camera singola (richiestissima) ha una forbice di offerta tra i 600 e i 1200 euro. Le zone più care sono quelle del centro, la zona Navigli, Fiera e Cadorna. Come se non bastasse, secondo un sondaggio di “Solo Affitti” l’Imu nel 2012 ha fatto aumentare i canoni d’affitto del 90% in alcune zone del centro di Milano, pari a  100 euro in meno nel portafoglio degli studenti e dei loro genitori.  Dopo aver selezionato zona, tipologia e prezzo lo step successivo è l’appuntamento con il padrone di casa e la visione della stanza. Capita spesso di entrare in case orrende, di trovare un letto a castello in ferro vecchio venduto come “letto soppalcato”, monolocali al piano terra con affaccio sulla cucina di un ristorante, case di ringhiera fatiscenti spacciate come “contesto originale”. Una vera giungla che rischia di trasformare gli anni di università in un incubo.

Le fregature sono tante e la trattativa con i proprietari di casa mette a dura prova anche lo studente più adattabile.

La sede centrale del SUNIA (in via Giambellino a Milano) potrebbe essere un porto sicuro per informarsi e denunciare illegalità, eppure, come gli impiegati ci raccontano telefonicamente, sono pochi quelli che usano il servizio: “Qualche genitore chiamato a fare da garante nella firma del contratto per la casa del figlio ci consulta per avere informazioni, tanti raccontano situazioni spiacevoli, ma pochissimi decidono di proseguire nella denuncia. Si teme di lasciare il proprio ragazzo senza casa e la ricerca di un nuovo alloggio è così dura che scoraggia anche chi è stato vittima di truffa”.

Come riportato in una nota del 2010 (ultimi dati ufficiali raccolti dal SUNIA) sono 40-45 mila gli studenti a caccia di un alloggio sostenibile e i dati sulle truffe e i raggiri sono notevoli: “Contratti transitori irregolari o intestati al genitore e non registrati; affitto ad un titolare e sub-affitti collegati; diritto al subentro di altri studenti negato al contraente e riservata, invece, al proprietario la possibilità di nuovi inserimenti; affitto posti letto con violazione delle norme sugli affittacamere; locazioni parziali con riserva fittizia di una stanza; irregolarità di accollo sugli inquilini delle spese condominiali”.

Con  l’aiuto di un paio di complici ingaggiati nel ruolo di studenti-lavoratori a caccia di casa, abbiamo consultato alcuni tra i siti più cliccati per la ricerca di stanze in affitto e abbiamo fatto qualche telefonata. Alle domande specifiche sulle modalità contrattuali non c’è rimasto che incassare una  serie di “Ne parliamo personalmente”. Ma non solo. Ci siamo anche imbattuti in posti letto a Cologno Monzese in camera tripla a 300 euro, in un appartamento per 8 persone con contratto nominale di 10 mesi e entrata con doppia mensilità da pagare come cauzione. Ogni proprietario fa come gli pare. Mettendo da parte le situazioni da sovraffollamento improponibili e rimanendo sul legale, un ragazzo (audio 1), ci dice chiaramente che il contratto è  a suo nome e che non potrà esserci intestato nulla a meno che non decidiamo di rimanere in casa per almeno due anni (così anche se volessimo usarlo per detrazioni o borse di studio non potremmo). C’è solo un Iban sul quale versare il canone alla proprietaria. E poi…”Perché tutte queste domande?”. In un altro caso (audio 2) ci viene  chiaramente detto che si può entrare in casa anche senza aver firmato un contratto. E la padrona si gode il suo bel gruzzolo in nero.

Un vero inferno immobiliare, nel quale muoversi con tanta pazienza e con le giuste conoscenze.

Ecco poche regole necessarie: non c’è obbligo di firmare un contratto annuale (basta uno da 6 mesi o da 36 mesi), tranquillizzarsi sul fatto che il proprietario non può cacciarci di casa prima della scadenza pattuita e che ogni affittuario può lasciare l’appartamento con disdetta tramite raccomandata con 6 mesi di preavviso, sapere che il canone può essere aggiornato annualmente, ma non otre il 75% dell’indice Istat e che un contratto regolare è utile per le deduzioni IRPEF (si ha diritto come fuori sede al 40.5%).  Un altro consiglio è quello di prendere in considerazione solo gli annunci che fanno riferimento alla presenza di un contratto. E ricordatevi che siete giovani, ma non fessi.

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Monica Di Liddo