Ucraina: la partita del gas verso l'Europa
Economia

Ucraina: la partita del gas verso l'Europa

Il numero uno di Gazprom dà l’ultimatum a Kiev: “Se non pagate entro due giorni, stacchiamo la spina”. Ecco il possibile impatto sulla Ue

Dopo la Grecia, l’Ucraina. L’Europa non trova pace in questi primi mesi del 2015. Dopo aver approvato l’estensione di quattro mesi del programma di salvataggio di Atene, Bruxelles deve affrontare una nuova minaccia. Il numero uno del colosso energetico russo Gazprom, Alexey Miller, ha dato un ultimatum a Kiev. “Restano solo 219 milioni di metri cubi di gas prepagato. Occorrono circa due giorni per trasferire il denaro necessario dal conto di Naftogaz a quello di Gazprom”, ha detto Miller. Dopo, non sarà più garantito il corretto afflusso di gas verso l’Europa. La Russia di Vladimir Putin non sta ferma, quindi. 

Il pregresso
L’escalation della crisi fra Ucraina e Russia non si ferma. Nonostante gli accordi di Minsk abbiano sancito, almeno sulla carta, la fine delle ostilità fra Mosca e Kiev, sul versante energetico gli scontri continuano senza esclusione di colpi. Dopo la chiusura dei rubinetti del gas, per circa sei mesi a partire da metà giugno, Gazprom aveva ottenuto parte dei pagamenti reclamati. E sul finale del 2014, infatti, la fornitura era ripresa, seppure con una portata minore rispetto a quella pattuita.
Ora si è tornati allo stesso livello di tensione del giugno 2014. Da un lato Kiev dice che ha effettuato a Gazprom tutti i bonifici necessari. Dall’altro, Miller afferma che questi soldi non sono mai arrivati. E ha minacciato di staccare la spina ancora una volta. Ma non è ancora chiaro se succederà come dopo giugno, quindi con il solo canale verso l’Europa aperto, oppure no. Questo perché all’interno dei territori ucraini si continua a combattere, come ha sottolineato il think tank Carnegie. 

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Restano solo 219 milioni di metri cubi di gas prepagato. Poi, staccheremo la fornitura

La battaglia sui numeri
A giugno, il primo ministro ucraino Arseniy Yatseniuk aveva parlato alla nazione, facendo anche menzione del credito vantato da Gazprom, circa 4,5 miliardi di dollari, per la fornitura di gas naturale. A oggi, sebbene non sia facile stimare quanti soldi siano stati pagati, non c’è alcuna certezza su chi abbia ragione. Secondo Gazprom, mancano ancora più di 2 miliardi di dollari. Secondo Naftogaz, la società energetica statale ucraina, la cifra è inferiore a 1,8 miliardi di dollari. È proprio sul prezzo delle forniture che si sta giocando la partita più dura, perché Mosca chiede più soldi - 4 milioni di dollari al giorno -, mentre Kiev non è disposta a trattare. Inoltre, Naftogaz ha comunicato a Gazprom di aver pagato 114 milioni di metri cubi di metano, in anticipo. E reclama di averne ricevuti solo 47 milioni.

Di contro, Gazprom dice che “l’Ucraina non ha fatto, in tempo, il nuovo pagamento anticipato per il gas di marzo”. Vale a dire che, secondo i calcoli del gigante russo, la fornitura disponibile per Kiev ammonta a circa 219 milioni di metri cubi. In pratica, quanto serve al Paese per resistere fino a venerdì prossimo, anche considerato l’attuale clima rigido ucraino. 

Il contesto della crisi
La possibile crisi del gas in Ucraina si inserisce in un contesto difficile. Primo, perché la tregua di Minsk continua a non essere rispettata da ambo le parti. Secondo, perché il Paese è sull’orlo del default, e senza le erogazioni finanziarie del Fondo monetario internazionale (Fmi) non può sopravvivere se non per un paio di mesi, come ha ricordato la banca francese Société Générale. Terzo, perché Kiev rappresenta un altro motivo di preoccupazione per l’Europa, per via della sua importanza strategica nel contesto diplomatico. La debolezza negoziale dell’Ue, che ha raggiunto il suo culmine con le trattative condotte dal presidente francese François Hollande e dal cancelliere tedesco Angela Merkel e non dall’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, è sempre più evidente. Come fa notare sempre il Carnegie, “è più complicata, e pericolosa nel lungo periodo, la crisi di legittimità diplomatica dell’Ue nell’ambito della crisi fra Russia e Ucraina che lo stallo delle negoziazioni sul futuro della Grecia”. 

Per l’Ue, la crisi ucraina è più complicata, e pericolosa nel lungo periodo

La risposta di Bruxelles
Per adesso, l’Europa non ha ravvisato alcuna modifica alla normale fornitura di gas. “No, il traffico di gas è normale e non pensiamo che il traffico verso l’Ue possa essere toccato dalla situazione nell’Ucraina orientale”, ha detto oggi Anna-Kaisa Itkonen, portavoce per l’Energia della Commissione europea. Tuttavia, ciò non significa che la situazione sia calma. Anzi. Come già successo a giugno, c’è il timore che la strategia della Russia sia quella di tagliare le sorgenti energetiche a Kyiv per poter guadagnare posizioni nei territori orientali. Una strategia che potrebbe danneggiare anche Bruxelles. 

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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