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David Guetta, incontro con il Peter Pan della dance

Non invecchia, grazie a qualche aiutino. Fa il tutto esaurito a Ibiza, a gennaio torna a Milano. Segreti e passioni del re dei deejay

da Ibiza

Mentre era ancora un adolescente insonne che faceva girare dischi nella notte di Parigi, David Guetta si mise d’accordo con sé stesso: «Non cercherò d’essere credibile» giurò. «Io sarò incredibile». Trent’anni dopo, mantiene la promessa al massimo volume: le orde festaiole dell’Ushuaïa, il club all’aperto più trendy di Ibiza, si sgolano, saltano e oscillano al ritmo di «When love takes over», «Without you» o «2U», successi storici e nuovissimi, possenti propulsori per le braccia, benzina naturale per le gambe. Mentre «il nonno dei dj», «il Peter Pan della console», come lo chiamano qui in un misto d’ammirazione e gelosia, continua a tenere testa a generazioni di giovani colleghi, a rimanere, parole sue, «quello che vende più biglietti sull’isola».

Guetta tornerà in Italia il prossimo 20 gennaio con uno show al Mediolanum Forum di Assago (Milano), Panorama lo incontra pochi attimi prima del suo ultimo spettacolo spagnolo della stagione estiva, durante un evento organizzato dalla casa svizzera TAG Heuer di cui è ambasciatore dal 2015. L’orologio resta saldo al polso, a sfuggirgli via è il tempo scandito dalle lancette: «Sono così impegnato» quasi si sfoga «da non sentirlo mai passare. Sto provando ad annoiarmi, per tentare d’afferrarlo».

Qual è la strategia per provocarsi sbadigli?

Guadagnare meno soldi e avere più libertà. Ma mi conosco: lavoro duro e finisco sempre per dare tutto.

Almeno si diverte ancora ad agitare la pista?

Non smette d’affascinarmi l’idea di stimolare le persone a stare assieme attraverso la musica. Che a sua volta s’annoda al tempo: ce n’è una giusta per ogni periodo. L’abilità sta nel capirlo e proporla al momento opportuno.

Cos’è cambiato in un quarto di secolo?

L’elettronica è stata la colonna sonora di una rivoluzione sociale, includeva la droga, alla fine degli Anni Ottanta visse un’invasione di ecstasy. Oggi ha perso la vocazione ribelle, è tra i generi più ascoltati al mondo.

Un libro che racconti bene la metamorfosi?

Non c’è. Dovrei scriverlo io.


David-Guetta-stageGuetta sul palco di IbizaTag Heuer

Tornando alle origini, qual è il primo disco che ha comprato?

«Miss you» dei The Rolling Stones. Ero un bambino, mi travolse l’influenza della dance Anni Settanta di cui quel brano era zuppo.

Dove lo ascoltava?

Su un lettore di vinili Technics SL-1200. Non lo uso più, ma non riesco a separarmene. Rimane legato a tanti ricordi.

Memorie di un animo nomade. Lei è sempre in viaggio.

Non mi piace possedere troppe cose. Non ho un’auto, per lungo tempo non ho avuto nemmeno una casa. Ora ho preso una villa a Ibiza, però vivo benissimo in hotel.

I suoi preferiti?

Il W di Barcellona per la vista e il design. Poi lo Chateau Marmont a Los Angeles e il Costes a Parigi.

Dove mangia, finito un set?

Evito di cenare tardi, fa ingrassare. Ho tagliato le abitudini poco salutari, ho eliminato il pane, il formaggio, i dessert. Cedo giusto alla pasta. Non resisto a una carbonara. È ottima da Cipriani, a Ibiza oppure a New York.

La meta per un drink?

Nessuna. Bevo solo acqua.

Sia serio.

Va bene: shot di tequila. Comunque il locale non conta. La differenza la fa chi siede accanto a me.

Dove va invece quando vuole staccarsi dalla compagnia e godere il meritato silenzio?

A Courchevel. Non esco mai la sera, non faccio altro che sciare o rimanere fermo in mezzo all’immensità delle montagne. È il mio modo per spegnere tutto.

Ha quasi 50 anni e non li dimostra. Trucchi per copiarla?

Chiedere qualche aiuto. Per esempio, uso la crema per il viso di Dr. Sebagh, che va forte negli Stati Uniti.

Parlando d’abbigliamento, elementi di stile?

Mi piacciono le scarpe minimali di Saint Laurent. Sneaker di un bianco candido, senza decorazioni. In generale, il mio brand preferito è Amiri. Indosso spesso i suoi jeans.

E se domani fosse il suo ultimo giorno sulla terra, cosa farebbe?

Starei con i miei figli, suonerei in un club, poi farei del buon sesso. Sarebbe una splendida giornata, niente di troppo pazzo, anzi fin troppo simile al mio quotidiano. Ora che ci penso, è questo il mio successo più incredibile: vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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