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Economia

Tassa sui condizionatori, 5 cose da sapere

La nuova imposta, del valore di circa 200 euro, dovrebbe colpire dispositivi di grande potenza e quindi non interesserà le famiglie

Qualcuno è già arrivato, polemicamente, a definirla tassa sull’aria: ci riferiamo all’imposta che sarebbe dovuta sui condizionatori e che in queste ore è diventata di straordinaria attualità con allarmi e smentite che si sono inseguiti. È bene dunque fissare qualche paletto e chiarire di che cosa si sta effettivamente parlando e chi sarà, nel caso, chiamato a pagare questo nuovo balzello.

1 - Imposta europea, non italiana

Una prima importante precisazione da fare riguarda l’origine di questa nuova tassa sui condizionatori. Essa infatti non è frutto diretto del nostro governo, ma rappresenta l’obbligatorio adeguamento del nostro Paese a una normativa europea di carattere ecologico. La direttivaUe in questione mira infatti ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e nel perseguimento di questo obiettivo paragona i condizionatori agli impianti di riscaldamento. Da qui dunque l’idea di mettere una tassa che ne possa frenare l’uso o possa spingere i consumatori a dotarsi di dispositivi meno inquinanti.

2 - Caratteristiche tecniche

Se si vanno però a guardare le caratteristiche tecniche dei condizionatori interessati dalla nuova imposta europea, si scopre che il grande clamore fatto in queste ore potrebbe essere in larga parte ingiustificato. Secondo precisazioni che sono arrivate direttamente dal ministero dello Sviluppo economico infatti, la nuova tassa dovrebbe interessare solo dispositivi sopra i 12kw. Se si considera che i sistemi utilizzati nella case private mediamente non superano mai i 2-2,5kw si capisce bene che la totalità delle famiglie italiane non è colpita dal nuovo balzello comunitario.

3 - Libretto della discordia

Ma la selezione dei possibili destinatari di questo nuovo provvedimento fiscale, non avviene solo attraverso le caratteristiche tecniche del condizionatore. Fondamentale sarà anche il possesso di un libretto relativo all’impianto, il cui possesso determinerà appunto il pagamento dell’imposta. Anche in questo senso però il Mise si è affrettato a precisare che la maggior parte dei proprietari di condizionatori non ha l’obbligo di detenere questo libretto e di certo il suo possesso è escluso per tutti i dispositivi in uso presso le famiglie.

4 - Quanto e chi

Ma allora chi dovrà eventualmente pagare questa tassa e a quanto ammonterebbe il suo valore? Secondo le prime stime ad essere colpite saranno soprattutto le attività commerciali e imprenditoriali che per raffreddare spazi molto più ampi devono ricorrere a condizionatori decisamente potenti. Stiamo parlando quindi di negozi, hotel, ristoranti e studi professionali. Per loro si prospetta un esborso che potrebbe essere di circa 200 euro all’anno, anche se non ci sono ancora certezze assolute.

5 - Conseguenze

Contro la nuova tassa sono salite subito sulle barricate le associazioni dei consumatori. In particolare Federconsumatori e Adusbef hanno denunciato in prima battuta il rischio, poi smentito dal Mise, che sulle famiglie possa abbattersi un nuovo salasso da 200 euro. Le stesse associazioni fanno notare poi che, quand’anche la nuova tassa colpisse solo attività commerciali e professionali, potrebbero comunque esserci ricadute negative per i piccoli consumatori, visto che su di loro potrebbero in ultima analisi scaricarsi i costi della nuova imposta con l’aumento dei prezzi di servizi e prestazioni. In questo senso hanno anche annunciato una battaglia in sede europea. Staremo a vedere come andrà a finire.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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