Petite Meller: bambolina pop con filosofia
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Petite Meller: bambolina pop con filosofia

La vera storia della cantante-modella diventata una popstar grazie al video di "Baby Love"

"Le mie gote rosso fuoco non sono un vezzo, ma una terapia. Mi trucco così, calcando la mano, per esorcizzare un trauma dell’adolescenza quando una terribile scottatura sulla neve mi trasformò in una ciliegia con gli occhi, il naso e la bocca". È un’aliena atterrata sul pianeta pop, Petite Meller, biondissima, esile come la sua voce inconfondibile, quella che ha trasformato il brano Baby love nel primo vero hit virale dell’estate (l’album di debutto, Milk bath, uscirà tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016). 

Modella e cantante, nata in Francia da genitori di origine polacca, ma cresciuta in Israele, a Tel Aviv, Miss Meller, stando alle apparenze (nel video del suo hit girato a Nairobi, in Kenya, danza leggiadra come una novella Brigitte Bardot tra giraffe e fenicotteri rosa), potrebbe dar l’impressione di essere l’ultima lolita chic creata a tavolino negli uffici di una major discografica. Non è così. Per rafforzare il concetto Petite, che ammette come unici vizi della sua vita il cioccolato e lo champagne, non esita a svelare come il suo ingresso nel music business sia frutto di una singolare quanto fortunata casualità: "Il mio attuale manager mi ha scoperto per errore. Era a Londra e stava cercando in rete un sito con il fuso orario dell’area di New York. Digitando in Google “NYC Time” ha trovato il video della mia canzone che s’intitola proprio così. Da lì è iniziato tutto" racconta.  

Il mondo di Petite, appare evidente, non è quello di Miley Cyrus o Ariana Grande. Petite non è una bambolina pop dalla pelle di porcellana costretta in abiti color pastello da qualche contratto milionario. Lo dicono le sue passioni, lo stile, la cultura e la bizzarra definizione che ha coniato per il suo sound: "Mi piace chiamarlo “le nuvo jazzy pop”, un mix inestricabile tra Dizzy Gillespie, Duke Ellington, Charles Aznavour e il pop melodico europeo mediterraneo, come quello dei Ricchi e Poveri". 

Tutto e il contrario di tutto. Gioca tra stupore e mistero Miss Meller, che non dichiara mai la sua reale età (tra i 23 e i 27 anni, in Internet non si trovano date ufficiali, solo supposizioni e rumors) e raramente affronta il tema della band in cui ha esordito, i Terry Poison, un trio israeliano con cui ha aperto alcuni concerti dei Depeche Mode. Uno dei suoi assi nella manica, quando comunica con i media, sono gli studi di filosofia alla Sorbona di Parigi, una di quelle scelte che non ti aspetti dalla regina estiva dei clic su YouTube. "Sono a un passo dal laurearmi. Adoro la filosofia perché mi mette a disposizione gli strumenti per comprendere la vita a un altro livello. Studiare Freud o Jacques Lacan è una sfida continua, attiva nuove energie mentali e mi tiene lontana dai pensieri deboli, banali.

Il video di Baby love veicola un concetto molto caro a Friedrich Nietzsche: nella vita ci sono molte cose di cui fare a meno, tranne ridere e ballare. La canzone è un monito per le donne: non fatevi abbattere dalle delusioni d’amore, la vita ricomincia sempre per noi fanciulle". Sua complice nel complicato ed effimero universo pop è la stilista londinese Nao Koyabu rimasta folgorata dal suo look a metà strada tra Mia Farrow, la giovane Brigitte Bardot e una protagonista dei manga: "Donne eccezionali. Mi basterebbe avere un po’ del sex appeal travolgente di Brigitte e un briciolo della personalità che Mia sfoggia in uno dei miei film preferiti di sempre, La rosa purpurea del Cairo». Quanto ai manga e al Giappone: «A Tokyo e dintorni hanno una creatività speciale: quando, anche da adulti, inventano nuovi look, si riconnettono sempre alle loro passioni adolescenziali: i videogiochi, i fumetti manga, piuttosto che le mise da karaoke. Non hanno timore di sembrare stupidi o fuori moda. Si sentono liberi e io, quando si crea, adoro il vento della libertà".

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Gianni Poglio