Zucchero: tutte le dichiarazioni per 'Sesiòn Cubana'. Un album, una vita parallela
Musica

Zucchero: tutte le dichiarazioni per 'Sesiòn Cubana'. Un album, una vita parallela

Fornaciari ci ha lasciati senza parole, tutti immersi nel racconto di un mondo povero e pieno di gioia, ha descritto il fascino dell'Havana. Quelle emozioni dal 20 novembre sono nel nuovo disco di inediti più cover e brani riarrangiati

Il 20 novembre 2012 verrà pubblicato da Zucchero "La Sesiòn Cubana", album registrato all'Havana insieme ai più importanti musicisti cubani. Grandi successi riarrangiati, cover, duetti e sette canzoni inedite. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare l'esperienza, i pensieri e tutte le curiosità sulla realizzazione di questo nuovo progetto discografico.

«È un sogno che coltivo da tantissimo tempo. Quando feci il concerto al Cremlino nel 1990, era l'8 o il 9 di dicembre, dopo l'entusiasmo del concerto perché ero il primo artista rock che si esibiva dentro un posto dove fino al giorno prima facevano solo comizi di partito, è lì che mi venne questa idea».

«Il concerto al Cremlino fu possibile grazie alla città di Modena dove si facevano degli scambi culturali, prendevano i ballerini russi e li portavano qua, sono stato proposto e mi hanno preso. Sull'entusiasmo di questo concerto mi dissi che una prossima volta sarebbe stato bello fare un esperimento simile anche a Cuba, un'idea che al 90% aveva un senso anche politico».

«A Cuba ho scoperto che è difficile fare un live perché non c'è logistica, non c'è un promoter, non hanno niente. Sono poverissimi, non hanno nemmeno la corde della chitarra, non hanno generatori di corrente. Era da folli mettersi in un'avventura nel genere, abbiamto dovuto mandare 10 container dal porto di Genova per fare il live che faremo l'8 dicembre lì all'Havana».

«Da quando ebbi l'idea ormai passati 22 anni. Quest'anno dopo aver finito la routine dell'album più tour ad aprile, di solito mi prendo sei mesi di fermo e una volta chiuso quel periodo di riposo mi metto di nuovo a scrivere. Mi stavo annoiando e proprio in quel periodo in cui Fidel stava male mi sono sentito stimolato a muovermi in questo progetto».

«È la quarta volta che vado a Cuba, più volte invitato per alcune manifestazioni locali, di cui un mese intero per registrare lì in loco questo album. Sono innamorato di quel posto, della gente, del rispetto che hanno della musica e della cultura. Mi esibirò l'8 dicembre all'istituto superiore dell'Arte. La data non è casuale, visto che coincide con la morte di John Lennon, canterò qualcosa di dedicato a lui».

«Registrare questo disco è stato un divertimento, ci sono i più importanti cubisti cubani. È stato bello, una vera passeggiata un mese là nello studio più grande, forse l'unico, dell'Havana. È un posto in stile anni '60 dove hanno registrato anche i Buena Vista Social Club. Ho lavorato con persone molto professionali, di cuore e genuine come vorrei che fossero le persone di tutto il mondo. I romantici non ci sono più».

«Mi ha colpito del popolo cubano il fatto che sono dolci, non li ho mai visti incazzati, eppure sono poveri e non hanno niente. Fanno professioni che noi nemmeno immaginiamo per quanto sono umili ma hanno una cultura enorme. La medicina è avanti rispetto a tutti gli altri paesi del mondo».

«L'album è stto registrato dal vivo tutti suonano ad occhi chiusi, ci sono state pochissime sovrapposizioni. Era tanto che non facevo undisco fatto così, forse in "Rispetto" o "Blue's" si lavorava ancora in questo modo».

«Durante il mese a Cuba stavo all'Hotel National. Un luogo particolare, con architettura coloniale. Di Cuba mi piacciono anche i palazzi fatiscenti, ti rendi conto che in tutto c'è un'armonia e una grazia uniche. In ristorante importante del luogo hanno puntellato le pareti perché c'è il soffitto che cade, i lampadari sono stupendi e i camerieri ti servono con i guanti bianchi. Una decadenza che ti strige il cuore».

«Una di queste volte a Cuba il ministro della cultura mi ha mostrato una fabbrica del sigaro, le donne lì dentro fanno tutto a mano. In fondo alla sala c'è una sorta di maestra che alla cattedra con un microfono racconta un libro, qualcosa tipo Giulietta e Romeo, sentono tutto e non si alienano perché è come se leggessero, infatti alcuni sigari hanno nomi di novelle o romanzi. Prediligono storie coulturali, importanti, non è un caso che Hemingway aveva la casa lì pur essendo americano».

«Cuba è un paese che culturalmente incredibile, anche il piccolo contadino che lavora nei campi è acculturato. Il ministro della cultura che mi ha accolto mi ha fatto disegnare un sigaro personalizzato che ho fatto chiamare diamante, me ne ha inviati tre piramidi. C'è un rispetto dell'artista e della cultura che non ho trovato in nessun altro posto al mondo».

«Ho avuto un colpo della strega a luglio, il mese in cui ero lì. Laura la mia assistente mi ha portato da questo dottore. È stato li a massaggiarmi mi ha ogni check possibile. Il giorno dopo è venuto a vedere come stavo e lo ha fatto per i tre giorni consecutivi. Volevo pagarlo, ma ha rifiutato categoricamente i soldi. Mi hanno detto che se volevo fare un dono, preferiva delle saponette e del cioccolato. Loro per tanti motivi sono arrabbiati, ma non ne parlano. È tutto discutibile, certo, ma io quando sono lì sono contornato da questa vibrazione forte, sto bene. Magari questo mio benessere è dovuto al fatto che vivo nelle difficoltà come loro, ma l'ambiente nel quale vivono loro ha un'energia straordinaria».

«Il 22 novembre comincio le prove di questo concerto all'Havana con gli artisti cubani, sul palco saremo praticamente 20».

«Selezionare i brani di "Sesiòn Cubana" è stato lungo, perché alcuni brani erano abbastanza ovvi, come "Cuba Libre". Volevo fare un album non un best of, un album come pensato come se fosse tutto nuovo, senza brani famosi, soprattutto nelle cover. Quando abbiamo suonato "Guantanamera" ovviamente la conosciamo tutti con la band e ci siamo messi farla, ci siamo resi conto che era fresca, funzionava nell'adattamento in italiano. Credo comunque di essere riuscito nel mio obiettivo: non volevo fare eco a canzoni classiche cubane. Perché non avrebbe avuto senso farle visto che Buena Vista Social Club ha fatto un album di classici cubani e li ha fatte molto bene».

«"Never is a moment" è una cover eccezionale che spiega quanto questo progetto non sia un album di brani in stile cubano secondo un'idea radicale. Questo pezzo mi è sempre piaciuto molto, Jimmy LaFave credo che sia anche stato in galera. È un pezzo straordinario che davvero avrei voluto scrivere. È un pezzo con un leggero sapore cubano, ma la scrittura è texana, country, non volevo fare una cosa che esiste già, da nigh club».

«Quando andavano tutti a casa, io inserivo dei suoni qua e là e li facevo io alla batteria e la mettevo apposto, ho suonato il pianoforte, la chitarra acustica, ho dato idee ai musicisti per gli arrangiamenti, ho suonato l'organo. Fare un po' il polistrumentista è una cosa che faccio in tuti i miei dischi».

«Prima della registrazione a Cuba abbiamo lavorato a casa mia nel mio studio insieme a Max Marcolini, collaboratore dal '98 polistrumentista, molto creativo. Ci siamo messi li a fare alcuni arrangiamenti sul computer ma in modo molto semplice. per dare un'idea e per trovare un senso ritmico ai pezzi. Poi dopo quando sono arrivato da Pucho Lopez, pianista, ha registrato con noi ma è morto poverino. Beveva moltissimo, una volta voleva spiegarmi ubriaco la mattina molto preso la sua filosofia del rum».

«È successa una cosa molto particolare, perché abbiamo coinvolto nel missaggio Michael Brauer, che abbiamo chiamato per venire all'Havana anche se aveva proprio in quei giorni l'inizio della produzione del nuovo disco dei Rolling Stones. Niente, alla fine allettato dall'idea ha fatto rimandare di due giorni la registrazione, facendo incazzare, pare, Mick Jagger».

«La gente pensa che io sia un'artista che fa blues, e invece io sono uno che da sempre attingo alla musica black ma non oserei mai pensarmi come un'artista che fa quel genere. Solo pochi bianchi se lo possono permettere. Amo la contaminazione, ecco tutto».

«In questo album ho collaborato di nuovo con Pasquale Panella, lavoro con lui da tantissimo tempo. L'ho incontrato fisicamente solo dopo 10 anni di rapporto quasi del tutto telefonico. Sta a Roma, si muove poco. È un signore di altri tempi che butta fuori delle parole e ha dei tocchi di genio che poi io sviluppo. Come in "Love is all around", dove sembrava impossibile trovare un'italianizzazione di questa espressione tradotta che non fosse banale. Ci siamo arrivati attraverso dei giochi di parole. Lavorare con lui è incredibile».

«Prima del servizio fotografico, sempre a Cuba, mi sono fatto tagliare i capelli da uno che forse non era molto capace. Il risultato  è che sono passato dai capelli lunghissimi a capelli cortissimi e tagliati come si faceva negli anni '60, con la tazza. Alla fine li abbiamo tirati indietro con il gel e questo del booklet è il risultato».

«Purtroppo cominciando molto presto a fare il musicista, ci sono colleghi come Ramazzotti e Vasco che già a 25 anni erano all'apice della loro carriera pubblicando dischi di grande successo. Io sono arrivato a fare il mio primo disco quando avevo già  quasi 30 anni, il mio primo successo "Donne" è dell'85 e l'album non ha venduto niente. Per arrivare dove sono ho fatto tanta fatica, mi sono mosso passo dopo passo, mi muovo anche nel mercato internazionale bene. Oggi ho 57 anni e ho raccolgo i frutti del mio lavoro. A me va benissimo così, nonostante tutto, è così che si diventa artisti di culto, con uno zoccolo duro e un pubblico solido che non ti abbandona mai. Con una piena fiducia e rispetto della tua musica».

I più letti

avatar-icon

Alessandro Alicandri