Giorno 3: L'incontro con l'ispettore di Polizia
Magazine

Giorno 3: L'incontro con l'ispettore di Polizia

Niccolò, uno strano appuntamento

Ho faticato ad alzarmi, stamattina. E’ la mia disabitudine alla sveglia presto.
Quando sono sceso a colazione ho insaccato dai miei compagni rimproveri meritati.
Ci aspetta l’ispettore capo della Polizia Giudiziaria che nel 2001 era in trincea nella gestione del naufragio e nelle indagini sul narcotrafficante italiano.

Ci da uno strano appuntamento in un supermercato a 40 chilometri a nord di Porto.
Non ha paura di raccontare la storia, ma chiede di non essere ripreso in viso dalle telecamere.
La direzione generale del suo distretto non lo gradirebbe.
Ci chiudiamo in auto. Un microfono e un telefono e ascoltiamo nuovi sorprendenti particolari dell’ #isoladelnaufragio.

La cocaina è partita dal Venezuela, il timone della barca si è rotto, metà carico è stato nascosto in una grotta vicino alla costa, e il resto, come sappiamo, ha cominciato a galleggiare sul filo del mare protetto da scatole di cera.
Il navigante è stato arrestato , imprigionato dopo una ventina di giorni di ricerche presso l’isola di Sao Miguel mentre si preparava al rientro clandistino in italia.
E dopo un mese di carcere è riuscito ad evadere via mare.

Il nostro amico sbirro, ha indugiato visibilmente nella risposta su tempi e metodi della fuga. Che si sia trattato di compiacenza tra il furfante e una guardia carceraria è la voce che corre. Ma un poliziotto non può parlar male dei colleghi si sa.

Ci tiene a sottolineare che ora è ben custodito in Italia.
Infinite quantità di panetti di cocaina purissima si sono adagiate sulle spiagge, basti pensare che veniva venduta dai pescatori ai ragazzini e alla popolazione locale a mestolate.
Un mestolo da zuppa valeva circa 40 dollari. Ma il contenuto di circa due etti, non era propria minestra…

Ne ha incontrati tanti di Azzoriani, che nemmeno se lo ricorda più quanti ne ha visti, Joanna.
Ex direttrice della Clinica de Outeiro ai tempi della permanenza di Giovanni, oggi responsabile di una nuova clinica, pulita e curata come il nome che porta. Clean-ic.
Anche Joanna Alves ha un passato da tossicomane, tanti anni di eroina nelle vene prima di diventare un approdo per coloro che si battono per liberarsene.

È una donna coriacea e determinata. Lo si vede dalle mani. Dure e rovinate, dal passato e dal lavoro nei campi.  Ha appena dovuto allontanare un’ospite della sua struttura. Questa notte ha trasgredito una delle regole base della permanenza in comunità. Ha fatto sesso con un altro paziente. Non si può. Non serve nemmeno chiederle il motivo di questo divieto. E’ un perché no e basta.  Verrà riaccolta, forse, solo se accetterà condizioni ancora più dure.

Joanna e Giovanni si rivedono dopo sette anni. Lei ha aperto la sua nuova comunità e Giovanni ha cucito il suo passato al suo presente che ha molto meno nuvole e meno pericoli di quando si trasferì per la prima volta in Portogallo.
Anche Sara ha una storia di cocaina e il suo personale naufragio da raccontare.   Anche lei sceglie di non apparire in video perché non si sente pronta. In effetti ha il naso bruciato dalla cocaina e le labbra consumate dal crack. È qui da appena dieci giorni ma pare molto determinata a compiere il ciclo completo. E mi promette che la prossima volta, se ci sarà una prossima volta, si girerà a guardare in camera.

Fatte le debite proporzioni  ho combattuto anche io una piccolissima sfida insieme e contro me stesso. Mi sono seduto su un muretto che divide una strada da uno strapiombo sul fiume di Porto. Le vertigini mi hanno sempre paralizzato muscoli e cervello. Oggi ho resistito. Il tempo di una fotografia e di un racconto rivolto alla macchina da presa in solitaria per fissare un altro spicchio di questo incredibile viaggio.


I più letti

avatar-icon

Panorama