Irene Fornaciari
Ufficio Stampa/Foto di Angelo Trani
Musica

Irene Fornaciari: "Tiriamo fuori la nostra umanità"

A pochi giorni dalla sua partecipazione a Sanremo con "Blu", la cantante figlia di Zucchero parla del nuovo disco di inediti "Questo tempo" - L'intervista

Non c'è una regola a cui sottostare: la musica può parlare di tutto. E può avere qualunque scopo. Può divertire, ci può far sfogare. La musica può perfino farci riflettere...

Dopo quattro anni Irene Fornaciari tornerà al Festival di Sanremo, in gara tra i Campioni. Il brano che ha deciso di portare sul celebre palcoscenico dell'Ariston si chiama Blu, ed è nato dal desiderio di parlare di umanità. La canzone ha infatti il coraggio di affrontare il tema dell'immigrazione, ed è nata dopo che la Fornaciari ha visto sui giornali la tragica foto di Aylan, il bambino siriano di tre anni annegato nelle acque dell'Egeo.

Il brano è contenuto in "Questo Tempo", il nuovo disco di inediti di Irene Fornaciari, che uscirà il prossimo 12 febbraio.

Irene FornaciariIrene FornaciariUfficio Stampa/Foto di Angelo Trani


La canzone che porterai a Sanremo contiene un significato molto forte. Hai affermato che "la musica è il modo migliore per mandare messaggi". Cosa vuoi raccontare con Blu?

Vorrei semplicemente far riflettere sul tema dell'immigrazione. Non c'è tanto da dire: una canzone dovrebbe parlare da sola. In ogni caso, io vorrei far smuovere l'umanità che c'è in ognuno. Molte volte si parla di immigrazione come di un fenomeno e basta; ci si dimentica delle persone che sono coinvolte in questa tematica. Blu cerca di tirar fuori quel senso di umanità che c'è dentro a ognuno di noi.

Tornare a Sanremo con un brano che parla di attualità è comunque rischioso...

Beh appena ho sentito il pezzo, mi è arrivata subito una botta emotiva enorme. Penso che Sanremo possa essere il palco perfetto per portare un argomento che riguarda tutti. Io lo penso davvero: il Festival è lo specchio della società italiana.

Nel nuovo disco di inediti c'è un tuo primo approccio al mondo dell'elettronica. Stai cambiando stile?

La sonorità del disco l'ho elaborata con il produttore Diego Calvetti. Tutto quello che ne è derivato, è nato in modo assolutamente naturale. In questo ultimo periodo ho ascoltato molto London Grammar e Lana Del Rey, che ha contaminazioni elettroniche unite al pop e al soul. In questo momento mi sento di essere diversa rispetto a quattro anni fa. Questo disco mi rappresenta per quello che sono oggi. E in questo le sonorità mi rispecchiano: sono più forte, più consapevole. Sono andata a cercare note e tonalità più basse, in modo che la mia voce fosse più comunicativa.

Quale tipo di ricerca personale hai affrontato per lavorare sul disco? Hai detto di voler "esplorare i sentimenti umani, il rapporto tra gli uomini e il rapporto con Dio"...

Ogni disco che esce è lo specchio di quello che sei. In questo ultimo periodo mi faccio tante domande sull'esistenza di Dio. A volte lavorare su un disco è terapeutico e sicuramente in questo cd emerge la necessità di concentrarmi sulle cose più semplici che ho. "Questo Tempo" dice che bisogna imparare a comunicare anche senza parlare; è un lavoro che ognuno di noi deve fare dentro di sé, ci vuole tempo.

In questi ultimi quattro anni hai cantato molto in giro per l'Italia. Come è andata?

Sì, ho suonato tantissimo. Il primo anno ero accompagnata dalla band, mentre gli altri tre anni eravamo in un formato-trio. Ho scoperto tante sfumature nuove della mia voce. È stato davvero utile e molto piacevole.

Nella serata di Sanremo dedicata alle cover canterai Se Perdo Anche Te di Gianni Morandi. Come mai?

Gli anni Settanta sono gli anni del suonato vero, è una canzone tipica di quel momento storico ben preciso. Ma la cosa interessante sarà l'arrangiamento che faremo: si avvicina alle sonorità che ho affrontato nel nuovo disco.

Una curiosità: tuo padre ha sentito la canzone che porterai a Sanremo? Ti ha dato consigli?

Sì, l'ha sentita ed è rimasto molto colpito da Blu. È molto contento che io abbia deciso di portare un argomento forte in un palcoscenico così importante. 

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Giovanni Ferrari