I testimonial di Panorama Academy
(Silvia Morara/Imagoeconomica/Ansa)
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I testimonial di Panorama Academy

Grandi nomi dell'editoria, arte, turismo, business e food, i loro programmi e le loro motivazioni

Alessandro Cecchi Paone

Alessandro Cecchi Paone ha condotto proprio su Rete 4 molti programmi di divulgazione scientifica

ANSA /Carlo Ferraro

In un mondo dove il turismo cresce a ritmi sostenuti, l’Italia continua a perdere posizioni: il settore, con 2,6 milioni di addetti e un fatturato di 163 miliardi, vale l’8,7% dell’occupazione e l’8,5 del Pil, contro medie Ue rispettivamente del 9 e del 9,5%, mentre il nostro Paese è sceso in pochi anni dal terzo al quinto posto per visitatori. Incredibile? "No, perché purtroppo finora abbiamo dimostrato di non sapere cogliere le opportunità rappresentate dai nuovi ricchi, dalle sinergie possibili con il web e dalle offerte targettizzate" risponde Alessandro Cecchi Paone, che forte di un decennio d’insegnamento in materia proverà a invertire questo trend formando professionisti a 360 gradi. "Il comparto è in grado di assorbire molta forza lavoro nei prossimi anni, purché qualificata e corrispondente a determinati target" continua Cecchi Paone. "Non servono semplici esperti di tutela del patrimonio, ma manager capaci di metterlo a profitto con l’aiuto dei privati, visto che il pubblico non è stato in grado di farlo. Non servono gestori di alberghi, ma dirigenti che sappiano mettere in rete strutture, trasporti e strategie di marketing. Non servono guide ai monumenti, ma esperti di pianificazione in nicchie redditizie: come il turismo golfistico, quello religioso o quello gay friendly".

Michele Lupi

Il direttore di Icon e Flair Michele LupiSilvia Morara

Ormai da tempo, anche nella patria del made in Italy, fare moda non significa più (o non soltanto) produrre una collezione, farla sfilare, promuoverla e venderla. "Design, creatività, sfilate e campagne rimangono centrali, certo" nota Michele Lupi, responsabile dei fashion magazine Icon e Flair e testimonial del corso "ma quello che oggi i grandi marchi puntano a fare è distinguersi, costruendo una comunità non solo di acquirenti ma di persone che si riconoscano nella storia, nell’etica, nei valori e nello stile". Gli americani lo chiamano brand storytelling e non è una novità circoscritta solo a questo comparto: ma è soprattutto qui che necessita di figure nuove, con competenze nuove. "Per questo nelle nostre lezioni proverò a fornire un approccio a 360 gradi alla materia, affiancando di volta in volta alla mia esperienza di giornalista quella di protagonisti e insider: stilisti, designer, pubblicitari, responsabili della comunicazione". Senza dimenticare le ibridazioni con i social media, l’e-commerce, le campagne virali e gli eventi: tutte strade già sperimentate con successo da Mondadori e dai suoi newsmagazine, e che costituiscono un plus delle lezioni, agganciandosi concretamente alla quotidianità di un business complicato e in fase di profonda trasformazione.

Alfonso e Livia Iaccarino

Gli chef stellati Alfonso e Livia Iaccarino

Con 73 miliardi di conto l’anno siamo il Paese europeo leader nei pasti consumati fuori casa. E nonostante la crisi continuiamo a spendere il 53% in più dei tedeschi, il 23 più dei francesi, il 12 più degli inglesi. Merito delle eccellenze italiane e del nostro modo di valorizzarle, certo. Ma se c’è un approccio che Alfonso e Livia Iaccarino detestano è proprio quello di chi crede che basti saperci fare coi piatti per aprire un locale di successo. "La realtà è completamente diversa" spiegano i due, partner nella vita e nella conduzione dello stellato ristorante Don Alfonso 1890 a Sant’agata (Napoli). "La cucina resta fondamentale, ma solo se incastrata all’interno di un business plan che deve essere del tutto analogo a quello di una media azienda e tenga conto di imprevisti, opportunità e mercato in continuo mutamento". Di questo si occuperanno i due testimonial del corso: fornire un bagaglio di conoscenze manageriali a chi si affaccia al mondo della ristorazione e a tutto ciò che vi ruota intorno, dal turismo enogastronomico all’e-commerce dei prodotti tipici, dalle discipline nutrizionistiche ai trend globali di domanda, fino alla gestione del web e dei social media, in un’epoca dove una cattiva recensione su TripAdvisor (magari seguita da una risposta stizzita del gestore) può vanificare mesi di lavoro sul menu.

Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi

Imagoeconomica

Stiamo seduti su un giacimento che non abbiamo mai saputo sfruttare, anzi: il guaio è che a volte sembra facciamo di tutto per rovinarlo. Almeno sembra pensarla così Vittorio Sgarbi, che dopo aver battuto l’Italia dal Piemonte alla Sicilia riscoprendo per Panorama d’Italia opere d’arte note e meno note, riproporrà lo stesso approccio nel corso di cui è il testimonial. "Non restaurare, non mantenere e non aprire monumenti e siti archeologici è prima di tutto un danno all’economia, un acceleratore sottratto al Pil del Paese e alle coscienze di tutti" spiega. "Io cercherò di tenere unite le due cose, ripartendo da storia e geografia. Anche avendo assorbito tutta la cultura in materia di beni culturali che le università italiane forniscono, e ce ne sono di ottime in questo campo, non puoi pretendere di comunicarla e soprattutto metterla a reddito se non hai visitato di persona ogni affresco, ogni chiesa, ogni quadro, mettendoli in relazione con il periodo storico e il contesto umano di riferimento". Back to basics, come direbbero gli americani: solo in questo modo si potrà costruire una nuova generazione di manager culturali e, perché no, anche profili politici e istituzionali più colti in materia, "capaci di valorizzare il buono senza affossare il bello".

Fernando Napolitano

Fernando NapolitanoImagoeconomica

La differenza non la fa il settore, e spesso neanche l’idea, ma l’approccio. È questo il filo sui cui si è sempre mossa l’attività di Ferdinando Napolitano, amministratore delegato di Ibii, Italian business & investment initiative, società che promuove e assiste le start-up italiane (e non solo) negli Stati Uniti. Ed è questo il valore aggiunto che Napolitano porterà nel corso dedicato al business. "Se parliamo di know how imprenditoriale, l’offerta universitaria italiana è fantastica per quanto riguarda il know" osserva Napolitano con ironia "ma le manca l’how, dove invece sono maestri gli atenei, le aziende e gli incubatori americani, tutti in stretta connessione tra loro. Noi proveremo a colmare il gap". Come? "Insegnando agli aspiranti gestori come gestire fallimenti e stress, per esempio: su 10 idee innovative 8 possono saltare, ma se le altre 2 ripagano l’investimento vuol dire che la stoffa c’è". Si studierà poi la ricerca di finanziamenti e lo studio dei modelli Usa di exit, cui si agganciano altre iniziative promosse da Ibii: le borse di studio Best, per giovani meritevoli che possono trascorrere un periodo formativo nella Silicon Valley, e i round d’incontri con venture capital e business angel organizzati a New York e San Francisco.

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