Ma Sanremo andrà davvero in pareggio?
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Ma Sanremo andrà davvero in pareggio?

Antonio Verro ci spera, ma spiega che è un atto di fede perché i bilanci del Festival non vengono mai sottoposti al consiglio

«Per la prima volta nella storia del festival, Sanremo avrà un saldo attivo». Lo ha annunciato trionfante il direttore di Raiuno Giancarlo Leone nella prima conferenza stampa del festival. «Già l’anno scorso» ha detto Leone «Sanremo è stato a costo zero, grazie alla copertura raggiunta alla fine del festival, e quest’anno grazie alla formula scelta, dalla direzione artistica ai conduttori agli ospiti, e al modo in cui Raiuno e Rai Pubblicità hanno lavorato, a fronte di 11 milioni di costi per la Rai e 7 milioni per la Convenzione con il Comune, abbiamo una copertura certificata di ricavi pubblicitari pari a 20 milioni 200 mila euro. E a questa cifra  si possono anche aggiungere 600 mila euro di incassi netti per la vendita dei biglietti all’Ariston».

Insomma, c’è pure il guadagno.Tutto è bene quel che finisce bene. quindi? La Rai risponde  così, a testa alta, alla figuraccia e alla bacchettata ufficiale inferta alla vigilia del Festival dalla Corte dei Conti, con venti milioni di rosso riscontrati per i Festival 2010, 2011 e 2012? E’ quello che si augura, con una certa vis polemica il consigliere d’amministrazione Rai di area forzista Antonio Verro: «Apprendo con piacere che quest’anno i conti siano in attivo. Ma è un atto di fede, noi non abbiamo visto niente».

Verro spiega infatti che sul tema Sanremo, i consiglieri non  toccano palla. Non gli vengono cioè mostrati conti, preventivi, resoconti finanziari : «E’ una prassi consolidata che non ho mai condiviso».

Le regole della Rai ante Gubitosi prevedevano infatti che ai consiglio d’amministrazione venissero sottoposti spese e contratti che superavano i 2,5 milioni di euro. Regola che veniva aggirata, chiarisce Verro, con lo spacchettamento dei vari contratti». Con l’avvento di Gubitosi e Anna Maria Tarantola  il tetto relativo alla competenza dei consiglieri d’amministrazione è salita ai contratti superiori ai dieci milioni, cifra in cui comunque  rientra il Festival. «Ma la pessima abitudine di non portare alcunché in consiglio continua», puntualizza Verro. Il consigliere, però oltre che per la modalità con cui vengono gestiti i conti,  è infuriato  per la  presenza sul palco dell’artista gay Rufus Wainwright, autore di Gay Messiah, dove si annuncia l’arrivo di un messia omosessuale. « Leone mi ha rassicurato in conferenza stampa, ma io non mi sentirei sicuro neanche se Wainwraight andasse sul palco a cantare l’inno di Mameli. La sua presenza,  voluta da un’azienda pubblica legittima la blasfemia. E la Rai non può permetterselo».

Contenuti e messaggi canori che invece non interessano Renato Brunetta, deciso a non mollare sui costi: «In questi giorni si sono moltiplicati gli annunci di ospiti, ospitini e pseudo ospitoni vari che allieteranno le serate sanremesi. Ma della trasparenza dei costi, dei compensi dei conduttori e partecipanti nessuno osa parlare. Quanto costerà alle casse dei contribuenti questo festival della canzone italiana»?

Brunetta evidentemente non si  fida dei proclami ottimisti del direttore di Raiuno. Restio  a credere che in soli due anni la Rai abbia risalito la china. L’analisi dei giudici della Corte dei Corti su Festival che alla vigilia avevano presentato preventivi ben più rosei della realtà, infatti è stata feroce: ha evidenziato che tra il 2010 e il 2012 (ma Leone guida Raiuno solo dal novembre del 2012) viale Mazzini ha accumulato un rosso di oltre 20 milioni di euro. L’emorragia di denaro si riferisce alle edizioni condotte da Antonella Clerici e Gianni Morandi (che fece anche il bis): un saldo negativo di 7,8 milioni per il 2010, 7,5 per il 2011 e 4,8 per il 2012.

Ma non si è sottratto alle polemiche neanche Paolo Bonolis, che dovrebbe condurre il festival del prossimo anno: per salire sul palco dell’Ariston nel 2009 intascò un milione di euro cifra stratosferica  che fu dimezzata alla Clerici («solo» 500 mila nel 2010). Un anno dopo, quando sul palco salì Gianni Morandi le spese erano aumentate del 2,8% rispetto al 2010: a pesare maggiormente erano stati i costi per le «risorse artistico autorali» (+10,3%), specie per «coconduttori/cast fisso» (+743 mila euro) e «conduzione/direzione artistica» (+331 mila di euro), aumenti solo parzialmente compensati dalla riduzione delle spese per gli «ospiti» (-590 mila euro).

Nel 2012 si parlò, mai ufficialmente, di un cachet da 800 mila euro per Morandi, mentre 700 mila andarono a Celentano, che  li devolse in beneficenza. Si risparmierà davvero quest’anno? E la Rai, Sanremo a parte, riuscirà ad adottare , come chiede la Corte dei Conti , un piano di razionalizzazione e di contenimento dei costi, a partire da quelli delle fiction e della programmazione finanziata con soldi diversi da quelli derivante dal canone? Ci pensa Verro ad infliggere l’ultima staffilata: «Ci si potrà riuscire se la Rai la finirà di far decidere i palinsesti a due agenti strapotenti (Lucio Presta e Beppe Caschetto che gestisce Fazio e Littizzetto ndr). Sono loro che hanno il coltello dalla parte del manico. Dovrebbe riprenderselo, invece, la Rai".

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Antonella Piperno