La proposta di Scelta Civica non è il nuovo “ammazza blog”

Nelle ultime ore il web è in fermento per la paura che possa essere approvata la legge per imbavagliare blog e siti. Eppure non è così. La proposta firmata da deputati del Gruppo Parlamentare di Scelta Civica (non tutti) che …Leggi tutto

Nelle ultime ore il web è in fermento per la paura che possa essere approvata la legge per imbavagliare blog e siti. Eppure non è così.

La proposta firmata da deputati del Gruppo Parlamentare di Scelta Civica (non tutti) che riguarda le “Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e al codice penale, in materia di reati commessi con il mezzo della stampa o delle trasmissioni radiotelevisive o con altri mezzi di diffusione, nonché di diffamazione e di ingiuria“ è stata avanzata il 6 giugno scorso e finora, nonostante sul sito ufficiale vi siano indicazioni diverse, non è ancora stata discussa. Nonostante questo sul web aumentano paure e fobie su quello che l’eventuale legge comporterebbe.

Parte del testo recita: “Per i siti informatici, ivi compresi i blog, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, in testa alla pagina, prima del corpo dell’articolo, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. La violazione di tale tempistica comporta una multa che va tra gli 8 mila e i 15 mila euro. Qui casca il lettore indignato e poco informato. Secondo questi, sarebbe un grave errore imbavagliare in questo modo i blogger e i siti riconosciuti.

Il punto è: rettificare un articolo dopo averne riconosciuto eventuali inesattezze o errori è così deprimente? Rappresenta un tentativo di censurare la libertà di parola di qualcuno? Sinceramente io penso di no. Spesso, fin troppe volte, si leggono inesattezze, gossip e notizie non vere, scritte per salire la cima delle classifiche dei più letti non per amore dell’informazione ma del mercato (più sei in alto più guadagni ovvio). La ricezione di tale modifiche non farebbe altro che qualificare meglio quello che siti e blog scrivono (anche questo che state leggendo) evitando  che le parole vaghino libere in una sorta di far west digitale. L’errore di detrattori è poi duplice.

Molti sostengono che non si può punire un blog alla stregua di un sito web che magari macina migliaia di euro al mese contro qualche decina. C’è quindi differenza tra diffamazione e diffamazione. Quella su un quotidiano nazionale è più pesante di quella su un blog di un ragazzino. Che la portata sia differente è ben chiaro, restano i dubbi invece sulla differente applicazione della legge che molti vorrebbero. Sono convinto che se io e un personaggio famoso andassimo ad insultare un vigile per strada riceveremmo, sulla carta, un identico capo d’accusa. L’eventuale sentenza e magari obbligo di risarcire il vigile dei danni subiti peserebbe più su di me, povero blogger di provincia, che sul personaggio famoso (magari un presentatore o un calciatore osannato). Ma l’offesa resta la stessa; scripta manent, su carta come su pixel.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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