Apple in borsa, le 6 cose che non piacciono al mercato
Economia

Apple in borsa, le 6 cose che non piacciono al mercato

Ancora un downgrade per Cupertino. Ecco perché con Wall Street si è spezzato l'idillio

Meno 26 per cento negli ultimi tre mesi. Al di là dei downgrade che Apple sta subendo – l’ultimo in ordine di tempo è quello di Citigroup – sono i numeri a parlare: l’azienda di Cupertino ha perso davvero molto terreno in borsa e per la prima volta da febbraio il titolo è sceso sotto i 500 dollari (per poi risalire di poco). Lo stesso titolo che a metà settembre veleggiava trionfante oltre i 700 dollari. Ma cos’è successo? Perché si è spezzato il feeling tra la mela e gli investitori? Ecco le ragioni principali.  

L’iPhone 5 non gode proprio di ottima salute
Sì che sembra un azzardo, un'autentica eresia scriverlo proprio ora che la Apple ha annunciato la vendita di 2 milioni di pezzi in Cina in pochi giorni sul mercato cinese, ma agli analisti non è sfuggito un dettaglio di contorno: il colosso guidato da Tim Cook avrebbe ordinato ai suoi fornitori asiatici meno componenti del previsto, il che lascerebbe supporre un calo delle vendite globali e degli ordini del melafonino rispetto alle attese.

Se la concorrenza affila le armi
Metti i dispositivi Nexus di Google, aggiungi i Kindle Fire di Amazon, conta pure tutta la galassia targata Windows 8, dai pure un’unghia di fiducia al prossimo debuttante, il BlackBerry 10, fatto sta che la concorrenza si fa sempre più agguerrita. Vero è che dalla nascita dell’iPad e dall’iPhone a oggi in tanti ci hanno provato a fare lo sgambetto alle creature di Steve Jobs con scarso successo, ma a oggi le alternative sembrano essere davvero mature, con una galassia di contenuti all’altezza e a prezzi sul serio competitivi.    

Non si scherza con i cicli di vita
Ha scatenato dissensi abbastanza unanimi il lancio della quarta generazione degli iPad a sei mesi di distanza dalla terza. Certo, la tecnologia si rinnova di continuo, l’obsolescenza dei prodotti è un fattore che chiunque dà per scontato al momento dell’acquisto di un dispositivo, ma un’azienda che assieme a un pezzo di ferro vende – piaccia o no – anche uno status, non può permettersi di rendere démodé, superato, un oggetto a queste velocità. E le voci che si rincorrono sull’iPhone 5S non fanno altro che peggiorare il quadro.

Mappe, iTunes e altri passi falsi
Peccato mortale: le mappe. Sì, ancora queste benedettissime mappe. Perché è vero, l’ultimo caso dei viaggiatori dispersi in un parco e a rischio morte per le alte temperature (parola di polizia locale) sono forse, anzi senz’altro, un caso estremo. Ma l’imprecisione, il pressappochismo che ha caratterizzato quello che doveva essere il prodotto di punta del nuovo sistema operativo è sotto gli occhi di tutti. Come si fa a lanciare un prodotto senza la Statua della Libertà, con il Ponte di Brooklyn collassato, con orrori vari nei primissimi punti d’interesse in cui gli utenti vanno a dare un’occhiata? È un chiaro segnale che ci siano dei problemi più profondi. E il ritardo del lancio del nuovo iTunes, che in confronto è davvero un peccato veniale, è un ulteriore indizio che però fa una prova.

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Quando il management traballa
Conseguenza del punto precedente. Scontata, dovuta. Tagli di teste (figurate, per carità), poltrone che saltano, dimissioni spontanee o indotte. Lo insegnano tutti i manuali: la stabilità è una delle prime spie dello stato di salute di un’azienda. E sì che Steve Jobs sarà stato un padre padrone, sì che era un campione di rigidità e disciplina, ma con lui certe cose, almeno non con questa frequenza, non sono mai successe.

Guerra (e niente pace) sui brevetti
Ha fatto clamore la sentenza favorevole ottenuta contro la Samsung, ma la mela non è campionessa d’innocenza sul fronte dei brevetti. Anche la Apple avrebbe rubato qui e lì qualche idea per rendere migliori i suoi prodotti, almeno secondo quanto ha stabilito un tribunale del Delaware. Brevetti legati alla chiamata e alla fotocamera che erano di Nokia e Sony. Ci sarà una multa da pagare, non sarà certamente salata come quella inflitta al colosso coreano. Ma di nuovo il mercato ha bisogno di certezze sui bilanci. E non può vedere di buon occhio il fatto che da un giorno all’altro possano essere depauperati da un giudice a colpi di martelletto.  

Twitter: @marmorello

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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