Il nuovo disco di De Gregori
Musica

De Gregori canta Dylan: un atto d'amore (e furto) - La recensione

Il tributo al più grande cantautore di sempre: undici brani tradotti in italiano. Tra le perle dell'album, "Non è ancora buio" (Not dark yet)

Un atto d'amore, una dichiarazione di provenienza. Cantare Dylan e tradurlo in italiano, per Francesco De Gregori vuol dire molte cose, prima fra tutte aver portato a compimento un progetto pensato e ideato tanto tempo fa.

"Dopo anni in cui i nostri nomi sono stati affiancati da altri, ho deciso di affiancarli io senza nascondermi: qui gli ho rubato perfino il titolo" spiega De Gregori parlando di Love and Theft, l'album in cui lo stesso Dylan ricostruiva le sue origini musicali. "Bob Dylan l'ho scoperto a 14 anni, con quel suono così poco allineato del periodo elettrico, l'ho assorbito come una spugna".

Il risultato è un tributo all'arte di Dylan, un omaggio senza spersonalizzazione che, in parole povere, significa che in questo album De Gregori ci ha messo del suo. E lo ha fatto molto bene. Con stile e dedizione. Vincendo anche la sfida con la metrica nei testi traslati dall'inglese all'italiano.

Servire qualcuno (ovvero Gotta serve somebody da Slow train coming) è sicuramente una delle vette, ma, per chi scrive, le note più intense sono quelle di Non è buio ancora (Not dark yet), traduzione di un capolavoro contenuto in Time out of mind. Convincono anche Non dirle che non è così (If you see her, say hello) e Come il giorno (I shall be released).

"Io mi sono nutrito del modo di scrivere di Dylan, perciò la lingua di questi testi risulterà familiare a chi conosce bene le mie canzoni" racconta il cantautore romano, svelando così la vera natura di questo album. Che è un omaggio al più grande cantautore di sempre, ma anche un omaggio a se stesso, a quel suono e a quel modo di usare le parole. Che profuma di Dylan, e non da oggi.



I più letti

avatar-icon

Gianni Poglio