Quag, la start up per rendere social le ricerche su Google
Economia

Quag, la start up per rendere social le ricerche su Google

Presenta un ambiente per premiare chi si dimostra utile e affidabile. Ecco come funziona

Perché l’idraulico non è social? Si domandano Luca Giorcelli e Mariano Pireddu. Risposta: perché sui social ciò che interessa non sempre è popolare. Per farlo diventare si sono inventati Quag, che non è un motore di ricerca, visto che lavora in collaborazione con Google e Bing, ma aspira a essere un “ambiente per la ricerca social”, ambiente che da pochi giorni si può frequentare sempre e ovunque perché è stato “ottimizzato” per smartphone. Giorcelli è un bocconiano passato nella seconda metà degli anni 90 del secolo scorso dalla ricerca accademica a un totale innamoramento per il web e negli ultimi anni si è dedicato alle piattaforme collaborative (in ambito medico, ad esempio). L’anno scorso ha incrociato Pireddu, una ventennale esperienza nelle tlc, investitore all’estero e in Italia (unico nel caso di Volunia, il discusso progetto di motore italiano) che gli ha proposto una sfida: socializzare il Serp, che non è una brutta bestia ma semplicemente quel che ci compare come risultato di un ricerca su un motore web (Search Engine Results Page).

Ogni giorno, solo su Google, si fanno oltre 3 miliardi di ricerche che sono atti compiuti in solitudine. Siamo abituati a condividere sui social (2,7 miliardi di like al giorno su Facebook) ma lo facciamo con ciò che è più popolare e per farlo dobbiamo in qualche modo rinunciare a un po’ della nostra privacy. Quel che promette Quag è mettere in connessione le ricerche comuni e proporle a chi ha interessi simili, senza scoprire i nostri gusti e le nostre scelte.

Nella versione beta online si può vedere come funziona: come in un motore di ricerca si inserisce quel che si cerca e insieme agli abituali risultati si ottengono le domande già fatte sul tema e quante persone condividono l’interesse e possono quindi essere consultate per ottenere l’informazione ricercata: ricevono le domande sul sito e via mail, gli stessi canali attraverso i quali arriveranno le risposte. Chi si rende utile e viene apprezzato vede crescere la sua reputazione e la sua visibilità e può puntare a moderare un gruppo sugli argomenti su cui si è mostrato competente. Le domande e le risposte sono pubbliche ma possono essere fatte e date anche in forma anonima e comunque nessuno può vedere che cosa cerchi di solito online. Per far tutto ciò non è necessario entrare nel sito di Quag. Basta scaricare la Google add per continuare a usare il motore come sempre ma avendo anche i risultati social.

A far girare il sistema pensa SBIG, acronimo che sta per Search Based Interest Graph, il software che individua gli interessi in base alle domande. Successivamente un algoritmo multilingua mette in relazioni chi fa domande simili, anche concettualmente. E più domande vengono fatte su un tema più diventa rilevate e social. Insomma, mai più soli. Neanche quando si cerca sul web qualcosa di cui si ha voglia o necessità.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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