Mario Biondi: "Voglio incidere un album rock"
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Mario Biondi: "Voglio incidere un album rock"

L'intervista al cantante, che torna il 5 maggio nei negozi con "Beyond"

Più che un titolo, Beyond (che in italiano vuol dire Oltre) è una dichiarazione programmatica del desiderio di Mario Biondi di sparigliare le carte e di presentarsi con un nuovo sound. Delle morbide ballad jazz del passato è rimasta soltanto All I want is you, scritta da Dee Dee Bridgewater, per il resto Beyond è un album tutto da ballare, fresco e moderno, dove il funky e il soul sono i grandi protagonisti.

Il disco sarà presentato dal vivo nel corso di un tour organizzato da F&P Group, che prenderà il via il 5 maggio all’Auditorium del Lingotto di Torino per poi proseguire il 7 maggio a Sanremo (Teatro Ariston), l’8 maggio a Bergamo (Teatro Creberg), il 10 maggio a Firenze (Teatro Verdi), il 12 maggio a Milano (Teatro Degli Arcimboldi), il 15 maggio a Mantova (Gran Teatro Palabam), il 16 maggio a Cesena (Nuovo Teatro Carisport), il 18 maggio a Bologna (Teatro Europauditorium), il 20 maggio a Roma (Auditorium Parco Della Musica - Sala Santa Cecilia), il 22 maggio a Bari (Teatro Team), il 24 maggio a Palermo (Teatro Politeama) e il 25 maggio a Catania (Teatro Metropolitan).

Sono aperte, inoltre, le prevendite per le nuove date estive: il 10 luglio a Este, PD (Castello), il 12 luglio a Gardone Riviera, BS (Il Vittoriale), il 28 luglio a Roma (Cavea), l’11 agosto a San Pancrazio Salentino, LE (Forum Eventi) e il 13 agosto a Diamante, CS (Teatro dei Ruderi di Cirella).

Abbiamo raggiunto telefonicamente Biondi, che ci ha raccontato, con la consueta simpatia e disponibilità, il nuovo progetto.

Mario, l’obiettivo di Sun era quello di raggiungere il pubblico internazionale. Che cosa ti aspetti ora da Beyond?

“E’ un progetto che a me piace moltissimo e che mi ha divertito tanto. E' nata una bella collaborazione con Massimo Greco e David Florio, con i quali avevo già lavorato in What have you done to me e in Shine on, con loro si è creato un bel feeling e la giusta atmosfera. Il disco, a livello musicale,  voleva essere al di là rispetto a quanto fatto prima, volevo alzare un po’ l’asticella delle mie possibilità musicali e vocali. Credo che con Beyond ci siamo riusciti, divertendoci. Spero che possa essere apprezzato come Sun a livello internazionale, la Sony mi sta sostenendo molto all’estero”.

Il fatto che l’album inizi, in Open your eyes, con l’annuncio di un volo della Air France indica che siamo in presenza di un nuovo viaggio musicale?

“Assolutamente sì, rappresenta la partenza verso qualcosa, il caos prima di un nuovo viaggio e  la voglia di partire per poi tornare tra le braccia di una donna che ti ama".

In Beyond, rispetto ai tuoi album precedenti, c’è molto più funky e addirittura sonorità dance. Di jazz c’è n’è poco, solo una ballad in 13 brani. Non hai paura di perdere il tuo pubblico tradizionale?

“A livello musicale c’è tanta ricerca, il vestito non è “jazzissimo”, passami il termine, ma per attitudine delle melodie e delle armonie è ancora jazz. Non voglio accattivarmi il pubblico a tutti i costi, se ci pensi anche su If c’è stata una bella deviazione, poi siamo tornati a Sun che ricalcava alcune visioni di Handful of soul. L’importante è essere se stessi e rappresentarsi per come ci si sente, senza ipocrisie”.

Pensando a brani trascinanti come All of my life, You can’t stop this love beetween us e Blind, non sarebbe stato più adatto presentare Beyond nei locali piuttosto che nei teatri, dove forse il groove è un po’ sacrificato dal pubblico seduto?

“Sì, potrebbero essere brani adatti a una superdiscoteca con un bel gruppo in piedi a ballare, però io e la band abbiamo sempre coinvolto il pubblico nei nostri concerti. A volte è anche più divertente quando vedi in teatro che alcune persone, a un certo punto, si alzano in piedi e creano una piccola discoteca, è successo recentemente anche in Francia e in Germania”.

Come sarà strutturata la scaletta? Ci sarà qualche ripescaggio di brani che non suoni da un po’, magari da Due o da If?

“Sì, ho pensato la scaletta in modo da fare una sorta di excursus, da Handful of soul a Sun, passando per Due fino ad arrivare a Beyond. In questi concerti di maggio diamo solo un piccolo assaggio dell’album. Nel tour estivo, dopo che il pubblico avrà preso familiarità con i nuovo brani di Beyond, ne inseriremo di più nella setlist”.

Ho letto che, inquadrando la copertina dell’album tramite la app Blinkar, sarà possibile accedere con il proprio smartphone a dei contenuti inediti. Di che si tratta?

“Ho cercato di inserire a tutti i costi la realtà aumentata, anche se i tempi erano un po’ stretti, proprio perché il concept di  Beyond è quello di andare al di là dell’esperienza del solito cd. In questo modo, inquadrando la copertina, puoi vedere il backstage, interviste e altri video esclusivi. E’ una nuova modalità di fruizione della musica, più completa e coinvolgente”.

Perchè Where does the money go, forse il brano più spiazzante di Beyond con sonorità reggae, è stato scelto come finale?

“Proprio per andare oltre. Where does the money go è un brano molto bello, uno dei pochi che non ho composto io. Mi è piaciuto subito e mi ha divertito tanto cantare una canzone reggae, anche se non ho le treccine rasta”.

Come mai la scelta di Love is a temple come primo singolo, una canzone che non è immediata, ma che cresce ascolto dopo ascolto?

“Me lo sono domandato anch’io, all’inizio ho pensato ad altri brani come singolo di lancio, ma poi, quando abbiamo fatto gli ascolti con i discografici e i consulenti della Sony, su Love is a temple c’è stato un plebiscito. Tutti si sono alzati in piedi dicendo 'Cacchio, che figata, che bello questo pezzo'. A quel punto, come si dice, ubi maior, minor cessat. Non me lo sarei aspettato, io avrai puntato su I chose you o su Another kind of love come potenziali singoli, ma poi mi sono ricreduto visto il gradimento del pubblico”.

Due brani di Beyond sono stati composti da Alain Clark e Jeff Cascaro, che sono stati protagonisti di Due, il talent album che hai realizzato insieme ad alcuni giovani artisti. Pensi che ci possa essere un volume due di quel progetto?

“Sono un affettuoso malinconico, devo sempre tornare sul luogo del delitto, sono un po’ come l’assassino dei gialli. Alain Clark è una persona splendida e un grandissimo artista, è lo stesso per Jeff Cascaro, che per me è un fratellone. Su Due il pubblico si è diviso: una fazione mi ha massacrato, mentre l’altra è stata entusiasta. Io ho messo molto amore in quel progetto, ha un valore importante, mi ha arricchito di amicizie che ho avuto il piacere di ospitare di nuovo in Beyond. Jeff Cascaro ha scritto in Fly away un testo meraviglioso. Su Blind Alain ha fatto un background vocals eccezionale, con la sua vocina anni Settanta, oltre a scrivere un testo moderno e giovanile”.

Nell’album precedente spiccava un brano in italiano, La voglia la pazzia l’idea. E’ possibile in futuro, un album solo in italiano o è una lingua che mal si si adatta al tuo sound?

“E’ una delle tante cose che voglio fare. Mi piacerebbe anche realizzare, prima o poi, un disco di rock melodico con qualche influenza black, tipo Red Hot Chili Peppers, voglio mettermi alla prova con altre atmosfere”.

Dopo avere duettato da giovane con una leggenda come Ray Charles e inciso insieme ad Al Jarreau, Leon Ware, Chaka Khan ed Earth Wind & Fire, con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?

“Mi piacerebbe duettare con John Legend, Beyoncé, Rihanna e Lady Gaga, sarebbe bello sperimentarsi con artisti giovani che sanno cantare davvero”.

Nei tuoi concerti natalizi e nell’album Mario Chistmas si percepisce che ti sei divertito molto sia a registrarlo che a cantarlo dal vivo. E’ auspicabile un seguito o ormai l’album natalizio appartiene al tuo passato?

“In realtà, poichè mi sta venendo la barba bianca e gli anni passano, vorrei evitare accuratamente di fare altri dischi natalizi. Ne ho fatto uno,adesso basta, perché se no poi divento Babbo Natale davvero. Mario Christmas è un progetto che mi ha fatto sorridere”.

Passando alla vita personale, è più faticoso cantare quasi ogni sera o gestire sei figli?

“E' una bella gara, non so chi vince, alla fine sono quasi pari. Sono entrambi impegni meravigliosi. La mia figlia più piccola, Mia, ha solo 7 mesi, il più grande 18 anni. E' bello, per un papà, confrontarsi con età così diverse".

Nel poco tempo libero che hai, tra un concerto e l’altro, quali hobby coltivi?

“Quando posso mi piace guardare qualche macchina antica, qualche pezzo che si è arrugginito. Le automobili rispecchiano i tempi trascorsi, mi piace sentire l’odore della pelle delle macchine degli anni Sessanta e accendere la radio di quel periodo, ha un fascino tutto particolare. In fondo sono un nostalgico: mi piace ricordarmi come eravamo”.

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Gabriele Antonucci