Bullipedia, la nuova vita dello chef Ferran Adrià
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Bullipedia, la nuova vita dello chef Ferran Adrià

Chiuso il suo celebre ristorante el Bulli, gira per il mondo, fa arte, propaga il sapere in Rete. La nuova vita di Ferran Adrià è molto più light. Ferran Adrià è uno dei protagonisti del nuovo numero di Flair, in edicola dal 28 marzo

«Bollire formiche non serve. Per cambiare la cucina ci vogliono altri ingredienti. Passione, libertà, rischio e diffusione del sapere. La vera ricchezza è la condivisione dei sapori».

Ferran Adrià, già “stregone” della cucina molecolare non è andato in pensione. Il 30 luglio di due anni fa ha chiuso el Bulli, lo storico ristorante di Cala Montjoi vicino a Girona. Da allora è cominciata la second life del 51enne chef catalano, che ha insegnato “efficacia della creatività” all’Università di Harvard, esposto a Documenta di Kassel, vinto più di 500 premi, ottenuto tre lauree honoris causa, oltre a – risalendo il fiume della sua vita – avere giocato a calcio nella serie C spagnola, prima di imparare a cucinare, preparando il rancio sulle navi della Marina Iberica.

Lei che con le tapas “molecolari” ha stregato anche i palati più incontentabili, ora che non sta più in cucina 18 ore al giorno, come impiega il tempo?

Di certo non mi dedico al mio giardino zen in Costa Brava! Ho traslocato sul web i “ferri del mestiere”. I sifoni per le spume, le siringhe per la sferizzazione e le boccette di azoto liquido per le cotture a 186 sotto lo zero li uso a elBulli Foundation e in Bullipedia, il mio archivio on line.

Al posto del ristorante un centro digitale. Invece del più grande cuoco al mondo, il food guru in Rete?

Con la Fondazione elBulli, in collaborazione con l’Università di Barcellona, insegnerò la storia della cucina all’universo-mondo. Meglio no?

Perché allora non un programma di cucina in tv?

Per carità, basta show con i cuochi stellati, li trovo vanesi e soprattutto gratuiti. Meglio programmi semplici, di servizio, in cui la gente si diverta “mangiando” il proprio hobby. Però si sappia; l’alta cucina fa rima con disciplina.

E un olfatto da stregone... A proposito non avrà perduto questa sua sensibilità che è passata alla storia?

So ancora distinguere le singole varietà di pomodoro! E creerò nuove ricette da mettere in rete. Ma niente fornelli.

Farà l’attore nel film hollywoodiano su el Bulli tratto dal libro di Lisa Abend The Sorcerer’s Apprentices?

No, figuriamoci. La sceneggiatura però è geniale e esprime bene quella che era l’atmosfera de el Bulli.

Ovvero, sia caserma sia fucina del “diablo” Ferran?

Lei che c’è stato, mi dica: per caso mi ha mai visto forse bollire in pentola un mio apprendista?

No, però mi sono sembrati un po’ una compagnia di novizi. Estasiasti sì, ma anche parecchio spaventati.

Tra loro c’erano anche René Redzepi e Massimo Bottura. Solo chi ha il “fuego” dentro e l’immaginazione va avanti nell’alta cucina. Un po’ come nella vita.

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Luca Bergamin