Metallica, sinfonia metal a Roma - La recensione del concerto
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Metallica, sinfonia metal a Roma - La recensione del concerto

Una scaletta di soli classici per 32 mila fan arrivati da tutta Italia

C’erano una volta i metallari, tribù urbana facilmente riconoscibile: capelli lunghi, maglietta nera con il logo della propria band del cuore, colorito latteo, un gran numero di tatuaggi su tutto il corpo. Oggi il pubblico del rock metal è decisamente cambiato, come ha dimostrato l’attesissimo concerto dei Metallica al Postepay Rock in Roma, che ieri sera ha richiamato nella capitale 32.000 fan da tutta Italia.

Un pubblico ecumenico, che andava dal liceale al nonno che ha vissuto gli anni d’oro del rock, dal metallaro duro e puro al giovane professionista, tutti uniti dalla magia della musica, in grado di fare tabula rasa di  differenze sociali e di barriere. Alle ventidue meno cinque L'Estasi dell'oro di Morricone, accompagnata dalle immagini di Il buono il brutto e il cattivo di Sergio Leone, ha aperto come da tradizione il concerto dei Metallica, accolti da un boato assordante. Si parte in quarta con Battery, anche se l’audio all’inizio è un po’ basso per un concerto metal, seguita da Master of puppets, la canzone più rappresentativa della loro trentennale carriera, chiusa dal celebre ghigno satanico del frontman James Hetfield. I ritmi si mantengono alti con Welcome home (Sanitarium), cantata a due voci da Hetfield e dal bassista Robert Trujillo,e con Ride the lightning, brano che dà il nome a uno degli album più amati dei Four Horsemen, durante il quale Kirk Hammett si produce in un torrenziale assolo di chitarra a favore della telecamera.

Il palco è essenziale, con un piano sopraelevato e tre enormi maxischermi ad alta definizione che permettono di apprezzare ogni particolare dell’esibizione. E’ la volta delle atmosfere morriconiane dell’epica The unforgiven, accompagnata da inquietanti immagini in bianco  e nero, cui segue l’inedito Lords of summer, brano eccessivamente lungo e poco ispirato. Hetfield ringrazia il pubblico e passa il microfono a  Riccardo,un fan fedelissimo che ha visto 73 volte dal vivo i Metallica, al quale è affidato il compito di presentare Sad but true. Il brano scatena l’entusiasmo dei fan, con Lars Ulrich che  picchia la batteria con implacabile foga, mentre Hammett fa toccare le corde della sua chitarra ad alcuni fortunati fan in prima fila.

Grande musica con i magnifici cambi di ritmo di Fade to black e con i virtuosismi del brano strumentale Orion. I rumori di spari e di scoppi introducono One, accompagnata da pirotecnici giochi di luce, che creano un’atmosfera a metà tra sogno e incubo. Hetfield urla al microfono: “Adesso voglio sentirvi cantare tutti”. Così le tiratissime For whom the bell tolls e Blackened vengono cantate in coro da tutto il pubblico, sempre più contagiato dalla crescente energia del concerto.

Atmosfere più morbide caratterizzano la power ballad Nothing else matters, che fa scattare in alto migliaia di telefonini per immortalarla, mentre la chiusura del concerto è affidata all’adrenalinica Enter Sandman, con uno dei ritornelli più esaltanti della loro vasta produzione. Il bis è in realtà un tris, con l’energia torrenziale di Creeping death, Fuel e Seek and destroy, quest’ultima accompagnata dall’invasione di palloni gonfiabili neri e dal coro a squarciagola dei 32.000 spettatori. Il concerto è durato oltre due ore, nelle quali i Metallica hanno eseguito a richiesta i brani più amati dal pubblico, scelti sul loro sito internet. Una scaletta di soli classici, prevalentemente degli anni Ottanta, che ha fatto la gioia del pubblico accorso all’Ippodromo delle Capannelle. Chi già ha visto in azione i Four Horsemen ha avuto una piacevole conferma del loro immutato impatto dal vivo, chi li ha visti per la prima volta ha capito perché, dopo oltre trent’anni di attività, i Metallica sono ancora il più importante gruppo rock-metal del mondo.

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Gabriele Antonucci