Zaz
Ufficio Stampa
Musica

Zaz: la magia di Parigi nel nuovo album - L'intervista

Con "Je veux" aveva sbancato le classifiche. Ora torna con una raccolta di canzoni che rendono omaggio alla capitale francese

Noi la conosciamo per Je veux, il suo grande successo che l’ha resa celebre (ormai nel 2010) in molti Paesi europei. Ma Zaz non ha perso tempo. È uscito il 7 novembre (per Playon/Warner Music) il suo nuovo lavoro, Paris, un album che rende omaggio ad alcune tra le più belle canzoni che parlano della capitale francese. Da J’aime Paris au mois de Mai alla celebre Sous le ciel de Paris, un disco che sembra far rivivere l’atmosfera più magica di Parigi. Non mancano collaborazioni: prima su tutte quella con il grande Charles Aznavour. L’abbiamo raggiunta telefonicamente, pochi giorni prima del suo ritorno sulle scene.

Perché hai deciso di fare questo album? E perché questo omaggio a Parigi?

C’erano molte persone che all’estero mi chiedevano di farlo, mi chiedevano quale fosse veramente l’atmosfera di Parigi. E questo è il modo migliore per raccontarla. Credo anche che sia un modo di dire “grazie” a questa città che mi ha dato tanto. Paris è stato un progetto che ci ha dato tantissime energie: io adoro il jazz e per questo disco ho lavorato con dei musicisti molto bravi con i quali ho potuto riarrangiare i grandi successi su Parigi. L’intero progetto per me è stato un regalo: lo paragono spesso a un buon dolce al cioccolato.

Cosa è cambiato di più dalla Parigi del passato che tu canti in queste canzoni? Hai provato nostalgia a interpretarle?

No, nessuna malinconia. Secondo me tutti i cantanti francesi hanno da sempre avuto un aspetto drammatico. Però, ad esempio, Paris sera toujours Paris di Maurice Chevalier è una canzone che parla dell’occupazione: è un brano che continua a racchiudere fino ai giorni nostri lo spirito di libertà della città. Come per La Parisienne di Marie-Paule Belle, che è una satira della società. Quindi è stato veramente un piacere poterle ricantare. 

Credi che la coscienza del passato di cui parli possa aiutarci oggi?

Perché quello che è accaduto nel passato ci insegni qualcosa, bisogna che si impari dai propri errori. Ma diciamo che non è sempre così. Soprattutto in certi ambiti come politica ed ecologia. 

Cosa è cambiato di più della Zaz che cantava Je veux?

La mia vita quotidiana, sostanzialmente. Giro di continuo come una trottola tra concerti, interviste, ecc. La mia vita di tutti i giorni è cambiata completamente, e questa è la cosa che si è modificata di più, perché l’amore che ci metto è lo stesso dall’inizio a oggi. È cambiato il mio stile di vita. 

Ti fa piacere tutto questo?

Diciamo che ci sono momenti nei quali ho bisogno di prendermi un po’ di tempo per me, lontano dai riflettori o dall’attenzione mediatica. Mi piace ritirarmi a camminare nella natura: provo a prendermi del tempo. Anche se ciò non è spesso possibile causa impegni. 


Un particolare della cover di "Paris"Un particolare della cover di "Paris"Ufficio Stampa

Ascolti musica italiana? Chi ammiri tra i nostri artisti?

Chiedo scusa ma non conosco molto bene la musica italiana. Conosco molte opere che sono testimonianza di un passato artistico incredibile. Una cantante italiana che conosco - e che è tra le più famose in Francia - è Laura Pausini.

Ti piacerebbe collaborare con lei?

Mi piacerebbe conoscerla un giorno. In generale, io amo dividere la musica con persone che la rispettano e che sono gentili con essa: in questo caso si potrebbe fare. Perché no?

Verrai a cantare in Italia?

Sì, credo di sì: mi piacerebbe molto. Non c’è ancora nulla di ufficiale però. In questi anni non ho mai avuto tempo - tra tante date in giro per l’Europa - per venire in Italia. Sono stata in Spagna per la prima volta pochissimo tempo fa. 

Quindi è un problema di tempo…

Sì, esatto. Però sono stata da poco in vacanza in Toscana: sono stati giorni bellissimi. Ho mangiato terribilmente bene, ho visto paesaggi pazzeschi e ho bevuto vino veramente buono. Quindi, mi sembra sottinteso: non vedo l’ora di ritornare.

I più letti

avatar-icon

Giovanni Ferrari