"Dalla libertà della donna si misura la democrazia"
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"Dalla libertà della donna si misura la democrazia"

Prima l'inferno delle violenze subite dai mariti, poi la rinascita con l'aiuto del Soccorso Rosa dell'ospedale San Carlo di Milano. Tre testimonianze

"La violenza contro le donne è ''barbarie''. La libertà delle donne è misura della democrazia". Sono le parole twittate in occasione della Festa della donna dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Poche parole che esprimono il dolore per un fenomeno, quelle delle violenze sulle donne, che in questi ultimi mesi ha raggiunto livelli davvero allarmanti.

"Siamo davanti a numeri drammatici - ha detto l'assessore della Regione Lombardia alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Simona Bordonali commentando i dati diffusi dalla Corte d'Appello di Brescia sul fenomeno della violenza sulle donne - si parla infatti di 515 denunce per stupro nel 2014 nelle province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova. E anche negli ultimi giorni si sono verificati solo sul territorio lombardo episodi sconcertanti di violenza o di tentativi di violenza sulle donne. Si tratta di un crimine odioso e insopportabile e chi si macchia di questo reato deve essere messo nelle condizioni di non poterlo commettere piu'".

Secondo l'assessore Bordonali in Italia "si parla tanto" ma si agisce sempre poco. "Mostrare il proprio sdegno - ha aggiunto - solo in occasione della Festa della donna non serve a nulla". Simona Bordonali, infatti, propone la castrazione chimica per chi si macchia di questi ai danni delle donne e di minori. "È giunto il momento di introdurre anche in Italia la castrazione chimica per pedofili e stupratori, pratica per altro già utilizzata in diversi Paesi civili, sia in Europa che nel resto del mondo- conclude - nell' ultimo periodo si sono verificati troppi episodi che lasciano trasparire una pericolosa deriva culturale, riferita a una concezione della donna come essere da sottomettere".

Panorama.it ha raccolto tre testimonianze di donne che hanno subito violenze e maltrattamenti ma rivolgendosi al Soccorso Rosa, un servizio offerto dall'Ospedale San Carlo di Milnao, hanno ricominciato a vivere.   

Pamela

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"Ero una donna realizzata professionalmente, indipendente economicamente e con una vita sociale ricca e appagante. Mi trasferii in un'altra regione per lavoro e lì conobbi quello che sarebbe diventato il mio futuro marito. M'innamorai, restai incinta in meno di un anno, e quando mi chiese di sposarlo e trasferirmi con lui all'estero per un incarico di lavoro che gli era stato affidato e che l'avrebbe trattenuto in un altro continente per quattro anni, lo seguii. Lasciai il lavoro, la famiglia, gli amici, e mi preparai ad iniziare una nuova avventura di vita, insieme a lui e alla bimba in arrivo.

Poco dopo il nostro trasferimento, iniziarono gli episodi di aggressione verbale, psicologica e fisica. Inizialmente erano radi e sporadici, ma profondamente destabilizzanti e dolorosi. Lui attribuiva i suoi eccessi d'ira a me e alle mie "provocazioni"; io, se da una parte mi rendevo conto di vivere un rapporto non sano, dall'altra cedevo al senso di colpa insinuato in me dalle sue accuse, al desiderio di costruire una famiglia, all'ingenuo pensiero che il mio comportamento potesse determinare la riuscita o la disfatta del mio matrimonio. Gli episodi iniziali di violenza erano seguiti da periodi di convivenza pacifica, a tratti idilliaca, da dichiarazioni d'amore e pentimento. L'alternarsi di dolori e gioie mi rendeva fragile. La vergogna m'impediva di confidare ad altri quanto accadeva tra le mura di casa.

Non avevo occhi neri nè lividi come quelli che immagini indicare una situazione di violenza grave, e cercavo di lenire come potevo le ferite dell'anima. Così ho sopportato sino a quando la bimba ha compiuto 6 mesi.

La violenza nel frattempo si era fatta sempre più frequente. Sono stata minacciata di morte ripetutamente, soffocata al punto di temere per la mia vita, aggredita anche mentre tenevo mia figlia in braccio...ma quasi sempre senza riportare lesioni visibili. Colui che mi umiliava e mi maltrattava quasi quotidianamente, stava ben attento a fare in modo che io non potessi mostrare ad altri i segni delle sue violenze.

Non lasciavo quasi mai mia figlia sola con lui, ma nelle poche occasioni in cui questo è successo, rincasando ho trovato sul suo corpicino i segni delle sue mani. Aveva sempre una buona spiegazione, e la capacità di ribaltare la responsabilità su di me. Mi faceva apparire, ai suoi amici e colleghi, come pazza. Diceva che soffrivo di depressione post-partum, che ero ossessiva e gelosa, incapace di prendermi cura della mia famiglia. Creava ad arte situazioni in cui io potessi apparire al mondo esterno come instabile e depressa.

Un giorno rincasai, trovai la bimba in lacrime e con strani segni addosso. Quando lui uscì di casa salii su un taxi e la portai in ospedale. M'interrogarono, capirono che ero una donna maltrattata, ma mi ritrovai d'improvviso di fronte alla polizia e agli assistenti sociali in un paese straniero, in cui la vittima che aveva subito maltrattamenti protratti esponendo un minore ad una situazione di violenza domestica rischiava l'accusa di "complicità" e l'allontanamento dei figli. Ho avuto paura del giudizio delle autorità e delle ripercussioni da parte di mio marito, e non ho denunciato.

Poco dopo sono rientrata in Italia, ho incontrato Soccorso Rosa, e grazie a loro ho avuto il coraggio di chiedere la separazione legale.
Questo accadeva 3 anni fa.


Francesca

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"Mi chiamo Francesca sono una donna di 40 anni, lavoro e sono sposata da 7. Quattro anni fa è nata la mia bambina. Il matrimonio è partito bene: mio marito era affettuoso e mi coccolava. Io lavoravo tutto il giorno e rientravo a casa serena e soddisfatta. Poi durante una serata, insieme, abbiamo deciso di avere un figlio che è arrivato subito.

Ero veramente felice di dare la notizia a mio marito ma proprio quel giorno lui non l'ha presa bene e si è arrabbiato, all'inizio solo alzando la voce e poi ha iniziato a spintonarmi.

Sono rimasta stupita e incredula. Pensavo potesse essere una bella gravidanza, la mia prima figlia, e invece sono stata costretta a lasciare il lavoro.  Ma le cose sono andate sempre peggio. Se sbagliavo qualcosa in casa, mio marito prima mi diceva che ero stupida e non capivo niente, poi mi picchiava...e li è iniziato il mio incubo.

È difficile essere ascoltata e creduta senza essere ritenuta pazza. Che poi è quello che succede quando finalmente sei stanca e cerchi di separarti da quello che una volta era il tuo principe.  Ma io aveva capito, dopo tante umiliazioni e botte, che dovevo aiutare quella creatura che sarebbe nata...mi sono decisa, ho trovato il coraggio e l'ho fatto.

Mi sono rivolta a Soccorso Rosa. Il centro mi ha accolta e ascoltata, mi ha dato consigli e supporto personale, professionale e legale. Mi ha spronata a non aver paura e mi ha fatto capire che potevo farcela ad uscire da tutto quell'incubo."


Virginia

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"Ho vissuto per anni un disagio profondo derivante da una convivenza matrimoniale con un uomo alcolista e dipendente da droghe.  Dopo essermi sposata con lui il mondo mi è improvvisamente crollato addosso senza che me ne rendessi conto: ho perso l'attività professionale e susseguentemente a questa è arrivato anche il disagio economico, sociale e culturale insomma la solitudine completa. Ma la solitudine si è accompagnata alla perdita della autostima.

Vivevo nel panico, dormivo grazie ai farmaci e non riuscivo a riprendere mia vita. C'era solo una immensa tristezza anche perché non riuscivo ad aiutarmi e ad aiutare la persona che amavo

Poi mi sono rivolta a Soccorso Rosa e ho trovato attenzione e affetto. Con il loro aiuto e sostegno e suggerimento mi sono come "risvegliata" e ho iniziato un percorso che mi ha portato a trovare il coraggio di separarmi dall'uomo che amavo e per il quale non potevo fare nulla.  Mi sono resa conto della necessità di salvare la mia vita... 'preziosa'!!

Malgrado la difficoltà del percorso, tramite il profondo e rigoroso aiuto del Soccorso Rosa, dopo anni della loro attenzione mi sono liberata del male che mi stava uccidendo giorno dopo giorno e la separazione si e concretizzata: il Tribunale di Milano ha sentenziato la mia separazione e ha vietato la presenza del mio ex-marito a partire del 30 dicembre 2010.

 Dopo quella data, piano piano, mia vita è cominciata a sbocciare come un fiore. Sempre accompagnata dal Soccorso Rosa  ho iniziato un corso di Biodanza e unop per la pratica meditativa di Sahaja Yoga. Io sono rinata, sto riprendendo la mia vita. Adesso mi manca ancora uno equilibrio economico e un ritorno definitivo d'impegno professionale. Intanto però svolgo attività di volontariato".  

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Nadia Francalacci