All that Jazz: tutta la musica che ha ispirato il fotografo Bruce Weber
Courtesy Lucky Red
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All that Jazz: tutta la musica che ha ispirato il fotografo Bruce Weber

Bruce Weber, fotografo-icona, si racconta a Flair . La musica e gli incontri con uomini speciali, come Chet Baker e Robert Mitchum, che gli hanno ispirato anche due film

Frank Zappa, David Bowie, Iggy Pop. E ancora, Allison Steel, dj e voce della notte a stelle e strisce. Poi, naturalmente, il re del soul Marvin Gaye. La conversazione con uno dei fotografi di moda più significativi del pianeta può prendere direzioni sorprendenti.

La musica è l’incipit del successo di Bruce Weber, oltre che una sua grande passione. Al punto che, se prima sui suoi set l’artista di Greensburg metteva su dei leggendari vinili, adesso opta addirittura per delle performance dal vivo alla ricerca della giusta ispirazione. E, parallelamente alla musica, l’uomo che ha lasciato la sua impronta creativa nella moda, coltiva anche una vena da documentarista, meno nota al grande pubblico ma che gli è valsa una nomination all’Oscar, non a caso proprio là dove la musica ha incontrato il cinema.

Tra "The Teddy Boy of Edwardian Drape Society", sull’era rockabilly nella Londra di oggi, e il videoclip per "Being Boring" dei Pet Shop Boys, spuntano infatti gli omaggi ai suoi idoli. Come Let’s Get Lost (Perdiamoci), dedicato a Chet Baker, il leggendario trombettista jazz volato da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam, il 13 maggio del 1988. Il film è passato all’ultima Mostra del cinema di Venezia in versione completamente restaurata: a novembre uscirà in dvd negli States, subito dopo, a dicembre, in Italia.

Sempre a Venezia si è visto un work in progress inedito dedicato all’altro amore di Weber, il “saggio” Robert Mitchum, "Nice Girl Don’t Stay for Breakfast". Dopo otto anni di lavorazione il film è ancora in cerca di due milioni di dollari per l’acquisto dei diritti musicali, visto che il fotografo ha voluto mostrare una delle principali (e ignote ai più) passioni dell’attore, ovvero il canto.

Bruce Weber arriva al nostro incontro con la sua iconica bandana, camicia bianca e pantaloni cargo neri. È un colosso di 67 anni che ne dimostra cinquanta, sorride molto, parla con affetto dei suoi cani e soprattutto si emoziona quando racconta gli incontri della sua lunghissima carriera.

Quanto è presente la musica nel suo lavoro, e come lo influenza?
Conosco molti registi che ascoltano musica di sottofondo, durante le prove e anche mentre girano. Prima lo facevo anch’io. Ultimamente, però, sono andato oltre. Sul set del nuovo profumo di Armani ho fatto venire a suonare questo giovane chitarrista brasiliano, che si è seduto e con poche note ha creato una specie di magia. Lavorare con questa modalità mi rilassa moltissimo.

Let’s Get Lost, il suo secondo film, è stato candidato all’Oscar nel 1988 e oggi esce di nuovo una versione restaurata. Perché ha questo interesse per l’angelo caduto del jazz, Chet Baker?
Mi sono portato dietro il suo album, Chet Is Back, per molti anni, ero innamorato della sua musica. Ho conosciuto mia moglie che era una fan ancora più sfegatata di me, cercavamo sempre di capire quando arrivava in America per un concerto. Poi finalmente un giorno, nevicava in un modo pazzesco, sulla Quinta strada vedemmo un uomo uscire da un taxi... Era Chet! Abbiamo comprato un giornale e scoperto dove avrebbe suonato, ci siamo andati subito. Ho fatto foto a lui e alla sua fidanzata, il giorno dopo parlavamo già del film. … 

La conversazione con il fotografo Bruce Weber, continua sul numero 7 di Flair, in edicola con Panorama da giovedì 24 ottobre.

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Cristiana Allievi