Giorno 1, l'inizio del viaggio
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Giorno 1, l'inizio del viaggio

Giovanni racconta l'inizio del reportage: l'aeroporto, la pioggia, l'albergo e il ricordo di una vita trascorsa in Portogallo, tanto tempo fa

La prima cosa che ci accoglie fuori dall’aereo è una pioggia come di briciole di oceano rarefatte, quasi incorporea.
Lasciamo che ci bagni la pelle perché sappiamo che non potrà inquinarci le vene.

L’impressione è che lo splendore della città sia riuscito a vincere la propria decadenza. Forse è solo perché sono più vecchio, perché ho marciato su tante strade e mi sono fermato a pregare nel buio.

Perché sono caduto tante volte ma sono in piedi e ancora qui a raccontarlo, e questo fa tutta la differenza del mondo!

Guardo il fiume che mischia il proprio sangue con l’oceano, le cantine di porto sono quinte che guardano questo mare che s’insinua sensuale nella città; poi con gli amici dell’adolescenza infinita ci siamo riuniti di fronte all’oceano per raccontarci le vite parallele: chi l’ha vissuta di traverso e chi più diritta, mai facile, per nessuno.

L’hotel è un bunker colorato: ci si abitua in fretta; connessione internet e psicomondo variegato, nuovi hipster beatnik!
Mentre viaggiamo sulle circonvallazioni ho l’impressione che a guardare fuori dal finestrino dell’auto sia un’altra persona, lontana dagli affanni e dalle preoccupazioni che vivevo in Portogallo anni fa: scopro un sorriso che si apre fino alla spiaggia di Leça…

Il ritorno in un luogo pieno di ricordi è a volte tormentato o penoso, ma è un altro Giovanni quello che percorre gli acciottolati del centro: vedo con nuovi occhi, sento con nuova linfa, vivo con altro respiro!
Le strade metafisiche e quelle di asfalto si sono incrociate negli anni e ora il mio passo è più sicuro, forse solo più scaltro.

H 4:15
Raggiungo le vie del sogno!

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