Avantasia: trionfo a Milano - La recensione dello show
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Avantasia: trionfo a Milano - La recensione dello show

Tutto esaurito per la superband del vocalist Tobias Sammet. Un concerto in formato metal opera

22 marzo, Alcatraz, Milano. Una lunga coda all’ingresso. Persone di tutte le età, ragazzi, adulti, madri e padri con bambini. Più di duemila persone per assistere all’unica data italiana degli Avantasia, progetto di Tobias Sammet, leader degli Edguy. Anni fa, per colmare i tempi morti di un tour, Tobias cominciò a comporre un’opera rock; inizialmente era solo un divertimento, ma poi il progetto cominciò a prendere corpo coinvolgendo personaggi noti nel panorama metal europeo e non. Dal 2001, data di uscita del primo lavoro The Metal Opera Part I, Tobias continua a deliziare e a stupire il suo pubblico.

Alle 20.30 in punto, si spengono le luci, sul palco la balconata di un castello e una scalinata che porta al front stage. Sulle note di Mistery Of A Blood Red Rose Tobi raggiunge il suo pubblico in delirio. Sono quattro minuti epici. Segue Ghostlights, title track dell’ultimo album uscito a gennaio e cominciano le vere sorprese. Sulla cima della scalinata appare Michael Kiske, voce degli Helloween dal 1987 al 1993. È scomparsa la lunga chioma bionda, ma la voce cristallina capace di acuti prorompenti no. I due duettano, sostenuti dalla potente professionalità sonora di musicisti che non perdono un colpo.

È la volta di Invoke The Machine cantata da Ronnie Atkins dei Pretty Maids, con la sua voce graffiante e leggermente roca e l'aspetto da duro.

Un attimo di tregua, con una ballad, A Restless Heart And Obsidian Skies: note che scaldano il cuore. Tobi introduce un uomo che fa parte della storia dell’hard rock, Bob Catley, voce dei Magnum, sessantanove anni e non sentirli. Un tocco di classe, un carisma da rocker d’altri tempi.

E ancora altre voci meravigliose si susseguono, Jorn Lande che ci regala un altro momento indimenticabile. Tobi lo introduce raccontando che tempo prima, dopo un concerto, tutti i musicisti erano sul tour bus distrutti con un unico pensiero: dormire. Tutti, tranne uno, Jorn appunto, che cantava imperterrito canti popolari norvegesi. E fu così che Tobi scrisse Lucifer, una semi-ballad tagliata appositamente per il "vichingo".

E poi Oliver Hartmann, chitarrista e cantante con Watchmaker’s Dream, Herbie Langhans, corista e cantante, che con il suo timbro baritonale rende onore a un altro pezzo davvero emozionante, Draconian Love e l’unica voce femminile, Amanda Sommerville, che raccoglie consensi imbellettando i pezzi con i suoi cori.

Chiude il concerto Eric Martin, l’unico americano sul palco, con Dying For An Angel, in origine incisa da Klaus Meine degli Scorpions.

Nessuno ha voglia di andare a casa, eppure sono passate quasi tre ore. Così Tobi regala ai suoi fanLost In Space, brano della rinascita degli Avantasia dopo una lunga pausa e Sign Of The Cross. Con Seven Angels sul palco, la kermesse di tutte le voci: un tripudio! Nessuna stonatura, nessun protagonismo. Nessuna voglia di suonare perché “si deve”, ma solo tanto amore per la musica. Tutto grazie a un grande musicista, umile, capace di attirare talenti attorno a sé e di creare un feeling unico con il suo pubblico.

Un band davvero europea: voci tedesche, norvegesi, danesi, inglesi. Dopo i tragici fatti di Bruxelles, fa bene ricordare che ad unirci ci sono tante cose. Una di queste è anche la musica.

Getty Images - Mathis Wienand
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Michela Vecchia