Angela Merkel
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Angela Merkel: le conseguenze in Germania dell'accordo con la Grecia

Il cancelliere tedesco ha preso una decisione impopolare. Ora dovrà fare i conti con i tedeschi che i sacrifici li hanno già fatti in passato

Le macerie del Partenone si abbattono anche sull’Europa a trazione tedesca. Strano destino quello di Angela Merkel, che passa per essere la “dura”, il “bullo” della situazione ma che alla resa dei conti ha accettato il compromesso (avrebbe potuto non farlo). Un programma di aiuti alla Grecia per 86 miliardi di euro, dopo tutto ciò che Atene aveva fatto per alienarsi non soltanto la fiducia della Germania ma dell’Eurozona per intero, è una pietanza che con immensa difficoltà Frau Merkel riuscirà a far ingoiare ai concittadini contrari ad altri prestiti a rischio e in parte a fondo perduto ad Atene pur di mantenere dentro i confini dell’Euro un Paese che vale appena il 2 per cento del PIL europeo (e non ha neppure realizzato tutte le riforme che aveva promesso in cambio della liquidità).

Ecco spuntare il duello tra la Cancelliera e il suo ministro delle Finanze, l’arcigno ma coerente Wolfgang Schaeuble. Che agli occhi dei tedeschi è salito in cima alle classifiche di gradimento proprio grazie alle sue uscite teutonicamente inossidabili (non ultima la proposta di Grexit per 5 anni). La Germania è una democrazia, i suoi capi devono confrontarsi con una pubblica opinione che è certo più dura della Cancelliera ed è più in linea con il mastino Schaeuble. E se Tsipras avrà difficoltà a convincere tutto il suo partito della necessità di riforme immediate per onorare l’impegno preso a Bruxelles, e se dovrà formare probabilmente un nuovo governo con una nuova maggioranza pur di ottenere gli 86 miliardi di ossigeno europeo, la Merkel a sua volta dovrà vedersela in patria con un popolo che i sacrifici li ha fatti, sotto un Cancelliere socialdemocratico (Schroeder) che li ha pagati con la non-rielezione, molti anni fa.

In Germania si comprende poco perché la Grecia delle cicale, delle baby-pensioni, dei negoziati e delle promesse mancate in salsa balcanica più che classica, dei pope stipendiati dallo Stato, degli armatori esentasse, delle zitelle con pensione sociale, oltretutto dopo lo schiaffo del referendum debba ora beneficiare di un’altra apertura di credito con soldi tedeschi.

La Merkel non avrà carisma, è vero, è una donna quadrata che viene dalla Germania dell’Est, col suo carico di storica frustrazione e indefessa fatica, una donna che non per esibizionismo va dal macellaio dopo il lavoro a scegliere da sola i tagli per la cena. E ha dimostrato nella lunga notte di Bruxelles di saper prendere anche una decisione impopolare in casa, ben sapendo che altrimenti si sarebbe dovuta assumere la responsabilità storica di sancire la morte dell’Euro e, forse, la disgregazione dell’idea stessa di Europa. Tsipras è quel che è: un marxista velleitario che in extremis scopre il principio di realtà e sfida il proprio partito. Ma la Merkel è una leader senza la corona della leadership, condannata all’impopolarità domestica e alle critiche di egoismo e scarsa lungimiranza all’estero. Solo il tempo dirà, com’è stato per Kohl o per lo stesso Schroeder, se Angela Merkel abbia demeritato del tutto il proprio ruolo di deus ex machina di un’Europa malata.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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