Giorno 6, la ricerca continua
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Giorno 6, la ricerca continua

La storia di uno sfortunato navigante: Antonino Quinci

Pensare che un carico di olio bianco, come se fosse una fuoriuscita di materiale da una petroliera è l’origine e il motivo del nostro viaggio è ancora una cosa che appare strana a tutti noi.  

560 chili di una partita ben più pesante sono riversati in mare da Antonino Quinci, diciamo così, sfortunato navigante, che a causa di un guasto al timone decide di nascondere goffamente il suo carico in alcune grotte della costa nord di Sao Miguel e una parte anche in fondo al mare.
Ci impiega poco ad essere scoperto dalla polizia e dagli abitanti del luogo che faranno di questo insolito tesoro il tratto distintivo della loro immane sconfitta davanti al futuro.

Qui tutti conoscono la storia, in pochi sono disposti a raccontarla davanti alle telecamere.

Felipe Tavares  è un sedicente regista-produttore che fieramente ci conduce nei luoghi della distribuzione della cocaina. Tre insenature che tracciano il percorso dei panetti prima di arrivare nelle narici e nelle vene degli abitanti.
Lui stesso sta lavorando a un film che ha per protagonisti un giovane azzorriano, un poliziotto e il narcotrafficante. U italianu come lo chiamano qui.

Lui che appena catturato tenta una -nemmeno tanto- rocambolesca fuga dal carcere di san miguel saltando semplicemente un muro della prigione aiutato da un secondino compiacente e qualche tshirt annodata. Riuscendoci fino alla prossima cattura. Finirà nel carcere più sicuro di Lisbona e poi verrà estradato in Italia. Dove tutt’ora sta scontando la sua pena.

Chi oggi ha più di 20 anni e meno di 60 in un modo o in un altro è entrato in contatto con la droga che dal Venezuela stava per arrivare in Europa. Poi il destino ha fatto il resto.
Tra le varie peripezie del fato c’è quella di aver rovinato la vita a Flavio e  Marco che in maniera convulsa e lisergica cercano di raccontare a Giovanni i loro drammi. Mostrano le vene che sono un’autostrada di solchi e srotolano storie di emarginazione reietta e di epatite C.

Senza denti e senza futuro.

Soffia un vento freddo e forte in quest’isola che viene denominata 4 stagioni, perché si dice che nello spazio di un solo giorno si alternino sovente tutti e 4 gli spicchi dell’anno. Noi per ora abbiamo incontrato principalmente l’autunno.
Ma le ortensie bianche e blu ci fanno intuire che al netto di tutto, questa è una terra che oltre ai segreti malcelati, conserva anche colori e luce. Bellezze e speranze.

Siamo stanchi, ma affascinati e felici della nostra ricerca.
Credo che per ognuno di noi abbia un significato diverso. Ma ce lo racconteremo a casa. Quando tutto avrà ripreso il ritmo di sempre. Forse arricchito da un piccolo senso diverso.

Buona notte.

A domani.

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